ANNUARIO 2001
AMBIENTE

Etna: diario di un'eruzione

La base di partenza della Funivia, lo storico Rifugio Sapienza dove erano quasi terminati i lavori di ristrutturazione, gli chalet per la vendita di souvenir, i bar e ristoranti, alla fine sono rimasti in piedi. Già, ma per chi? Proprio nel momento in cui sarebbe stata massiccia l'affluenza di turisti, c'era il blocco di sicurezza. Il bilancio dell'estate 2001 parla di centinaia di milioni sfumati. Per gli indennizzi sono stati stanziati diversi miliardi, ma serve anche una programmazione per il futuro. I visitatori, una volta finita l'eruzione, hanno ricominciato a salire. Prima accompagnati in pullman dall'APT, poi con i loro mezzi, come una volta. Ma ciò che trovano non è più come una volta. Il piazzale è ferito, mezzo smontato. Senza la Funivia, senza le piste non si può andare a visitare i crateri sommitali. Il posteggio non esiste più, al suo posto c'è una collina di lava che va raffreddandosi. Molti turisti si accontentano di passeggiarci sopra e raccogliere qualche pietra. Del rilancio delle attività turistiche e del ripristino delle strutture si discute ormai da mesi. Da una parte i sindaci dei Comuni interessati ed il Comitato presieduto da Nello Musumeci, commissario straordinario per l'emergenza Etna. Dall'altra l'Ente Parco dell'Etna, che si oppone agli interventi umani su quanto disposto dalla Natura. Qualche sì l'ha dovuto concedere però. Ad esempio la pista carrabile fino a quota 2.900, indispensabile ai mezzi della Funivia e alle guide, e che consente anche agli studiosi di analizzare "l'umore" del vulcano e prelevare campioni.

Nel momento in cui quest'annuario va in stampa, è stata da poco realizzata una via di collegamento nel piazzale invaso dalla lava, per riavvicinare i ristoranti rimasti quasi isolati dall'altra parte. Accanto alla "Capannina" gli argini di terra hanno contenuto la massa incandescente, ma la costruzione è rimasta mezza soffocata. All'interno c'è una finestra che prima dava sul piazzale. Ora dà direttamente sulla lava. Ancora tiepida. E lì accanto c'è un palo per l'illuminazione: guai a toccarlo, il ferro è bollente. Il calore arriva da sottoterra, da tubi e condutture ormai inutilizzabili. Non sarà facile né rapido risollevarsi da un colpo come questo. Si vorrebbe addirittura ripristinare qualche skilift in vista della nuova stagione sciistica. Si chiede anche di far passare di nuovo la SP 92 davanti all'Hotel Corsaro e al ristorante "La Cantoniera", com'era prima della precedente eruzione dell'83, creando un nuovo posteggio. Le parti in causa continuano a discutere, e intanto il Parco dell'Etna non è più commissariato. Il nuovo presidente, nominato ai primi d'ottobre, è il sindaco di Castiglione Concetto Bellia. C'è da augurargli buon lavoro. Del resto è difficile che ci sia accordo su cosa vada e come vada fatto sull'Etna. Proprio nei giorni dell'eruzione litigarono, per interposto giornale, i due scienziati accorsi sul luogo. Il vulcanologo Franco Barberi, responsabile dell'Agenzia di Protezione Civile ed il sismologo Enzo Boschi, direttore dell'INGV. Secondo quest'ultimo, Barberi non aveva capito in tempo la pericolosità della situazione. Ormai Barberi è stato rimosso dall'incarico, ma nessuno ha mai risposto alla domanda: "Anche se l'avessimo saputo, cosa si sarebbe potuto fare?". E altre domande forse dovremmo porci, come ad esempio se non sia un rischio voler ricostruire la stazione sciistica esattamente là dov'era, e quale sia il futuro turistico della zona. Speriamo solo che a queste domande non voglia presto rispondere direttamente lui, l'Etna. Anzi, facciamo piano che è meglio. Lasciamolo dormire ancora un po'.

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