ANNUARIO 2000
BIANCAVILLA

Tra le chiese del Seicento

Basilica S. Maria dell'Elemosina

La maggior parte del patrimonio artistico è conservato all’interno delle Chiese, quest’ultime veri e propri scrigni d’opere d’arte, disseminate all’interno del tessuto urbano, cresciuto forse troppo rapidamente ed in maniera incontrollata. Ripercorriamo assieme, come in una sorta di ricostruzione virtuale, le tappe della nascita e consacrazione di alcune fra le maggiori chiese presenti nella cittadina. La piccola chiesa eretta dalla colonia albanese e dedicata a S. Caterina, con le successive autorizzazioni del Vescovo nel 1602, nel 1654 e poi ancora nel 1734, venne trasformata in una chiesa di più grandi dimensioni e con quattro archi. Nel 1629 essa venne indicata come la Chiesa di Nostra Signora della "Limosina", in segno di venerazione alla Vergine. Anche le altre chiese furono costruite in questo secolo: la chiesa dell’Annunziata, ad esempio, eretta intorno al 1600. Nel 1714, grazie all’opera dell’abate Piccione, alle donazioni e alle offerte dei fedeli, venne ingrandita dandole la configurazione a tre navate. La volta e le pareti furono occupate da affreschi eseguite dal Tamo, i cui resti oggi sono in pessime condizioni se non addirittura cancellate e coperte da calce.

Chiesa Madre

La Chiesa dell’Odigidria oggi chiesa delI’Idria, fu fondata dopo il 1600. Fu dichiarata chiesa sacramentale solo nel 1779. Anche la piccola Chiesa di S. Rocco - oggi Chiesa del Rosario - nei primi anni del secolo, subì delle opere di ampliamento e di restauro a cura del Rev. ab. Antonino Piccione, che la dotò di rendite il cui nome viene ricordato ancora da una lapide che si trova nella chiesa. Essa mutò il titolo di S. Rocco in quello del SS. Rosario per imposizione del generale dei Domenicani Montoj il quale, il 12 Gennaio 1682, permise che nella chiesa si costituisse la congregazione del SS. Rosario, a condizione che la stessa prendesse questa denominazione. La Chiesa della Mercede, che sorge lungo la via Innessa, fu costruita, per ordine del marchese don Placido Puglisi, adiacente alla propria casa. La Chiesa di S. Giuseppe, cappella di famiglia, è posta di fronte al palazzo dei baroni Piccione, dove si venera ancora la Madonna dello Spasimo: trasferita dalla piccola chiesa omonima, dopo che nel 1911 per le condizioni instabili delle fabbriche venne chiusa e venduta. Capitolo a parte merita la Villa delle Favare, costruita da maestranze locali alla fine del Settecento su commissione di Don Pietro delle Favare e collocata originariamente in aperta campagna, nel punto più elevato di un vasto terreno. La villa è organizzata secondo uno schema quadrangolare ed è costituita da un corpo principale, adibito ad abitazione padronale, posto in posizione assiale rispetto all’ingresso, e dai locali adibiti a scuderie, magazzini e ad abitazioni dei contadini formanti due ali avanzanti a chiudere lateralmente il vasto cortile centrale. Un fulgido esempio di architettura rurale che non nasconde la vocazione ad abitazione signorile, con tutti i comfort previsti per l’epoca.

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