ANNUARIO 2002
PATERNO'

Dominati dalla Roccanormanna

Il Simeto nei pressi del Ponte Barca

Qui alloggiano alcuni dei monumenti più prestigiosi, che rappresentano una rarità dell'architettura normanna in Sicilia. Il castello, prima di tutto, con la sua possanza esteriore, i magnifici affreschi medievali che tappezzano le pareti della cappella di San Giovanni e la maestosa sala delle armi.

Particolare delle Salinelle

Ma anche la chiesa di Santa Maria dell'Alto, la Matrice della città, il più antico tempio Cristiano di Paternò costruito nel 1073 sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla dea della fertilità Hybla, quella di San Francesco, uno splendido edificio medievale del 1086 trasformato all'inizio degli anni Novanta in una sala congressi; e ancora la chiesa di Santa Maria in valle di Josaphat o della Cangea, fatta elevare dalla regina Adelasia nel 1092.

Veduta della Roccanormanna

Per gli amanti della natura basta spostarsi in periferia. Il tour può cominciare dal quartiere Fonte Maimonide con le sue Salinelle, così chiamate perché contengono un'alta percentuale di sali, pari addirittura al 97%. Trentamila metri quadrati d'estensione, puntellati da piccoli "vulcani" che gorgheggiano costantemente producendo ottimi effetti terapeutici non ancora valorizzati. E si può anche proseguire con la scoperta della "via dei mulini" e dei siti archeologici di San Marco e Pietralunga, attraversando paesaggi profumati di zagara e colorati di un verde intenso, puntellato dalla brillante tinta delle prelibate arance rosse di Paternò. Oppure ci si può inoltrare nella zona umida di Ponte Barca, che accoglie esemplari di uccelli appartenenti a specie protette: una delizia per gli appassionati di birdwatching, che in alcune stagioni possono anche usufruire di un incontro ravvicinato con la cicogna bianca.

APPUNTAMENTI IN CITTA'
"Cultura" a Paternò si traduce anche "folklore". Si ricerca anche nelle usanze popolari che da secoli si tramandano e si rinnovano. Si scopre nel costume religioso, ad esempio, che, in un immancabile frullato di sacro e profano, invade la città in occasione della festa della Patrona Santa Barbara, nei giorni a cavallo del 4 dicembre. Da non perdere la processione del simulacro della Santa, accompagnato dalle classiche candelore, e il momento dell'"entrata dei cantanti", una rivisitazione in chiave moderna della gara canora messa in scena per la prima volta nel 1576 tra i componenti delle due corporazioni paternesi dei "mulinari" e dei "muratori", che intonavano cantate in onore della Patrona. Si respira anche a Pasqua, nella suggestiva processione del Venerdì Santo, che a distanza di secoli fa ancora trasparire la sua chiara impronta spagnola. Un tempo al corteo di confraternite, che discende dalla Matrice verso il borgo, illuminando con una scia di ceri la Scalinata, partecipavano i nove canonici abbigliati con la pomposa cappa magna (un mantello rosso ornato dall'ermellino), un raro privilegio concesso dal Papa per l'intercessione del geografo paternese Giambattista Nicolosi, che ricopriva la carica di segretario del Vaticano. Ma folklore è pure colore ed allegria. Gli stessi ingredienti che permeano ogni angolo della città a Carnevale, uno tra gli appuntamenti più famosi di Sicilia, soprattutto per i picchi di popolarità toccati intorno agli anni Sessanta. Erano gli anni in cui si ballava fino a tarda notte nelle piazze inondate da mascherine e soprattutto dal 'minimalista' domino, che concedeva a tutti una volta l'anno il lusso dell'anonimato. Il tempo ha plasmato la natura di un appuntamento che, semplicemente nominandolo, fa tuttora luccicare gli occhi degli anziani, nostalgici senza scampo dei begli anni andati. Ma il fascino del Carnevale resiste con i suoi carri allegorici, i suoi gruppi in maschera e, soprattutto, i suoi carri infiorati, che contraddistinguono il 'baccanale' paternese.
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