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sindaco Pulvirenti (a destra) con Nuccio Faro, presidente del CAI pedarese e trainer
della spedizione catanese "Everest 2001" |
Un'avventura.
Un sogno per tutti gli alpinisti conquistare la vetta più alta del mondo. L'Everest.
È il sogno che si concretizza per una spedizione Made in Pedara. Un'esperienza
straordinaria che il Comune ha voluto "vivere" in maniera diretta, schierandosi
tra i principali promotori del progetto Etna - Everest 2001, due mondi a confronto.
Risaputo, d'altronde, che il sindaco Rosario Pulvirenti è un appassionato d'alta
montagna, oltre che un abile sciatore: "Sarà la prima volta addirittura del Cai
siciliano sull'Everest, per noi davvero una bella opportunità. La presenza del
nostro paese, tra i promotori di un'impresa così importante ci inorgoglisce. Ed
il Cai pedarese, siamo sicuri che porterà "in alto" la bandiera della nostra grande
vocazione per il pianeta montano". Capo spedizione è, per l'appunto, il presidente
del locale Centro Alpino, il pedarese doc Nuccio Faro, coadiuvato dai professori
Angelo Rapisarda e Fabrizio Meli. I fortunati trekkers chiamati a respirare l'aria
delle rarefatte cime himalayane, votati da questo esigente brain storming, hanno
dovuto sudare le classiche sette camicie, e anche di più, per far parte della
rosa. Alla fine, Orazio Aiello , Mimmo Caruso e Antonio Privitera ce l'hanno fatta.
Dopo lunghe prove di resistenza, dopo sfiancanti scarpinate con crampi sempre
in agguato, dopo inevitabili dubbi, loro, segneranno cinquemila metri. Un duro
warm up che è servito ad "accendere" il corpo e soprattutto lo spirito. Il programma
dei nostri eroi, arduo e sfibrante. Una sveglia di tre settimane nei glaciali
siti dell'Himalaya, dieci ore al giorno di percorso dal campo base della Piramide,
quartier generale scientifico, una settimana tra sentieri e ponti impetuosi. Molteplici
le finalità del progetto; oltre all'aspetto avventuroso l'iniziativa include,
infatti, tra i vari obiettivi, la comparazione dei sistemi scolastici e nepalese
(altri promotori sono le università di Catania e Kathmandù ed il CNR), la salvaguardia
dell'ambiente, il monitoraggio della vegetazione nella valle del Khumbu, le analisi
delle acque, ed una campagna di sensibilizzazione per il contenimento dei fattori
inquinanti e dei problemi demografici (meno di seimila, i turisti registrati nel
1981 nella regione dell'Everest, contro i ventunomila dello scorso anno). Ammalia
il Nepal puro e solenne. E' una terra ruvida e misteriosa dai toni delicati ed
accesi, regno della tigre del Bengala, dei monasteri più remoti, dove l'aeroporto
è poco più una radura e girando l'angolo ci si ritrova faccia a faccia con serafici
incantatori di serpenti e lo sport nazionale non conta miliardi ed ultrà ma è
lieve e colorato: l'aquilone. Dove su sentieri inaccessibili si scorgono variopinte
carovane al seguito degli yak. E al di sopra di tutto il Sagarmatha, il capo del
mondo, dove è difficile catturare i segni del cambiamento. Splendidi passaggi
catturati in un documentario che ha affascinato tutti gli amanti della montagna,
sindaco in testa. Anche lui avrebbe voluto aggregarsi ai determinati uomini della
spedizione. Loro, tra una trentina d'anni, mostrando le immagini di quella sfida
a nipotini ipertecnologici potranno rivelare fieri "Lassù c'ero anch'io". |