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Il Magnifico Rettore
Ferdinando Latteri
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Oltre 500 anni di storia, 12 Facoltà presenti
in 5 province della Sicilia orientale, 80 corsi di laurea, altrettanti
dottorati di ricerca, quasi 65 mila iscritti, con 14 mila matricole all’anno.
Sono alcune delle cifre che costituiscono il biglietto da visita dell’Università
di Catania, la più antica dell’Isola ed una delle più
antiche d’Italia e d’Europa, tanto da rientrare nel novero
delle 70 “Università storiche” del Vecchio Continente.
Di fatto, un mega-Ateneo che rappresenta per migliaia di giovani siciliani
il riferimento più importante per costruire il proprio futuro.
Chiediamo al Rettore, prof. Ferdinando Latteri (nella foto), che si appresta
ad iniziare il suo secondo mandato triennale alla guida dell’Università
etnea, cosa significhino questi numeri.
“L’alto numero di immatricolazioni che registriamo ogni anno
- spiega il prof. Latteri - porta l’Ateneo catanese ad essere uno
dei primi a livello nazionale per “gradimento” fra i neoiscritti.
Ciò è dovuto in particolare alla grande carica di speranza
che soprattutto i giovani e le famiglie hanno attribuito all’indicazione
legislativa di una nuova Università: questi numeri costituiscono
inoltre indicatori tangibili di un nuovo atteggiamento della società
siciliana nei confronti dell’istituzione universitaria catanese,
oltre che della formazione superiore in generale, strettamente legati
ad una tensione verso il miglioramento e la crescita, verso la riqualificazione
del sistema produttivo e sociale, verso nuove prospettive di occupazione”.
“Tutto ciò per noi - continua il Rettore - è senza
dubbio un motivo di grande soddisfazione, in quanto sancisce il successo
del lungo e difficile lavoro di approfondimento culturale e didattico
nelle fasi di articolazione dell’offerta formativa e professionale,
a cui tutte le strutture dell’Ateneo si sono prestate a seguito
della riforma dell’Università. Ed è anche motivo di
grande speranza, dato che rafforza nella nostra comunità l’aspettativa
di promozione sociale fondata sulla possibilità di mettere a frutto
le intelligenze e le risorse umane. Al tempo stesso, questo alto interesse
ci fa sentire ancora più consapevoli delle responsabilità
che incombono sulla nostra Istituzione, dell’impegno che dobbiamo
onorare, del ruolo che dobbiamo ricoprire nella società e nel territorio.
Impegno innanzitutto orientato verso l’articolazione dell’offerta
formativa e della differenziazione dei percorsi nell’ambito dei
tre livelli (di base, specialistico e post-laurea) indicati dalla riforma
universitaria nazionale, come sul piano della diversificazione delle attività
e della distribuzione territoriale dell’offerta. E poi impegno quotidiano
e concreto, non soltanto da parte dell’Amministrazione, ma di tutto
il corpo docente e del personale tecnico amministrativo, nell’assicurare
al meglio la qualità delle attività didattiche e di ricerca,
volto ad esempio ad ottimizzare la gestione e l’utilizzo degli spazi,
ad incrementare le occasioni di innovazione nella didattica, anche attraverso
l’uso delle nuove tecnologie, e di confronto scientifico e culturale
con Università o centri di ricerca esteri, ad incentivare i momenti
di contatto con le realtà produttive o professionali del nostro
territorio sotto forma di stage e tirocini”.
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Il loggiato e il cortile interno
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“Questi sono solo alcuni aspetti pratici - dice
ancora Latteri - di un’operazione che comunque si presenta nel complesso
difficile e onerosa, come la realizzazione del nuovo modello di Università,
ma che intendiamo affrontare senza indugi perché siamo convinti
che non possiamo tradire le speranze di decine di migliaia di giovani,
di intere Comunità locali che confidano nella diffusione della
formazione superiore come strumento di riscatto personale e collettivo,
che garantisca la permanenza nel circuito mondiale della comunicazione,
della tecnologia, della libertà fondata sulla conoscenza”.
Ma quali sono, in termini pratici, le difficoltà rilevanti per
l’ordinario svolgimento delle lezioni e per l’individuazione
di nuovi spazi destinati all’insegnamento, secondo quelle che sono
le nuove esigenze dell’Ateneo?
