ANNUARIO 2002
MALETTO

Verso la vetta del vulcano

Ci avventuriamo verso est per raggiungere il rifugio Monte Scavo, meta e traguardo per molti escursionisti. Il terriccio della strada diventa rosso ed attorno a noi la vegetazione a tratti scompare, perché il territorio è stato avvolto dal fiume di lava dell'eruzione del 1974. A ridosso del rifugio di Monte Scavo, incontriamo una vera meraviglia che nel mese di maggio offre una visione fantastica. La vegetazione diventa nuovamente fitta al punto da adombrare tutta la strada per farla nuovamente "illuminare" dal "Maggio ciondolo", un fiore pensile giallo che fa sembrare la strada rischiarata da un lampadario. È il saluto ed il premio per chi è riuscito ad arrivare a Monte Scavo sito a quota 1.704 metri, unico della sua specie ed il più grande dell'anello altomontano. All'interno è confortevolissimo, se consideriamo la quota, e permette di trovare il giusto ristoro dopo una bella passeggiata. Qui il panorama è bellissimo, la vegetazione pure. Si aprono anche parecchi sentieri che ci conducono nei luoghi più interessanti, ma è a due passi da li, proseguendo nel territorio di Bronte, che incontriamo la grotta dell' "Annunziata". Noi però torniamo indietro: abbiamo ancora tanto da vedere, perché Maletto è pieno di rifugi. E dopo aver affrontato la grande salita che ci propone la pista di sci da fondo arriviamo al rifugio "Monte Maletto", bello perché immerso e quasi nascosto dagli alberi. È piccolo, ma come tutti i rifugi, buono per trovare calore e ristoro. Anche qui la vegetazione offre spettacolo, regalandoci una bella pianta di ginepro dell'Etna. Funghi, poi, a iosa; la stagione come si sa è stata foriera, ed a queste altitudini non è difficile incontrare il profumatissimo porcino.

Una breve sosta, poi proseguiamo ritornando sulla pista altomontana, perché la pista di sci da fondo è proprio un cerchio che si alza fino a quote altissime. Inutile continuare a sottolineare come sia meraviglioso attraversare i boschi dell'Etna, fino a raggiungere bosco Sciarelle di proprietà comunale. Da lì cominciamo la nostra discesa verso casa incontrando altri due rifugi: quello appositamente chiamato Sciarelle e quello di Trentasalme che invece è di proprietà dell'Azienda foreste demaniali. Anche qui le comodità non mancano e soprattutto l'ingegno dell'uomo che con gli antichi sistemi delle pompe a manovella hanno portato l'acqua all'interno dei rustici. Tavoli rustici e barbecue permettono a tutti di poter trascorrere un'intera giornata all'insegna della natura, anche perché per raggiungerli basta poco. Si trovano, infatti, a pochi minuti di strada a piedi dai cancelli. Siamo un po' tristi perché la nostra passeggiata sta per finire, ma arricchiti di un'esperienza che consigliamo a tutti di vivere. Usciamo dal territorio demaniale e arriviamo in contrada "Nave" costeggiando una maestosa bocca eruttiva. Scendiamo ancora ritrovando l'asfalto di una strada di penetrazione agricola che ci riporta sulla S.S. 284 a qualche chilometro dal punto di partenza. Il nostro viaggio fra le meraviglie malettesi dell'Etna è finito.

Rosso fragola
Uno dei progetti di sviluppo agricolo ed economico cui Maletto crede di più è quello della ricerca e dello studio per portare sulle tavole degli italiani un'unica varietà della famosa fragola di Maletto. Ci spieghiamo meglio. L'Ente Parco dell'Etna ha deciso di finanziare il programma di ricerca proposto del sindaco di Maletto, Nunzio Parrinello, tendente individuare e selezionare, fra le varie tipologie di coltivazioni nelle campagne malettesi, la vera "Fragola di Maletto". In pratica, dopo che nell'immediato dopo guerra i malettesi iniziarono a coltivare una varietà di fragola proveniente dalla Francia, negli anni a venire, anche in relazione all'effetto dell'ambiente, si è assistito ad un aumento della variabilità genetica del rosso frutto, con una conseguente coltivazione di diversi genotipi, causa alla fine di una non uniformità della produzione.
Pensate che assieme a quello che i malettesi chiamano "fragolone", riferendosi chiaramente alla sua dimensione, ed alla "fragolina di bosco", piccola e tipica del territorio malettese, oggi abbiamo la cosi detta "rifiorente" molteplice nelle dimensioni e nel gusto. Di fronte al rischio di non avere più la vera "Fragola di Maletto", ma diverse varietà di fragole coltivate nell'affascinate paese di montagna, il sindaco Parrinello ha chiesto al dott. Giuseppe Martelli del dipartimento di Biologia, difesa e biotecnologie dell'Università della Basilicata, di individuare dei genotipi di elevato valore fra tutti quelli che attualmente si coltivano e di migliorarle il più possibile, per poi battezzarle "Fragola di Maletto". Prima di essere approvato chiaramente il progetto è stato discusso dai tecnici del Comitato tecnico scientifico del Parco dell'Etna che, alla fine, hanno applaudito l'iniziativa, ritenendola non solo strategica dal punto di vista economico, ma in linea con i programmi di sviluppo di un'area protetta come l'Ente di Nicolosi: "Noi - afferma il prof. Luigi Arcidiacono del comitato tecnico scientifico del Parco - abbiamo dato parere favorevole ad un progetto che sicuramente lancerà la produzione della fragole.

Tra l'altro la fragola che si vorrebbe coltivare a Maletto alla fine sarà rara e sicuramente richiesta dal mercato". Soddisfatto anche il presidente dell'Ente di Nicolosi: "Maletto vuole caratterizzare la propria fragola, - ha aggiunto, infatti, Cettino Bellia - oggi costituita da un insieme di ecotipi, per inserirla nel registro delle varietà. E per far ciò si è mossa in maniera coerente, coinvolgendo l'Ente Parco dell'Etna che da sempre è sensibile ad iniziative simili. Mi complimento con Parrinello quindi che ha avuto questa bella idea, del resto è attraverso la valorizzazione dei propri prodotti che l'economi agricola di un paese della cintura dell'Etna deve svegliarsi e finalmente ci siamo travati di fronte ad un progetto che coniuga alla perfezione l'ecologia all'economia". Per raggiungere l'obiettivo prefissato ci vorranno dai tre ai cinque anni. Il lavoro genetico, infatti, è molto lungo. Bisognerà distinguere il prodotto, definire le tecniche di produzione. "Per noi la fragola è importante. - conclude il sindaco Gianni Parrinello - Rappresenta uno dei nostri migliori biglietti da visita. Ci vantiamo, infatti, di coltivare in maniera semplice la più dolce fragolina che si possa trovare in giro. Affinché questa diventi il vero volano della nostra economia però è bene non soltanto assicurare la provenienza, ma anche caratterizzarne la specie, creando quelle corsie preferenziali all'interno del mercato che spesso danno ai produttori più fiducia".
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