L’e-Government è uno dei punti chiave nell’attuale
fase di sviluppo del nostro paese. È decisivo sia per cambiare
il rapporto tra cittadino e istituzioni, sia perché può
mettere sul mercato risorse economiche importanti che fungono da volano
per l’economia del sud, attirando investimenti di importanti aziende
dell’Information technology e facendo crescere quelle di casa nostra.
Il governo elettronico è, come detto, una delle facce che può
assumere il rapporto tra cittadini ed istituzioni. È la via europea
alla democrazia elettronica. Le tecnologie, quelle nuove così come
quelle vecchie, sono tecnologie di potere, aperte ad esiti che possono
però essere molto diversi l’uno dall’altro. Nel mondo
anglosassone si è puntato a rafforzare il centro della comunità,
a dare alle tecnologie un uso civico. I cittadini si ritrovano nella piazza
telematica, dove si scambiano esperienze e messaggi, dove discutono, dove
possono dialogare con le istituzioni.
In Europa è il Pubblico, sono gli Enti, a prendere in mano i fili
dello sviluppo telematico. Lasciano intoccati i modelli di democrazia
intervengono sulla reperibilià delle informazioni e sulla facilità
di accesso ad esse. In pratica l’azione dell’amministratore
diventa visibile a tutti.
Come si vede la democrazia elettronica e l’e-Government sono nodi
centrali nel dibattito sullo sviluppo e sul ruolo degli enti locali. Un
settore che ha visto il varo di un piano nazionale e di uno regionale.
|
Alla Regione siciliana tocca il compito di realizzare
le infrastrutture e i servizi delle reti d’area regionale, mantenendo
il coordinamento delle iniziative degli enti locali. Garantendo altresì
la coerenza delle azioni con lo scenario nazionale ed europeo. Un piano
ambizioso che prevede anche lo snellimento delle procedure amministrative,
la riduzione degli adempimenti richiesti, l’individuazione di centri
di responsabilità.
La Regione siciliana ha da tempo avviato un cammino per l’e-Government.
L’assessore Alessandro Pagano fa il punto sulla situazione attuale.
“In questo momento - dice - abbiamo fatto partire una serie di bandi
che riguardano alcuni settori molto importanti. Il primo è sul
cablaggio, che abbiamo ad un certo momento ritirato e poi ripresentato
dopo aver apportato gli ammodernamenti necessari. Un altro bando riguarda
il protocollo informatico che ci consente di velocizzare l’intero
iter burocratico. Un terzo bando è sul mandato informatico che
accelererà in maniera sostanziale la velocità dei pagamenti.
Il passaggio tra funzionario, dirigente, ragioneria, assessorato, approvazione,
tesoreria, diventerà assai più rapido grazie alla trasmissione
digitale dei dati. Infine c’è il bando sulla società
mista, che rappresenta un po’ la madre di tutto. Con la SESI attiviamo
la capacità per la Regione di comunicare on line. È un passaggio
fortemente voluto per una gestione più dinamica, che venga affidata
alla società con i migliori requisiti. Attualmente ce ne sono 8
in lizza, si tratta di aziende di livello mondiale. Quale di loro vincerà
ci darà gli strumenti per superare un gap che attualmente è
rilevante”.
Perché sono importanti questi processi di e-Government?
“Perché si tratta di una grande opportunità per la
Sicilia. Noi abbiamo infrastrutture di base inadeguate. Questa iniziativa
ci consentirà di accorciare il divario con le regioni più
evolute, facendo viaggiare file, idee, per dirla con Negroponte non atomi
ma bit. Le infrastrutture classiche rallentano, qui gli obiettivi sono
raggiungibili in tempi relativamente brevi”.
Ma per il cittadino quali sono i vantaggi reali?
“Si tratta di vantaggi concreti. Quando il sistema sarà a
regime i rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione, tra i
cittadini e le scuole, tra i cittadini e gli enti locali diventeranno
molto più agevoli e trasparenti. Nei prossimi giorni metteremo
in moto il cammino per realizzare le Reti civiche. Stiamo creando le condizioni
perché i siciliani possano diventare cittadini elettronici con
tutti i diritti. Anche la messa in gara dello sportello unico accessibile
da casa sarà un altro passo importante. Stiamo portando avanti
questa rivoluzione tenendo ben presente che al centro di tutto deve esserci
la famiglia con tutte le sue esigenze concrete. Ci vorrà un anno
per espletare tutto e fra due o tre anni avremo finalmente il grande portale
unico”.
Il Governo nazionale, da parte sua, ha dato il via alla seconda fase del
processo di E-Government (la pubblica amministrazione elettronica). Il
decollo avverrà con una dotazione di 209,5 milioni di euro di risorse
statali e, soprattutto, con una novità che fa ben sperare per il
successo del progetto di ammodernamento innovativo e digitale del Paese:
per la prima volta Governo, Regioni, Province, Comuni e Comunità
Montane sono in grande sintonia e hanno una “visione condivisa”
dell’e-Government.
“La più grande ‘azienda’ italiana di servizi
- ha spiegato il ministro per l’Innovazione Lucio Stanca - ossia
lo Stato, ha deciso di riorganizzarsi profondamente spostando la maggior
parte dei suoi processi decisionali e gestionali dal centro al territorio.
Da questo possono derivare grandi benefici in termini di efficienza e
di economicità solo se la riorganizzazione coincide con una radicale
innovazione delle tecnologie di processo, di servizio e di gestione”.
Per sostenere i 134 “cantieri digitali”, aperti con la prima
fase dell’e-Government, il ministro per l’Innovazione e le
Tecnologie ha sinora concesso co-finanziamenti per oltre 118,8 milioni
di euro, il 44% dei quali assegnati ai Comuni, il 33% alle Regioni, il
19% alle Province e il 4% alle Comunità montane; disponibilità
che, assommata alle risorse degli enti locali, ha determinato un investimento
globale senza precedenti di 492 milioni di euro. Una fase che ha dimostrato
sia la capacità di innovazione di Regioni, Province, Comuni e Comunità
montane in stretta collaborazione con il Governo, sia l’utilità
del coordinamento delle Regioni sul loro territorio.
Stanca ha anticipato che la seconda fase dell’e-Government dispone
di finanziamenti statali per 209,5 milioni di euro, cui si aggiungeranno
(come nella prima fase) le risorse degli Enti locali ed i fondi comunitari.
Sono previste 7 linee d’azione: sviluppo dei servizi infrastrutturali
locali (56 milioni di euro); diffusione territoriale dei servizi per cittadini
e imprese (71 milioni di euro); espansione territoriale e completamento
dei servizi per lavoro e sanità (10 milioni di euro); inclusione
dei piccoli comuni (-5 mila abitanti) nell’attuazione dell’e-Government
(29 milioni di euro); avviamento di progetti per lo sviluppo della cittadinanza
digitale, l’e-Democracy (10 milioni di euro); promozione dell’utilizzo
dei nuovi servizi presso cittadini e imprese (4 milioni di euro); formazione
e assistenza per gli enti locali (14,5 milioni di euro), compresi 15 milioni
di euro ancora da destinare.
|