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L'oasi WWF di Fiumefreddo
| Percorrendo la strada statale 114 si incontra Fiumefreddo,
10 mila abitanti. All’improvviso, un’ondata di giovinezza investe e, al tempo
stesso, sorprende il visitatore. L’abitato più importante è quello che si estende
sulla Statale che collega Messina con Catania, dove un tempo sorgevano, nel lontano
700, le botteghe del principe di Palagonia e che ha conservato il nome di Botteghelle.
Gli altri quartieri, sorti in epoche diverse (Castello, Diana-Liberto, Torrerossa,
Ponte Borea), lo stesso centro storico di Fiumefreddo, conservano ancora tutte
le caratteristiche architettoniche del passato, con la straordinaria bellezza
delle campagne dell’intorno, la feracità della terra, il vicino mare e il continuo
progresso della cittadina jonica. Mille aneddoti hanno fatto la storia di Fiumefreddo
di Sicilia, mentre sono trascorsi i secoli, al riverbero fiammeggiante dell’Etna.
Da villaggio con le sue piccole botteghe, i fondachi per il cambio dei cavalli,
a cittadina e centro industriale (specie dopo l’apertura negli anni ‘60 della
cartiera Siace) per la derivazione agrumaria, il passo è stato breve. Quelle che
erano state definite nel passato "botteghelle", si sono trasformate nel tempo
nell’insediamento più importante del territorio di Fiumefreddo, diventando così
il centro della vita economica e culturale. Arte e monumenti sono il binomio vincente
del piccolo centro etneo, l’itinerario cittadino riserva sorprese a non finire.
Nel quartiere fiumefreddese Diana, nella piazza centrale della borgata, si erge
la statua di Filippo Torrisi (un medico filantropo vissuto a cavallo tra l’800
e il ‘900). Sulla stessa piazza si aprono una deliziosa chiesetta dedicata
a S.Vincenzo Ferreri, e, sul lato ovest, il palazzo Corvaja, vero esempio di architettura
rurale isolana del ‘700. Un altro gioiello del barocco siciliano del XVII secolo
è il "Castello degli schiavi", il cui prospetto di parata si presenta semplice
e armonioso. Il castello di via Marina, opera architettonica di straordinaria
bellezza, è stato lo scenario ideale di alcune celebri pellicole cinematografiche.
Nel 1968, il regista e scrittore Pierpaolo Pasolini utilizzò l’antica struttura
di Fiumefreddo per girare alcune scene del film "L’orgia"; negli anni ‘70 il regista
americano Francis Ford Coppola, innamorato dallo splendore architettonico dell’antico
castello, lo scelse come "habitat" naturale per tre cult-movie che hanno fatto
la storia del cinema mondiale: "Il padrino I, II e III". Tornando all‘itinerario
turistico-culturale, oltre Diana, fra i quartieri di Feudogrande e Ponteboria,
tra il verde degli agrumeti, affiora una torre (denominata "torrerossa" per via
dei mattoni rossi con i quali è stata costruita), un monumento sepolcrale che
ha sicure origini in epoca romana, unico in tutta l’Italia meridionale. Insieme
al mare, le campagne circostanti, l’elemento che costituisce l’attrazione maggiore
del territorio fiumefreddese, rimane il fiume omonimo che per il suo caratteristico
ecosistema è stato sottoposto a tutela, e incluso fra le prime 19 riserve naturali
siciliane, l’oasi è attualmente gestita dalla locale sezione del WWF. Recentemente
la Provincia regionale di Catania ha disposto la perimetrazione della riserva,
mentre l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente ha stanziato le somme
necessarie per l’esproprio della zona A, ancora in mano ai privati e la successiva
demolizione (in territorio di Calatabiano) dei numerosi ruderi, testimonianza
di un tentativo di abusivismo, in un’area naturale finalmente protetta. "Sotto
il profilo della promozione turistica - afferma Marinella Fiume, sindaco di Fiumefreddo
- abbiamo stampato e diffuso una guida del Comune a cura dell’assessorato alle
attività produttive e lanciato un’iniziativa denominata "Mapro": una singolare
mostra mercato dei prodotti artigianali che fa leva su floricoltura e ortofrutta. Nel
territorio fiumefreddese - spiega il sindaco - operano molti produttori coraggiosi
che hanno riconvertito la tradizionale agrumicoltura (da qualche tempo in crisi)
in colture alternative: il "pomodoro ciliegino", ad esempio, viene prodotto esclusivamente
a Fiumefreddo ed esportato in tutta Europa e vede impegnata una moderna azienda
agricola che occupa oltre 100 persone". Tra le nuove colture, quella del mango
è certamente la più singolare. "Per la prima volta in Italia - ci tiene a precisare
il sindaco di Fiumefreddo - il mango è stato prodotto a Fiumefreddo di Sicilia".
Nel territorio sono molti i mangheti che fanno invidia a quelli più consoni al
loro ambiente naturale della Florida, il mango fiumefreddese si contraddistingue
per una peculiarità: se in Florida il mango cresce su alberi di tre metri di altezza,
rendendo difficile la raccolta, il mango "made in Fiumefreddo" cresce invece su
piccoli alberi ma che producono frutti enormi. Rinomata a Fiumefreddo anche la
floricoltura: ibiscus e bouganville, sono suddivisi in centinaia di qualità; la
straordinaria capacità dei produttori fiumefreddesi è stata premiata in Florida
nel corso di un convegno specializzato. "A Fiumefreddo - dice orgogliosa il sindaco
Fiume - esportiamo in Olanda persino le margherite in vaso e altri tipi di fiori,
alcune serre sono state allestite lungo la riserva naturale di Marina di Cottone.
Il decollo turistico - conclude la professoressa Fiume - può essere garantito
anche dall’approvazione del "Prust" Valdemone, un programma europeo finalizzato
al rilancio del turismo e che ha visto l’impegno dei sindaci del comprensorio
jonico-etneo", il cui decreto è stato recentemente firmato dal Ministero".
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