Quante volte abbiamo aperto la nostra casella di posta
elettronica trovando decine di messaggi inutili, fastidiosi o imbarazzanti?
A tutti sarà capitato di fare i conti con le e-mail indesiderate,
con il cosiddetto spam. Di che si tratta? Sono messaggi pubblicitari di
servizi, materiali, oggetti, etc. di cui non avevamo espressamente richiesto
l’invio. È certamente il mezzo più abusato per trasmettere
pubblicità commerciale e non ad una vasta schiera di utenti. Solitamente
i mittenti (spammer) utilizzano server di posta elettronica non facilmente
tracciabili (open relay) per evitare conseguenze spiacevoli. Costoro,
inoltre, mantengono (ed a volte si scambiano) liste contenenti centinaia
di migliaia di indirizzi e-mail raccolti in rete che rappresentano i destinatari
dei loro invii. È molto più di un fastidio. La ricerca “McAfee
Americans and Spam Survey” ha evidenziato che il 49% degli americani
passa oltre 40 minuti alla settimana per cancellare la posta indesiderata,
mentre il 14% rivela di impiegare circa 3,5 ore alla settimana - o 7,5
giorni all’anno - per liberarsi dallo spam. La cosiddetta “posta
spazzatura” è stata identificata come la tecnologia N. 1
in termini di spreco di tempo (49%) con un ampio margine rispetto ad altre
“seccature” tecnologiche come i sistemi di risposta automatica
(24%) e connessioni Internet lente (19%). Escludendo la pornografia, la
forma più frequente di spam, la ricerca ha evidenziato che i messaggi
più diffusi sono relativi a offerte di finanziamento (30%), opportunità
di credito (27%) e prodotti per il miglioramento delle prestazioni sessuali
(27%).
Un nemico contro il quale da tempo è in corso una guerra senza
esclusione di colpi, condotta essenzialmente su due versanti, quello della
tecnologia e quello legale.
Nel primo campo ormai la maggior parte dei grandi sistemi che gestiscono
la posta sono in grado di bloccare in entrata i messaggi riconosciuti
come spam, posta spazzatura. Ci sono poi programmi specifici che aiutano
ad evitare di trovare messaggi indesiderati.
Dal punto di vista legale, lo scorso 29 maggio il garante per la privacy
è intervenuto nuovamente sull’argomento inasprendo le pene
per chi utilizza liste di indirizzi per l’invio di posta non desiderata,
aggiornando la legge 675 del 31 dicembre 1996.
Per chi poi desidera una guida pratica di difesa ecco i consigli presi
dal sito www.cadabra.it
• non consideratelo come corrispondenza seriachiunque avesse qualcosa
di serio da dirvi non userebbe invii massivi di e-mail non sollecitate.
Chi lo fa, già si qualifica come spammer.
• assolutamente non rispondete allo spammersarebbe l’errore
peggiore in quanto se lo spammer riceve una vostra e-mail (che sia di
protesta o, ancora più ingenuamente, di garbato rifiuto dell’offerta
prospettata), questo ha per lui un unico valore: gli conferma che il vostro
indirizzo di e-mail è valido e che, ad esso, corrisponde una persona
che ne legge i messaggi. È quindi probabile che inserisca il vostro
indirizzo in altre liste o, come generalmente avviene, che rivenda il
vostro indirizzo di e-mail ad altri spammer (un indirizzo la cui validità
sia verificata ha un valore commerciale maggiore).
• non seguite mai alcuna istruzione riportata nel messaggio, diffidate
in linea di principio da qualunque operazione vi venga richiesto di effettuare,
specialmente se in rete. Anche quando venisse prospettata la cessazione
dell’invio di e-mail al vostro indirizzo. Se poi si trattasse di
un messaggio formattato in HTML, non bisogna cliccare nessun link e nessuna
immagine.
• non attuate forme di ritorsione diretta sullo spammer sarebbe
un modo sicuro per passare dalla parte del torto. Azioni del genere potrebbero
danneggiare, più ancora dello spammer, altri sistemi utilizzati
da parecchi utenti che non c’entrano nulla. Gli amministratori di
tali sistemi prenderebbero, molto verosimilmente, dei provvedimenti nei
confronti di chi avesse perpetrato tale azione, il quale non avrebbe nessuna
giustificazione valida.
• segnalate l’abuso al provider dello spammer.
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