“È del tutto evidente che non è possibile dare risposta
positiva alle aspettative di cui parlavo prima senza disporre di nuove
risorse per potenziare il corpo docente, aggiornare, incentivare ed accrescere
il personale tecnico e amministrativo e ampliare le strutture di didattica
e di ricerca a disposizione. Purtroppo, la grave crisi finanziaria che
tutte le Università italiane stanno vivendo, con i tagli dei fondi
di finanziamento provenienti dallo Stato, altro che ampliare le difficoltà
quotidiane di un Ateneo come il nostro. Sul piano delle strutture, in
particolare, la stessa riforma didattica impone una riflessione strategica
e un nuovo maggiore impegno. Da una parte è necessario dare risposta
positiva alla crescente domanda di formazione con nuove strutture e nuove
tecnologie, dall’altra vanno riconsiderate dimensioni e dislocazioni
territoriali, per consolidare gli insediamenti esistenti e le scelte già
effettuate e per progettare uno sviluppo impensabile fino a qualche anno
fa. Nonostante questi seri problemi, l’Università di Catania
ha cercato di far fronte alle nuove richieste attraverso una programmazione
dell’edilizia universitaria puntuale ed efficace. Cito come esempio
la realizzazione delle opere finanziate dall’Unione Europea per
le quali quest’Amministrazione è stata in grado di rispettare
tutti i termini previsti, garantendosi il beneficio di tutti i finanziamenti
stanziati. Grazie a questo sistema di lavoro, ad un’oculata gestione
delle risorse ed all’efficacia della “macchina” amministrativa
e tecnica dell’Ateneo, abbiamo inaugurato un nuovo polo bioscientifico
per la Facoltà di Agraria, alla Cittadella universitaria, alcune
aule per Farmacia, la nuova sede di villa San Saverio per la Scuola Superiore
di Catania. Medicina può contare su nuovi padiglioni nella zona
di via Santa Sofia, che si affiancheranno al recente Corpo aule e biblioteca
del Policlinico. Lettere e Lingue hanno delle aule nuove ai Benedettini,
e utilizzano già il prestigioso auditorium dell’ex complesso
monastico. Altri edifici nella stessa area saranno presto a disposizione
del cosiddetto polo umanistico, che riunisce le due facoltà e quella
di Scienze della Formazione, trasferitasi in gran parte nel vicino Palazzo
Ingrassia. Per quanto riguarda Scienze Matematiche Fisiche e Naturali,
stiamo procedendo ad una riorganizzazione degli spazi, grazie al trasferimento
del Dipartimento di Fisica alla Cittadella. Scienze politiche ha già
un nuovo edificio in via Dusmet che ospita biblioteca e laboratori. Ingegneria
ha nuove ed ampie strutture per la didattica”.
“Al tempo stesso - è ancora il Rettore a parlare - proseguono
i lavori di ristrutturazione del nuovo immobile di corso della Province
per la Facoltà di Economia, che potrà contare anche sugli
spazi del Palazzo delle Scienze che prima ospitavano Scienze geologiche,
e la costruzione di aule e laboratori per la Facoltà d’Ingegneria.
Giurisprudenza, una volta conclusi i lavori della Purità e di via
Roccaromana, potrà usufruire di ampi ed importanti spazi a disposizione
per le attività formative. Come si vede, la programmazione edilizia
non esclude nessuna delle dodici facoltà, nemmeno quelle che hanno
sede in altre province. In questo caso, infatti, la sinergia con gli enti
locali ed i consorzi universitari ci permette di “contrattare”
spazi adeguati per lo svolgimento delle lezioni come delle attività
di ricerca direttamente in loco”.
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L'Ateneo di Catania a piazza Università
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In conclusione, quali sono gli obiettivi che l’Ateneo
catanese si pone per i prossimi anni?
“La sfida che l’Università di Catania intende raccogliere
è innanzitutto quella di restare struttura integrata di ricerca
di qualità e di formazione di eccellenza secondo l’antica
tradizione che ne ha fatto un Ateneo prestigioso, come presupposto della
nostra funzione formativa, come contributo alla crescita della società
in cui viviamo, come punto di forza di una struttura universitaria che
esige sempre maggiore autonomia. Ben decisa a meritarsi questo privilegio,
l’Università di Catania si assegna come finalità essenziale
quella di contribuire, con la sua specifica ma flessibile dimensione istituzionale-operativa
e scientifica, a valorizzare e a studiare una realtà storico-culturale
di enorme rilievo, qual è quella di una Sicilia che è stata
da sempre uno dei luoghi classici, concreti e ideali, di tutta la storia
della grande Europa. In primo luogo, risulta centrale l’impegno
a promuovere una grande rete di collaborazione e di comunicazione con
le altre Università di tutte le rive del Mediterraneo, come momento
strategico di riaffermazione dell’anello di solidarietà che
deve cingere in un grande abbraccio culture diverse che tante radici comuni
possono vantare. In particolare, un traguardo prioritario è quello
dell’istituzione di un Politecnico del Mediterraneo che possa garantire,
nella collaborazione tra le tre Università siciliane, le condizioni
per assicurare lo sviluppo della ricerca e della formazione nei settori
delle tecnologie avanzate. Infine, l’Ateneo di Catania, oltre a
svolgere la sua propria funzione di centro autonomo e indipendente di
elaborazione della ricerca e di erogazione di formazione superiore, non
può e non vuole rinunciare alla sua tradizionale funzione di grande
istituzione di supporto tecnico alla società, alle istituzioni,
all’economia locale”.
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