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La Roccanormanna
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Il sindaco Giuseppe Failla
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C'è un castello che domina la prospettiva quando si arriva a Paternò.
Lo si nota subito, al primo sguardo, imponente sotto il peso di poco meno di un
millennio di storia, mentre si solleva su una piccola altura, che un tempo coincideva
con il centro propulsore dell'acropoli greca e dell'antico borgo medievale. È
la Rocca normanna, costruita nel 1072 su disposizione del granconte Ruggero. Il
simbolo indiscusso della cittadina, cresciuta a dismisura nel secondo dopoguerra
fino ad inglobare una popolazione di circa 50 mila abitanti. Motivo di vanto e
d'identità per i paternesi che le hanno pure intitolato la più importante
rassegna di spettacoli organizzata in città, la Roccanormanna appunto,
che questa estate ha ripreso a dipanare le sue serate nella suggestiva cornice
della collina storica dopo una prolungata parentesi di sonnolenza. La "prima
volta" della manifestazione culturale va rintracciata nel passato, nel lontano
1979. Fu allora che Roccanormanna iniziò il suo percorso di crescita, attraendo
di volta in volta spettatori provenienti dagli altri centri della provincia e
anche oltre.
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Le Salinelle
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E sulle ceneri di questi antichi fasti la tradizione è stata risvegliata
quest'anno dalla nuova amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Failla e dall'assessore
alla Cultura Francesco Ciancitto, che hanno voluto restituire ai paternesi l'appuntamento
estivo con il teatro, la musica e la danza. Per tutto l'anno, invece, sarà
possibile godere di un altro momento culturale ripescato nella storia paternese.
A cominciare dal prossimo mese di aprile riaprirà i battenti la Galleria
d'arte moderna, che negli anni Ottanta ospitò le esposizioni di alcuni
tra i più famosi artisti sulla scena nazionale (da Pirandello a Sironi,
fino a comprendere Renato Guttuso) e che tuttora accoglie una "permanente"
di quadri e sculture donati in occasione di ciascuna mostra. L'aria della tradizione
e l'alito della storia pervadono tutta Paternò, soprattutto negli angoli
più reconditi e sconosciuti, alterati poco o nulla dall'evoluzione dei
tempi. Si infiltrano negli inesplorati vicoli dei quartieri Gancia e Falconieri
che, in un groviglio di scalinate e salite, costeggiano la settecentesca Scalinata
della Matrice e si arrampicano stretti e tortuosi verso la collina belvedere.
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