ANNUARIO 2003
SORTINO

La cultura iblea e lo sguardo verso l'Europa

 

pagine a cura di Giuppe Matarazzo

(in collaborazione con l'Ufficio P.R. editoriale)

Il sindaco Orazio Mezzio

L’antico e il nuovo. Storia e modernità. Comune della zona montana siracusana, con poco meno di diecimila abitanti, Sortino è conosciuto per le bellezze artistiche, per il territorio che lo circonda, per le tradizioni che continua a mantenere vive: tutti segni di una storia ricca di memoria che affonda le sue radici nel tempo. Ma Sortino è anche un paese che negli ultimi anni ha accettato la sfida della modernità, che, grazie all’impegno dell’amministrazione comunale guidata dal giovane e dinamico sindaco Orazio Mezzio, è riuscito a dotarsi di opere e strutture che lo rendono vivibile, funzionale, moderno, con servizi efficienti per i cittadini.
Accanto al recupero delle tradizioni, alla valorizzazione delle proprie risorse, alla promozione in termini culturali del proprio territorio, Sortino si pone in rilievo in provincia e non solo per come è cresciuto e si è sviluppato in questi ultimi anni. Il nuovo palazzo municipale, il centro diurno minori, la chiesa di S. Giuseppe, la piscina comunale, un rinnovato sistema viario, nuove piazze e spazi per l’aggregazione e l’incontro, innumerevoli strutture e servizi per il territorio, interessanti attività che danno l’immagine di un Comune vivo, che guarda al futuro, proiettato in una dimensione europea. L’Europa che Sortino porta nel cuore e nell’anima, con gioia ed entusiasmo, costruendo un percorso di straordinaria amicizia e coinvolgenti esperienze di gemellaggio con la cittadina tedesca di Riedstadt. Le iniziative organizzate in dieci anni di gemellaggio hanno interessato tantissime famiglie e consentito a centinaia di giovani di confrontarsi in attività sportive, culturali e musicali. I due Comuni sono legati da un ponte ideale lungo duemila chilometri. Un cammino premiato dal Consiglio d’Europa: Sortino fra i pochi del mezzogiorno d’Italia, è stato insignito della Bandiera d’Onore nel 1998.

Il Municipio

“Federalismo, Europa, occupazione, problematiche giovanili: i piccoli Comuni, costretti ormai a sopravvivere, da soli non possono farcela - dice il Sindaco, Orazio Mezzio -. E allora il futuro è la sfida comune, l’impegno a scommettersi sullo sviluppo attraverso la concertazione, il confronto. E questo è possibile attraverso una rinnovata etica nell’azione politica, nel lavorare con passione e una tensione ideale che guardi al futuro dei giovani e di questa nostra terra. Futuro che possiamo garantire soltanto attraverso il miglior utilizzo delle nostre risorse e dell’immenso patrimonio di cui disponiamo”.
E Sortino, completamente ricostruito dopo il terremoto del 1693, conserva fra le sue strade, i suoi vicoli, significative testimonianze della fede religiosa che ha sempre caratterizzato il popolo sortinese e importanti gioielli dell’architettura barocca: basti guardare la maestosità della facciata della Chiesa Madre dedicata a San Giovanni Apostolo ed Evangelista con il suo splendido sagrato, oppure l’armoniosità della Chiesa della Natività di Maria, adiacente al Monastero di Montevergine, con quel magnifico pavimento maiolicato in piastrelle di Valenza.

La Chiesa della Natività

Il centro storico del paese è ricco di palazzi settecenteschi, caratterizzati da raffinate facciate, con stupendi archi, cortili, balconi in ferro battuto.Le tante testimonianze di un così intenso passato richiamano alla memoria una florida economia agrumicola, artigianale e commerciale. Nel corso del ‘900, tuttavia, al termine di ogni conflitto mondiale, il paese ha visto sconvolgere il proprio equilibrio socio-economico, assistendo inerme alla triste piaga dell’emigrazione, che ha portato lontano tanti concittadini. Ma stretto e sempre vivo è rimasto il legame con le comunità dei sortinesi all’estero. E’ motivo di gioia fra l’altro vedere come molti concittadini siano riusciti a realizzare importanti attività imprenditoriali.
Negli ultimi decenni la realtà economica del paese si è caratterizzata prima con lo sviluppo della vicina zona industriale megarese, oggi con non poche prospettive di rilancio per nuova occupazione, e successivamente con la forestazione, che la Regione purtroppo non è ancora riuscita a promuovere concretamente in termini di sviluppo e di occupazione.
Sulla valorizzazione del territorio e del patrimonio artistico e naturalistico passa allora il futuro e lo sviluppo della cittadina. E su questa direzione si stanno muovendo le forze sociali e amministrative, creando strutture in grado di sfruttare appieno i fondi Europei. Fra i più giovani, dopo anni di assistenzialismo che hanno bruciato idee ed intelligenze, comincia a diffondersi una certa cultura d’impresa e la voglia di scommettersi su concrete proposte d’impresa. Il tessuto sociale del centro ibleo è caratterizzato da diverse e significative realtà associazionistiche e di volontariato, da strutture che offrono momenti ricreativi e d’incontro per anziani, bambini, giovani, da una comunità viva che si fa promotrice di valide iniziative culturali e sportive, ottenendo lusinghieri risultati e riconoscimenti.
Sortino è insomma un paese vivo, che vuole crescere, ricco di iniziative che dimostrano la voglia di non arrendersi alle statistiche e ai numeri sullo spopolamento e sull’impoverimento delle piccole realtà periferiche e montane. E’ un paese ricco di risorse che guarda avanti nel rispetto del proprio territorio, della propria identità, della propria storia.

