Il ficodindia (Opuntia Ficus Indica) è una pianta
che appartiene alla famiglia delle cactacee ed è diffusa in tutti
i paesi tropicali e subtropicali. In Sicilia è diventata una pianta
simbolo della nostra terra. Un tempo i contadini la utilizzavano per delimitare
i campi e i frutti. Considerati res nullius, potevano essere raccolti
da chiunque. Oggi la coltivazione del ficodindia avviene in maniera razionale.
Il territorio agricolo attorno a San Cono ha il privilegio, per la posizione
geografica e per la natura del terreno, di essere particolarmente vocato
alla produzione del ficodindia.
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Gli agricoltori sanconesi hanno scoperto da tempo questa
peculiarità e hanno voluto scommettere su questo frutto considerato
una volta il pane dei poveri e non adatto quindi ai palati più
raffinati. Attraverso il metodo della ricerca e della sperimentazione,
aiutati in questo anche dalla facoltà di agraria dell’università
di Catania, i nostri ficodindiocultori sono riusciti ad ottenere un frutto
di ottima qualità. Nei mesi di maggio e giugno viene effettuata
la scozzolatura e successivamente la diradatura che sono alcune delle
tecniche specifiche per ottenere un frutto inimitabile, dal gusto prelibato
e prezioso per la salute. Infatti al ficodindia, fin dai tempi più
remoti, sono state riconosciute notevoli proprietà terapeutiche.
Nel Messico, sua terra di origine, veniva adoperato come antinfiammatorio
e le sue pale venivano applicate su contusioni, distorsioni, traumi e
ferite. I medici di oggi gli riconoscono proprietà diuretiche,
facilita la diuresi e cura la ipertrofia prostatica. Il suo consumo rallenta
il processo di invecchiamento, trovando quindi applicazione anche in dermatologia.
Il frutto è ricco di vitamina C, importante per le sue proprietà
antiossidanti e di manganese e calcio, particolarmente indicati per la
prevenzione dell’osteoporosi. Il frutto possiede eccezionali sostanze
nutrizionali e, se consumato allo stato fresco, è considerato dai
dietologi un ottimo integratore nella dieta mediterranea. Il ficodindia
quindi denominato un tempo il “pane dei poveri”, può
essere considerato “il frutto della salute”.
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Sopra: Panorama di S. Cono
sotto: Chiesa e Palazzo Trigona
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TRE CHIESE E UN’ICONA
Chiesa Maria SS. delle Grazie
Costruita su un lato della splendida piazza Umberto I, è la chiesa
più importante del paese. L’inizio della sua costruzione
risale al 1838. Fu definitivamente completata nel 1904. All’interno
si trovano bassorilievi in gesso di ottima fattura che raffigurano scene
del vecchio e nuovo testamento. Sopra ciascuno dei 4 altari laterali troneggiano
dei dipinti su tela, di notevole pregio artistico. La statua di Cristo
Redentore e quelle dei Santi Pietro e Paolo troneggiano sopra l’altare
maggiore.
Chiesa di San Cono
È la più antica del paese. Fu fatta costruire dalla famiglia
Trigona. Sopra l’altare maggiore domina un’artistica statua
in legno del Santo Protettore. Sul soffitto dell’unica navata centrale
sono raffigurati episodi tratti dalla vita di San Cono. In fondo alla
chiesa esiste un quadro, di autore ignoto, che rappresenta la Deposizione.
Chiesa del Crocifisso
Costruita agli inizi del ‘900 sul luogo dove sorgeva la cappella
del vecchio cimitero, si trova in cima a una lunga gradinata nella parte
più alta del paese. Sull’altare centrale domina un grande
crocifisso. Sui due altari laterali in marmo si trovano una statua in
legno di San Calogero e una della Addolorata.
Sotto l’arco: spingendo lo sguardo dalla piazza Rosario Randazzo,
si scorge in alto un sottopassaggio comunemente chiamato sotto l’arco.
Qui vi è un portone di legno sul quale è raffigurato un
volto umano con la barba che un’antica tradizione attribuisce a
San Francesco.
DATE DA RICORDARE
La festa patronale
È la festività più importante dell’anno.
Si celebra la seconda e la terza domenica del mese di maggio. Per
questa occasione tutto il paese è in festa. Numerosi emigrati
ritornano, molti devoti dei paesi vicini vengono per sciogliere
i loro voti e per ringraziare San Cono delle grazie ricevute. La
statua del santo, al grido di "Viva Diu e Santu Conu",
viene trasportata a spalla sopra una “vara” attraverso
tutte le strade del paese, senza un percorso prestabilito. Fede
e folkore trovano in questa ricorrenza una straordinaria unità.
Per questo la festa di San Cono è caratterizzata da una sua
originale peculiarità che desta enorme curiosità nei
visitatori e suscita momenti di grande fede e devozione nei fedeli.
La Sagra del ficodindia
Si celebra la seconda domenica del mese di ottobre. È una
festa popolare con la quale si vuole ricordare la laboriosità
e la tenacia degli agricoltori sanconesi che hanno saputo trasformare
il ficodindia da “pane dei poveri” in “frutto
della salute”. Possiede buone qualità organolettiche
e terapeutiche e viene utilizzato anche nel settore dolciario. San
Cono è il primo paese in Europa nella produzione di questo
tipico frutto di Sicilia e per questo viene denominato meritatamente
la “città del ficodindia”. La sagra di quest’anno
(nella foto), svoltasi dal 10 al 12 ottobre, ha avuto un grande
successo per la straordinaria partecipazione di pubblico e per il
consenso unanime per gli spettacoli in programma.
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IL PERSONAGGIO
La nobile figura del Maestro Giambattista Caponetti, che svolse
a San Cono la professione di maestro dal 1921 al 1961 e che ricoprì
la carica di podestà dal 1933 al 1939 e quella di primo sindaco
dell’Italia Repubblicana dal 1946 al 1956, viene ricordata
in un libro di recente pubblicazione dal titolo “Io, il fucile
e il mio cane”.
Si tratta di frammenti di storia sanconese conservati in alcuni
preziosi manoscritti che lo stesso Caponetti scrisse, con mano incerta
ma con memoria lucida, prima della sua morte. È uno straordinario
spaccato della storia di San Cono, dagli anni 20 agli anni 50, vista
da un personaggio che l’ha vissuta da protagonista nel campo
scolastico, in quello sociale e amministrativo.
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