|
Il sindaco Giambattista Bufardeci
|
Siracusa adesso guarda con crescente fiducia al suo porto,
che nei progetti della giunta comunale e del sindaco Giambattista Bufardeci
è destinato a diventare uno dei volani del rilancio economico della
città. E non stiamo parlando di una semplice possibilità
campata in aria, del desiderio di amministratori pubblici che accarezzano
un sogno tutto da realizzare; stiamo parlando di un progetto concreto,
che prevede persino due banchine per le navi da crociera e che aspetta
solo le necessarie autorizzazioni per potere diventare operativo.
La formula magica è la seguente: Piano regolatore del porto. A
Siracusa mancava dal 1919, cioè da ben 84 anni, e adesso, dopo
il voto favorevole del Consiglio comunale, è uno degli strumenti
in mano alla città per la piena affermazione nel settore turistico
e per completare quel nuovo modello di sviluppo al quale lavora la giunta
comunale in carica sin dal suo insediamento. Se potesse scegliere, a Bufardeci
piacerebbe essere ricordato come il sindaco che più dei suoi predecessori
si è impegnato per dare a Siracusa e al suo hinterland un chiaro
indirizzo verso lo sfruttamento a fini turistici delle immense risorse
di cui dispone questa terra in termini di patrimonio archeologico, artistico,
monumentale, ambientale. Il mare ed il porto sono elementi strategici,
ma per troppo tempo sono stati sacrificati nel nome della “monocultura
industriale”, del petrolio e della chimica.
“Facciamo attenzione - chiarisce subito Bufardeci
- non voglio dire che la zona industriale deve essere gradualmente smantellata
e che le aziende petrolchimiche devono lasciare la provincia di Siracusa.
Ancora oggi il settore ha un ruolo importante per l’economia della
nostra provincia, non foss’altro per le migliaia di famiglie le
cui entrate dipendono dalla zona industriale. Piuttosto, ormai da tanti
anni c’è la consapevolezza, condivisa anche dai rappresentanti
degli industriali, che il settore petrolchimico ha smesso di essere la
locomotiva economica di questa terra. Nel 1999, quando abbiamo chiesto
la fiducia degli elettori, lo abbiamo fatto assicurando che avremmo lavorato
per offrire nuove prospettive di crescita e di occupazione. Il mare ed
il porto rientravano perfettamente in questo quadro complessivo, ora ce
ne stiamo riappropriando per trasformarli in risorsa”.
|
Una magnifica veduta di piazza Duomo
|
A Siracusa c’è persino un assessorato alla
Risorsa Mare, ma il Piano regolatore del porto, già presentato
con successo all’ultimo Salone nautico di Genova, è frutto
della collaborazione tra l’assessorato all’Urbanistica e la
Capitaneria. Il suo progetto, infatti, è stato redatto nell’ambito
del nuovo Piano regolatore generale (che prevede anche il Piano particolareggiato
di Ortigia, il centro storico della città), già pronto per
essere discusso in Consiglio comunale.
Il nuovo porto di Siracusa avrà un’estensione ben più
grande di quella attuale, tanto da prevedere una nuova passeggiata a mare
esattamente sul fronte opposto all’attuale passeggiata della Marina,
al Foro Italico. I bacini veri e propri, però, si svilupperanno
tra l’isola di Ortigia e la zona umbertina, lungo le attuali banchine,
per un totale di oltre 900 posti barca in mare, più 240 in deposito
a terra. I due attracchi per le navi da crociera saranno realizzati al
molo Sant’Antonio, che solo da poco tempo è tornato perfettamente
fruibile, da quando cioè sono stati abbattuti gli enormi silos
granari che per trent’anni lo hanno reso pressoché inutilizzabile
e hanno deturpato la vista.
“Non ho avuto un solo attimo di tentennamento:
scaduta la concessione trentennale, ho chiesto alla Capitaneria di non
rinnovarla più e così è partita la demolizione -
aggiunge il Sindaco -. Sarebbe stato un impedimento al progetto portuale,
un handicap notevole per una città di mare che sta giocando gran
parte del suo futuro sul tavolo della scommessa turistica. Le navi da
crociera oggi possono solo gettare l’ancora in rada e poi affidarsi
ai battelli per trasferire i passeggeri a terra. Chiaro che fino ad oggi
Siracusa sia stata una meta poco appetibile per i croceristi”.
