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A Grammichele, cittadina nota per la sua caratteristica pianta esagonale,
in questi anni è stato avviato un processo finalizzato alla piena valorizzazione
del patrimonio archeologico e monumentale. All'insegna del binomio cultura - turismo,
che è una delle principali carte che Grammichele e l'intero Calatino - Sud Simeto
possono giocarsi al tavolo dello sviluppo. Al Museo civico, per esempio, è stato
realizzato un nuovo modello di museo, secondo una concezione più funzionale. Esso,
oltre all'ingresso, si compone di tre sale. La prima è prevalentemente dedicata
all'esposizione di tre sepolture entro "pithos" provenienti dalla necropoli di
Madonna del Piano - Mulino della Badia (XI - IX sec. a.C.) che rispetta l'integrità
del contesto storico di provenienza e suggerisce l'originaria giacitura delle
tombe. La seconda, destinata alle mostre temporanee, ospita una selezione di materiali
raccolti durante lo scavo archeologico che, condotto nel 1997/1998 lungo la Sp
33, ha portato alla scoperta di alcuni ambienti che si datano fra la fine del
VI e la prima metà del V secolo a.C. La scelta dei pezzi esposti è rappresentativa
della cultura materiale e delle attività che si svolgevano all'interno delle abitazioni.
Infine, la terza sala raccoglie per lo più i corredi funerari di alcune tombe
a camera della necropoli arcaica di Casa Cantoniera campo. Il Museo si trova attualmente
nel Palazzo municipale ma, secondo quanto anticipato dall'Amministrazione, si
tratta di un'allocazione temporanea. Infatti la costruzione della sua nuova sede
avverrà nell'area (240 metri quadrati) adiacente la piazza Carlo Maria Carafa,
su cui sorgeva il carcere mandamentale e che, dopo una querelle di quasi 60 anni,
è tornata in proprietà al Comune. Piazza Carafa e l'intera parte antica della
cittadina si preparano a diventare un cantiere. Dopo l'ok, da parte del Consiglio
comunale, al piano particolareggiato del centro storico, redatto, su indicazione
dell'Amministrazione, dagli architetti Paolo Portoghesi, Leonardo Proli e Roberto
Palombi con la collaborazione, per i rilievi, di una trentina di tecnici locali
(senza dimenticare il difficile lavoro svolto dall'assessorato comunale all'Urbanistica),
adesso si attende soltanto l'approvazione definitiva dell'assessorato regionale
Territorio e Ambiente. Il piano potrà sbloccare l'attività edilizia in oltre 5.000
unità immobiliari. Oltre il 60 per cento degli alloggi potranno essere rifatti
con criteri e tipologie edilizie compatibili con il tessuto edilizio e storico
della città, mentre nel rimanente 40 per cento saranno possibili interventi di
recupero. Con il piano particolareggiato si potrà dare inoltre esecuzione alle
risultanze del concorso nazionale per la ridefinizione architettonica di piazza
Carafa. |