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È la vera porta dell'Etna. Maletto, il paesino più alto rispetto
al livello del mare dell'intera cintura dei Comuni etnei, apre ai turisti il versante
più bello del vulcano, ricco di panorami e risorse naturalistiche fatte
di una flora e di una fauna che qui, grazie al lavoro del privato prima e dell'Azienda
foreste demaniali dopo, è rimasto intatto. Non a caso il sindaco Nunzio
Parrinello (nella foto) chiede di trovare una soluzione per far conoscere ai turisti
queste grandi risorse, di aprire i rifugi e dare a tutti l'opportunità
di godere di queste bellezze, sicure foriere di un'economia auspicata ma mai arrivata.
Noi ci abbiamo provato, abbiamo, con l'aiuto del funzionario del Comune, Giuseppe
Bertino e con il permesso della Guardia forestale di Bronte che gentilmente ci
hanno accompagnato, percorso quello che è un tragitto ad anello, partendo
da quota mille in contrada Fontana murata, raggiungendo il rifugio di "Monte
Scavo", la pista di sci da fondo e ritornando giù fino a contrada
la "Nave", che, pur trovandosi nel versante est del territorio di Maletto,
costeggia quello brontese. Lasciamo la statale 284 e prendiamo la strada sterrata
denominata Fontana murata - Bosco Maletto per addentrarci nell'omonimo boschetto.
Bastano pochi minuti di jeep (ma anche con una vettura non troppo lussuosa è
possibile raggiungere il bosco) perché sembri che il paese e la civiltà
moderna siano lontani chilometri. Il silenzio avvolge la strada, interrotto soltanto
dal fruscio lento del vento che si infrange su antichi alberi di roverella, leccio
e castagno che sono le essenze vegetali di questa parte dell'Etna.
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Il bosco appare in ottima condizione frutto di un attento lavoro di manutenzione
svolto dall'azienda "forestale". Il territorio, chiuso dalla Forestale
con un robusto cancello che impedisce ai più di proseguire in auto, inizia
con l'ingresso al "Bosco chiuso" del demanio "Saletti"; ma
prima abbiamo incontrato bovini, ed anche un gruppetto di maialini guardati a
vista dalla grossa genitrice che, con uno sguardo sospettoso, ci ha impedito di
avvicinarci oltre. Insieme con loro qualche cinghiale che si trovava a due passi
dalla contrada "Cucchiara" intorno ai 1.100 metri, dove il Comune sta
facendo realizzare un'area attrezzata per gli appassionati del pic-nic all'aperto,
che così potranno, un domani, villeggiare. Anche le scolaresche potranno
scoprire che questa zona è un vero e proprio laboratorio ambientale, ricco
com'è di piante. Qui non si trova un filo di cemento, i muretti sono realizzati
in pietra lavica tagliata con un semplice piccone da chi questo lavoro lo fa da
anni con grande maestria.
E cosi che si intuisce il rapporto positivo che in questo versante dell'Etna
esiste tra l'uomo e la natura, fatto di grande rispetto e di reciproco scambio.
Oltrepassiamo il cancello sicuri che più ci avviciniamo alla vetta del
vulcano più abbiamo la possibilità di incontrare faggi, pini, abeti
e forse pure qualche betulla dell'Etna. Ci interessano molto anche i rifugi e
neanche a dirlo dopo appena qualche centinaio di metri incontriamo le case Pappalardo
a disposizione di chiunque voglia utilizzarle, basta fare una semplice richiesta
all'Azienda forestale di Catania. All'interno gli appassionati escursionisti troveranno
una cucina, un bel caminetto, tavoli a volontà. Se ci si adatta ci si può
anche fare la doccia con l'apposito scalda acqua a legna. Il sacco a pelo è
indispensabile per dormire la notte e godere delle meraviglie dell'alba etnea,
per poi avventurarsi alla conquista del vulcano.Le salite sono ripide, ma grazie
forse all'aria pulita, chi ha percorso il tragitto a piedi sostiene che la fatica
non si sente. Saliamo anche noi, incontrando a quota 1.400 metri il cartello posto
dal Parco dell'Etna che ci informa che siamo entrati nella zona "A",
l'area di tutela integrale del territorio e dopo un po' arriviamo sulla pista
altomontana, la strada che percorre ad alta quota l'intero cono vulcanico. Finalmente
almeno per adesso le salite sembrano essere finite.
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