ANNUARIO 2003
SIRACUSA

Tra pietra e mare

 

Approdo di civiltà esogene, Siracusa ha nella sua origine greca il tratto saliente della propria identità, aperta al dialogo fruttuoso con le generazioni d’ogni tempo. Dalle geometrie doriche alle esuberanze barocche si snoda un percorso che ha visto mescolanze di stili non solo architettonici, capaci di generare frutti originali di arte e civiltà.
Di ciò si è accorto il cinema, dinanzi ad un paesaggio in cui i segni dell’uomo gridano silenziosamente la transitorietà del vivere.
È la pietra l’elemento primigenio che domina l’altopiano esteso all’interno del territorio siracusano. La pietra che affiora rugosa sui terreni incolti o appare raccolta, paziente, in cumuli antichi al centro di campi seminati; le linee infinite dei muri a secco, disposte in righe musicali, solcano le colline dai colori cangianti.

Di quella pietra, dell’uomo e del suo lavoro parlano le piccole case coloniche o le imponenti masserie che sorgono isolate tra i campi, circondate da alte mura a difesa, segno d’antiche paure d’assalti e razzie. Ovunque s’innalza pietra intagliata da mani esperte, ad ammorbidire con la dolcezza d’un ricamo l’asprezza del vivere, di cui la stessa pietra è segno.
Poi c’è il mare. Un mare doppio, di scogli e sabbia, è quello che segna il confine in questo tratto di costa. Un mare doppio, ambiguo. Come ambiguo è da sempre il rapporto tra il mare e i siciliani. Al mare ci si affida in un viaggio di speranza e del mare si diffida, perché da esso proviene la minaccia di chi ci assoggetta. La storia di Sicilia e del suo mare, con il segno doppio dell’ambiguità.

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