Oltre 2.000 metri di banchine, più di 1.500 metri di pontili galleggianti,
381 posti auto: sono questi i numeri del futuro porto di Siracusa. La
zona più grande sarà quella riservata ai diportisti, dove
saranno ottenuti 528 posti barca in mare; inoltre, alla banchina dell’attuale
Marina potranno attraccare 76 grossi yacht. Infine, sono 328 i posti in
mare riservati ai pescherecci, un numero più alto dell’attuale
consistenza della flotta siracusana, che finalmente potrà disporre
di un porto rifugio contro le mareggiate. Il tutto condito da servizi
specifici, cantieri navali e spazio per i calafatari.
|
Il Sepolcro di S. Lucia
|
“Anche questa scelta ha un suo senso - spiega Bufardeci
- perché noi vogliamo stimolare il settore della pesca verso la
crescita. Più in generale, la nostra idea di porto è strettamente
legata allo sviluppo turistico della città, che così si
apre al settore dei diportisti e dei croceristi, ancora oggi marginale
nel computo totale dei visitatori. Ma questo è solo un aspetto.
Il mare per noi è anche cultura, ed ecco che comincia a prendere
forma l’idea di un museo che non sia solo luogo di esposizione di
reperti provenienti da fondali, ma che ricordi a tutti che Siracusa è
una città costiera, caratteristica questa determinante per lo sviluppo
della nostra vicenda storica e la nostra crescita economica e sociale.
Soprattutto - aggiunge Bufardeci - il mare è patrimonio ambientale
e per tale ragione Siracusa ospiterà la quarta, per grandezza,
riserva marina protetta d’Italia”.
L’area marina protetta del Plemmirio (il nome risale ad insediamento
umano dell’Età del bronzo) è ormai a portata di mano.
Manca solo il decreto finale del ministero dell’Ambiente, che ha
già dato il parere favorevole ai progetti, ed è un obiettivo
perseguito con convinzione dalla giunta Bufardeci e dalla Provincia regionale.
Così il ventaglio dell’offerta turistica si ampia, si integra
e si estende a fette sempre più vaste di territorio, cercando di
modificare l’immagine di una città che vive solo del suo
patrimonio archeologico e di Ortigia.
“La nostra costa è invidiabile - dice ancora il sindaco Bufardeci
- sia per il mare pulito che dal punto di vista paesaggistico. Certo,
Ortigia rimane e rimarrà il principale motivo di richiamo dei visitatori,
il cui numero di presenze è per noi più che lusinghiero
anche rapportato ai dati complessivi della Sicilia. Ci incoraggia l’attenzione
che il mondo dell’informazione rivolge al nostro centro storico
(in misura decisamente superiore rispetto al passato) che da solo riesce
a dare la dimensione plurimillenaria della nostra storia”.
Che Ortigia sia una risorsa lo hanno capito i privati, che continuano
ad investirvi: aprono locali, ritrovi e persino alberghi elegantissimi,
come il Miramare e l’Hotel des Etrangers, tornati ad animarsi dopo
essere rimasti chiusi per decenni. Lo hanno capito gli operatori culturali,
che la ravvivano con iniziative di sempre maggiore successo e affidate
ad artisti di grande fama. E, ovviamente, lo hanno capito anche gli amministratori
comunali che dalla scorsa estate battono con convinzione la strada della
chiusura alle auto del centro storico. Per ora il divieto scatta alle
19, ma nei progetti del sindaco, che diventeranno presto operativi, c’è
la determinazione di pedonalizzare per tutte le ventiquattr’ore
la parte monumentale dell’isola e di proibire alle macchine la parte
commerciale solo di sera.
“Far diventare il centro storico una zona a traffico limitato è
una sorta di rivoluzione per la città - spiega Titti Bufardeci
- e, come tutti i cambiamenti radicali, ha bisogno di essere compresa
ed accettata. Ma è una scelta dalla quale non si torna indietro.