Pantalica

TERRITORIO
Pantalica e Valle dell’Anapo

A pochi chilometri da Sortino è possibile visitare Pantalica, la più grande necropoli d’Europa, un sito dove la pietra è storia. Fra l’Anapo e il Calcinara, Pantalica offre un colpo d’occhio eccezionale. In ogni stagione si osservano tutte le gradazioni del verde a fare da cornice alle bianche rocce calcaree e alle oscure celle che esse custodiscono. Per le sue pareti rocciose che si estendono a giro per circa seimila metri sono passati tremila anni di storia. In questi luoghi, così isolati e sicuri, si stanziarono infatti le popolazioni sicule che fondarono una città vissuta per oltre 2.400 anni sino alla fine del XII sec. d. C.. Di certo Pantalica ha vissuto il passaggio fra la preistoria e la storia. La presenza di numerose grotte trogloditiche e di seimila celle sepolcrali rivelano diverse civiltà. Al periodo bizantino risalgono i resti di quattro villaggi e di tre chiesette (S. Micidiario, l’oratorio del Crocifisso, l’oratorio di S. Nicolicchio).
In prossimità del fossato difensivo di Filiporto si trovano i resti della costruzione dell’Anaktoron, il Palazzo del Principe. Molto belle anche le grotte, fra cui quella dei Pipistrelli, la grotta Trovata e del tunnel.
Di grande interesse è la riserva della Valle dell’Anapo. Lungo il greto del fiume è possibile immergersi in un paradiso naturale di straordinaria bellezza: pioppi, platani, salici, un profumato sottobosco, e poi una grande varietà di fiori e colori. Ricca è anche la fauna. La valle è rimasta incontaminata fino al 1915, quando iniziarono i lavori per la costruzione del tracciato ferroviario della linea Siracusa-Vizzini. Disattivata nel 1956, rimangono ancora oggi, ben integrati con la natura, alcuni caselli, le stazioni, le gallerie. All’interno della Valle è possibile visitare la masseria Specchi, una tipica costruzione rurale. La riserva è gestita dall’Ispettorato Ripartimentale Foreste.

Lucina Campisi, finalista a "Miss Italia" e conduttrice di successo, mentre ammira un vasetto di miele di Sortino.

SAPORI
Dolce come il miele…

Sortino è la città del miele. Patria di quel famoso miele ibleo cantato da Virgilio, Ovidio, Teocrito. Ogni anno nel primo week-end di ottobre migliaia di visitatori raggiungono il centro montano per la Sagra del Miele, la più importante manifestazione per la valorizzazione delle maggiori risorse e prodotti del territorio, la più antica in provincia. Negli stands, allestiti nella piazza centrale e lungo il corso, è possibile degustare i vari tipi di miele, oltre ad assaggiare i dolci tipici. La tre giorni sortinese è ricca di manifestazioni culturali, fokloristiche e musicali. Da qualche anno si organizza di concerto con l’Associazione Apicoltori Sortinesi un concorso per il migliore miele del Mediterraneo che coinvolge tantissime regioni d’Italia e diversi Paesi che si affacciano nel bacino del Mediterraneo. Nell’ultima edizione sono stati presentati oltre centosettanta campioni di miele di ben tredici varietà.
Lo scorso ottobre è stata anche inaugurata una realtà mussale legata all’apicoltura: “La acasa do fascitraru” (la casa dell’Apicoltore) con improtanti pezzi che richiamano alla memoria l’antica arte della produzione del miele.
Il centro ibleo è tra i dieci Comuni fondatori dell’Associazione Nazionale delle Città del Miele a cui hanno aderito numerosi Comuni, Province e comunità montane di tutta Italia.

TRADIZIONI
La magia dell’Opera dei pupi

Il centro ibleo negli ultimi anni si è posto anche al centro dell’attenzione per essere riuscito a valorizzare e a diffonderla magia dei pupi siciliani. L’opera dei pupi è legata nel centro ibleo alla memoria della tradizione teatrale del puparo don Ignazio Puglisi. A far rivivere le gesta dei paladini di Francia sono due compagnie che raccolgono l’eredità del puparo sortinese. In piazza S. Francesco è stato allestito il Museo Civico dell’Opera dei Pupi. L’esposizione, curata nei particolari, offre bei quadri di sicilianità. Si possono ammirare più di trenta pupi, inseriti in diverse scene, e il caratteristico teatrino, in un percorso fra musica, giochi di luce, oggetti d’altri tempi. Un viaggio nel passato con meravigliosi pezzi già esposti al Museo del Teatro alla Scala.
Ogni anno Sortino organizza la Rassegna del Teatro delle Marionette con la partecipazione delle più importanti compagnie. Per una settimana spettacoli, mostre, momenti didattici per le scuole e convegni. La manifestazione, consolidatasi nelle ultime edizioni con il prezioso contributo del noto puparo Mimmo Cuticchio, è diventata un importante momento per la valorizzazione di una espressione teatraleche appartiene alla nostra tradizione e che non deve essere perduta, soprattutto dopo il riconoscimento dell’Unesco che ha indicato proprio nella tradizione dell’Opera dei Pupi, un “patrimonio immateriale dell’umanità”.


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