ANNUARIO 2002
ATTUALITA'

Senza lavoro in un FIAT

Storia della "Feroce"
A creare la Fiat fu Giovanni Agnelli senior, classe 1866 di Villar Perosa. Il primo luglio 1899 fonda con altri soci, di cui presto si libererà, la Fabbrica Italiana Automobili Torino (Fiat, appunto) con stabilimento in corso Dante e 153 operai assunti. Nei quattro anni della prima guerra mondiale, la Fiat sforna autocarri, mitragliatrici, motori per aerei e per sommergibili. Gli utili sono immensi. Anche la fabbrica cresce: dai 4300 dipendenti del 1915 ai 36 mila del 1918. Poi arriva la pace e, insieme, il primo periodo rosso, un biennio di difficoltà con l'occupazione operaia del 1920. Presto superato. Dal 1932 al 1939, susseguente all'apertura del nuovo stabilimento di Mirafiori, con 25 mila operai in tutto, si vive un momento d'oro, reso possibile da un preciso obiettivo: l'auto di massa. Nel 1932 nasce la Balilla a tre marce. Nel 1936 la 500, la mitica Topolino. Poi arriva la seconda guerra, una guerra perduta. Sembra l'inizio della crisi perché muore pure il "patron", a 79 anni.

A raccogliere l'eredità del vecchio presidente è Valletta, il fedelissimo amministratore delegato. Il suo primo colloquio è con Gianni Agnelli, venticinquenne nipote del fondatore, figlio di Edoardo, morto in un incidente aereo nel 1935. Valletta è molto attento alla cassa Fiat. Gestisce, anche con forti rotture sindacali, la protesta operaia. Sono i tempi (1955 e 1957) in cui nascono due auto che hanno fatto epoca, la Seicento e la mitica Nuova Cinquecento. La Fiat negli anni '60 è un regno immenso: la produzione giornaliera della Fiat da duemila a quattromila vetture, 93 mila dipendenti nel 1960, 108 mila nel 1961, 160 mila nel 1965. Dopo la morte di Valletta è Gianni Agnelli a continuare la tradizione di famiglia e a rendere l'azienda altamente competitiva: negli anni '70 nascono due auto che si impongono subito nel mercato, la 127 e la 126 (quest'ultima, di fatto, sostituisce, tra le utilitarie, la 500). Negli anni '80 è il turno della Ritmo, della Uno e soprattutto della Panda. Il resto è storia dei nostri giorni. Un dato per tutti: solo 305 mila vetture prodotte nel 2002 (nel '97 erano 507 mila). Presagio di crisi.
fonte: L'Espresso

Nuove strategie di vendita, poi, debbono essere studiate, per poter rendere l'azienda concorrenziale: nuovi modelli, prezzi contenuti, affidabilità. In fondo da anni manca un'auto del segmento Fiat in grado di imporsi sul mercato. Ecco un dato significativo, che risale al mese di settembre 2002, quando, dopo un trimestre negativo, il mercato dell'auto vive una breve fase di trend positivo: ma le immatricolazioni della casa di Torino scendono del 9,29, mentre quelle di Alfa Romeo hanno limitato la flessione al 4,34% a 5.490 e quelle di lancia sono quasi invariate (-0,37%) a 7.010.

La quota di mercato della casa torinese è scesa al 21,16% a settembre da 24,12% un anno prima. Positive sole le indicazioni sul fronte dei veicoli commerciali Fiat: a settembre la crescita in Italia è stata superiore al 68% rispetto all'anno scorso, passando da 6.649 a 11.173 consegne. Per restare grande, la Fiat deve non solo migliorare la propria efficienza, ma deve anche e soprattutto recuperare rapidamente una capacità d'investimento paragonabile a quella della concorrenza. L'alleanza con GM non ha mai convinto molto. Né tutti. Gli Agnelli, intanto, è come se fossero stati lasciati soli. Il ministro del Welfare Roberto Maroni si sarebbe mostrato chiaro sul punto: "Ci dicano cosa vogliono fare - ha mandato a dire ai vertici Fiat - e noi ci muoveremo a esclusiva tutela dei lavoratori". Nessuno spazio, insomma, a un intervento del governo. La Fiat risorgerà comunque?

2 / 3 Indietro... ATTUALITA' Avanti...