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L'assessore Gaetano Sardo
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Un bilancio sul turismo in città? "Moderatamente ottimista".
Parole di Gaetano Sardo, assessore al Turismo del Comune di Catania. Ma il capoluogo
etneo ha una propria, spiccata, vocazione, con una presenza costante e consolidata
di ospiti equamente distribuiti negli alberghi a più stelle? A voler meglio
analizzare qualche dato, a dire il vero Catania conferma un'altra tendenza: quella
di essere soprattutto una meta di passaggio, per un soggiorno di uno, forse due
giorni, non di più, per poi spostarsi verso località limitrofe.
Ciò emerge da un'indagine frutto dell'elaborazione di dati raccolti quest'anno
all'aeroporto Fontanarossa: registrato un incremento del traffico aereo e del
numero dei passeggeri addirittura del + 33%, percentuale superiore alle altre
maggiori aerostazioni italiane, che non trova però riscontro - come detto
- in un maggior flusso turistico in città (-10%).
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Il Duomo
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"Per quest'ultimo caso potrebbe esserci una spiegazione diversa"
- afferma l'assessore Sardo - "se si tiene conto del fatto che in città
ci sono nuove strutture ricettive, molte delle quali non ancora censite, che quindi
sfuggono alle statistiche, nonostante distribuiscano presenze turistiche in modo
più ampio".
Perciò l'assessore si mostra sereno e determinato a portare avanti una
politica del turismo con obiettivi ambiziosi e concreti. La strategia è
la programmazione di un'offerta destagionalizzata, che trasformi il turismo "di
transito" in una forma vincolata a particolari interessi cittadini. Una Catania,
insomma, da vivere dodici mesi l'anno, creando eventi di richiamo da proporre
in periodi differenziati (non soltanto estate, dunque) puntando oltremodo sulla
qualità dell'offerta:
"Perché - sottolinea Gaetano Sardo - un reale sviluppo in termini
di promozione turistica, non si ha soltanto con la dotazione di nuove strutture
ricettive, ma in funzione di ciò che una città è in grado
di offrire". Come dire, occorre potenziare servizi e opportunità per
il turista e poi quantificare i posti letto necessari, perché "è
meglio avere una minore disponibilità di strutture ed una più elevata
qualità, piuttosto che il contrario, in quanto significherebbe avere solo
degli alberghi vuoti".
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