|
Riproduzione virtuale di quello che sarà il Ponte sullo stretto
di Messina
|
Ora anche i privati si fanno sotto. È di questi
giorni la manifestazione di interesse della Impregilo (Gruppo Romiti)
per la costruzione del Ponte di Messina. Questo significa solo una cosa:
le imprese italiane sono pronte a realizzare l’opera, così
come sarebbero pronte al finanziamento di quel 60% previsto dalla joint
venture (40% della società Stretto di Messina di cui fanno parte
Anas, Ferrovie, Regione Sicilia e Regione Calabria). Sostanzialmente non
ci sono ostacoli né finanziari, né operativi e quindi i
cantieri saranno regolarmente aperti nel 2005, appena approvato il progetto
definitivo e cantierabile. Resta l’opposizione degli ambientalisti,
secondo i quali l’opera sarebbe un’opera faraonica in un deserto
strutturale e le somme ad essa destinate sarebbero meglio utilizzate per
strade, ospedali e risorse idriche. Sfatiamo subito il tabù dei
costi: il Ponte alla fine non costerà nulla perché i privati
saranno remunerati con i pedaggi per 30 anni e poi restituiranno l’opera
allo Stato, che tornerà ad affittarla di nuovo per 30 anni e poi
per 30 anni ancora, un giochetto che durerà almeno due secoli e
che porterà molti soldi alle casse dello Stato. C’è
stata qualche perplessità a Messina. I messinesi bisogna capirli
perché escono da cinque anni di lavori per la tranvia e temono
i disagi di altri 7-8 anni di lavori. E tuttavia questa è un’ottica
localistica perché il Ponte serve a tutta la Sicilia. Inoltre i
benefici saranno numerosi perché diecimila addetti lavoreranno
appunto per 7-8 anni e riempiranno gli alberghi e i ristoranti. Sono soldi
che girano, altro che l’asfittica economia del panino dei Tir che
passano per Messina. Inoltre l’abolizione dei traghetti dello Stato
farà risparmiare 250 miliardi di lire l’anno (è questo
il deficit), eviterà l’inquinamento delle acque dello Stretto
e libererà dalle rotaie il fronte mare dove potranno essere realizzate
opere di grande attrattiva turistica.
Ormai è tutto pronto per la partenza del grande
progetto, ci sono i finanziamenti dello Stato e della società Stretto
di Messina. Il prossimo anno è destinato alla cura degli ultimi
dettagli e l’anno dopo sarà posta la prima pietra. È
dai tempi dei romani che si vagheggiava la realizzazione di un ponte tra
Scilla e Cariddi, un console romano provò addirittura a fare un
ponte di barche, ma non riuscì nell’impresa. Sul piano politico
dovrebbero essere risolti i problemi in quanto il progetto rientrava anche
nel programma del centrosinistra. Ha suscitato perplessità il fatto
che la Commissione europea non abbia inserito il Ponte nella “quick
start list” delle opere di pronto avvio. Ma la lista si può
“ritoccare” e tuttavia il Governo Berlusconi ha assicurato
che l’opera si farà “comunque” perché
il suo piano finanziario non ha bisogno dei contributi comunitari. Il
mancato inserimento è sgradevole ma non ostativo.
Del resto i ponti si fanno in tutto il mondo, anche in
Paesi fortemente ambientalisti come la Danimarca o il Giappone. Ed è
stato dimostrato che la realizzazione di un grande ponte aumenta del 15%
lo sviluppo (turistico e industriale) delle zone interessate. E Dio sa
quanto ne abbiano bisogno la Sicilia e la Calabria. Sarà un’opera
colossale, la più grande che sia mai stata realizzata dopo il taglio
del canale di Suez, un’impresa di cui essere orgogliosi perché
il genio italiano avrà un ruolo preminente.
IL PROGETTO DEFINITIVO
Il progetto prevede in via definitiva un ponte sospeso a campata
unica. Tutta la struttura sarà lunga 3.660 metri, mentre
la luce centrale sarà di 3.300 metri. L'impalcato sarà
realizzato in acciaio e sarà composto da 3 cassoni indipendenti;
sarà largo 60 metri e conterrà in tutto 6 corsie autostradali
(3 per senso di marcia) e 4 corsie ferroviarie che possono consentire
il transito di 140.000 automezzi e 200 treni al giorno.
Il sistema di sospensione della trave sarà costituito da
4 enormi cavi del diametro di circa 1,24 metri, disposti su due
coppie a una distanza di 52 metri che saranno lunghi ciascuno 5.300
metri e partiranno da due ancoraggi (in Sicilia e in Calabria) su
due torri alte 376 metri l’una (più dell’Empire
State Building di New York).
Il ponte sarà in grado di resistere ad un sisma pari a una
magnitudo di 7,1 gradi della scala Richter e di affrontare venti
con velocità superiore a 216 chilometri all’ora; avrà
una vita di servizio di 200 anni.
Gli accessi saranno localizzati, per la Sicilia, in un’area
contigua alla periferia nord di Messina; per la Calabria, in un’area
della periferia nord di Villa San Giovanni.
Verranno realizzati collegamenti stradali all’aperto e in
galleria per un totale di 24 km. per sponda, nonché raccordi
ferroviari per un totale di 36,5 km. per sponda.
I COSTI
4.732 milioni di euro di cui: 3.410 per il ponte;
1.322 per gli allacci stradali e ferroviari. Tempi di esecuzione:
6 anni dall’inizio dei lavori che è previsto per la
fine del 2004 inizio 2005.
|
DATI TECNICI
Luce della campata centrale 3.300 m.
Luce delle campate laterali 960 m. e 810 m.
Larghezza complessiva dell’impalcato 60 m.
Area trasversale dei cavi portanti 4 m2
Diametro dei cavi portanti 1,2 m.
Interasse tra le coppie dei cavi 52 m.
Altezza delle torri 376 m. slm
Velocità critica di flutter 91 m/s
Peso strutturale dell’impalcato 70.500 t.
Peso di ogni torre 54.100 t.
Peso complessivo dei cavi principali 166.600 t.
|
|