La sperimentazione avviata la scorsa estate ci ha fornito una serie di
indicazioni utili per il futuro. Disponiamo di un numero sufficiente di
parcheggi dentro e fuori Ortigia, ma dobbiamo evitare che siano troppo
onerosi; dobbiamo rendere più razionali i trasporti per non penalizzare
chi vive e lavora in Ortigia. Tuttavia, non vorrei dare l’impressione
- conclude Bufardeci - che l’amministrazione comunale lavori solo
in funzione del turismo e del centro storico. Mi piacerebbe dire cosa
facciamo per le periferie, parlare dei tanti milioni di euro spesi per
opere pubbliche, per assicurare una crescita armonica alle nuove zone
di espansione edilizia. Vorrei, per esempio, riferire cosa facciamo per
l’edilizia scolastica, settore in cui stiamo spendendo più
di ogni altra amministrazione precedente alla mia. Ci sarebbe tanto da
dire, ma apriremmo un nuovo, lungo capitolo”.
Il nuovo ponte di Siracusa, che collegherà
il centro storico alla terraferma, al momento in cui scriviamo,
è vicinissimo all’inaugurazione e sta per essere consegnato
ufficialmente alla città. Per il sindaco di Siracusa, Giambattista
Bufardeci, che lo ha voluto con convinzione, affrontando una decisa
opposizione, è la soluzione del problema che riguarda la
realizzazione di collegamento con Ortigia capace di resistere alle
più alte sollecitazioni sismiche. “È un’opera
di protezione civile non più rinviabile - ripete in continuazione
il sindaco Bufardeci - una infrastruttura importantissima che, oltre
a garantire una migliore fluidità del traffico cittadino,
assicurerà alla città una affidabile via di fuga in
una terra ad alto rischio sismico e non avrà impatto ambientale”.
L’ultima novità è che il ponte sarà intitolato,
con tutta probabilità, a Santa Lucia. La proposta è
dello stesso sindaco Bufardeci ed è stata presentata ad una
riunione di tutti i principali rappresentati istituzionali della
città, che stanno contribuendo ad organizzare l’Anno
Luciano, per ricordare i 17 secoli del martirio della patrona di
Siracusa. Un’idea che ha trovato il gradimento di tutti, compreso
l’arcivescovo Giuseppe Costanzo. “Mi è sembrato
- ha spiegato il sindaco Bufardeci - un giusto atto di devozione
verso Santa Lucia, in questo anno così importante per tutti
i siracusani che hanno un rapporto davvero speciale con la loro
patrona”. Della realizzazione del terzo ponte, in aggiunta
a quello su corso Umberto I ed a quello dei calafatari, si è
discusso per trent’anni, senza mai che fosse stata presa una
decisione. Solo la giunta Bufardeci è andata fino in fondo
e alla fine il collegamento è stato realizzato, superando
ataviche perplessità e contrapposizioni. L’infrastruttura
è sorta sulla Darsena, cioè sulla sponda opposta a
quella del brutto ponte dei Calafatari realizzato, invece, negli
anni Sessanta e che come via di fuga è insufficiente perché
si innesta nella rete viaria cittadina con una strozzatura. D’altro
canto, la giunta Bufardeci si è trovata sin da subito a fronteggiare
un’emergenza di notevole entità che aveva a che fare
col ponte umbertino. Subito dopo l’insediamento, infatti,
si palesò in maniera inequivocabile l’inagibilità
di questa importantissima infrastruttura. Venne a mancare il “tràit
d’union” per eccellenza tra la città e l’isolotto
di Ortigia, quest’ultimo, insieme, baricentro del turismo
in forte espansione, espressione importante della vita commerciale,
artigianale e, non ultima, sociale del capoluogo aretuseo. La scelta,
dunque, è stata obbligata. L’amministrazione si è
dovuta muovere su due fronti: da un lato, il restauro dello storico
ponte; dall’altro, la realizzazione di una valida alternativa
per risolvere definitivamente il problema. E bisogna dire che il
sindaco Bufardeci, nel complesso salvataggio dell’Umbertino,
si è mosso a tempo di record, tanto da essere stato ribattezzato,
all’epoca, “l’uomo del ponte”, parafrasando
una popolare pubblicità.
Il progetto del Terzo Ponte è stato curato da Antonino Bevilacqua,
del Politecnico di Torino; è costato 3 milioni e 100 mila
euro; è stato realizzato in acciaio e calcestruzzo armato
ed è stato finanziato interamente con i fondi della legge
sul terremoto del 1990. Una data indimenticabile per i siracusani,
la cui vita fu sconvolta da un terribile sisma proprio nel giorno
dedicato ai festeggiamenti della santa patrona, il 13 dicembre.
Una ragione in più per dedicare a Santa Lucia un ponte che,
assicurano gli specialisti, si prefigura come un modello di affidabilità
e sicurezza.
|
|