ANNUARIO 2003
UNIVERSITA'

"Nel segno di un'antica
tradizione culturale"

Parla il Magnifico Rettore dell'Ateneo catanese, prof. Ferdinando Latteri
Il Magnifico Rettore
Ferdinando Latteri

Oltre 500 anni di storia, 12 Facoltà presenti in 5 province della Sicilia orientale, 80 corsi di laurea, altrettanti dottorati di ricerca, quasi 65 mila iscritti, con 14 mila matricole all’anno. Sono alcune delle cifre che costituiscono il biglietto da visita dell’Università di Catania, la più antica dell’Isola ed una delle più antiche d’Italia e d’Europa, tanto da rientrare nel novero delle 70 “Università storiche” del Vecchio Continente.
Di fatto, un mega-Ateneo che rappresenta per migliaia di giovani siciliani il riferimento più importante per costruire il proprio futuro. Chiediamo al Rettore, prof. Ferdinando Latteri (nella foto), che si appresta ad iniziare il suo secondo mandato triennale alla guida dell’Università etnea, cosa significhino questi numeri.
“L’alto numero di immatricolazioni che registriamo ogni anno - spiega il prof. Latteri - porta l’Ateneo catanese ad essere uno dei primi a livello nazionale per “gradimento” fra i neoiscritti. Ciò è dovuto in particolare alla grande carica di speranza che soprattutto i giovani e le famiglie hanno attribuito all’indicazione legislativa di una nuova Università: questi numeri costituiscono inoltre indicatori tangibili di un nuovo atteggiamento della società siciliana nei confronti dell’istituzione universitaria catanese, oltre che della formazione superiore in generale, strettamente legati ad una tensione verso il miglioramento e la crescita, verso la riqualificazione del sistema produttivo e sociale, verso nuove prospettive di occupazione”.
“Tutto ciò per noi - continua il Rettore - è senza dubbio un motivo di grande soddisfazione, in quanto sancisce il successo del lungo e difficile lavoro di approfondimento culturale e didattico nelle fasi di articolazione dell’offerta formativa e professionale, a cui tutte le strutture dell’Ateneo si sono prestate a seguito della riforma dell’Università. Ed è anche motivo di grande speranza, dato che rafforza nella nostra comunità l’aspettativa di promozione sociale fondata sulla possibilità di mettere a frutto le intelligenze e le risorse umane. Al tempo stesso, questo alto interesse ci fa sentire ancora più consapevoli delle responsabilità che incombono sulla nostra Istituzione, dell’impegno che dobbiamo onorare, del ruolo che dobbiamo ricoprire nella società e nel territorio. Impegno innanzitutto orientato verso l’articolazione dell’offerta formativa e della differenziazione dei percorsi nell’ambito dei tre livelli (di base, specialistico e post-laurea) indicati dalla riforma universitaria nazionale, come sul piano della diversificazione delle attività e della distribuzione territoriale dell’offerta. E poi impegno quotidiano e concreto, non soltanto da parte dell’Amministrazione, ma di tutto il corpo docente e del personale tecnico amministrativo, nell’assicurare al meglio la qualità delle attività didattiche e di ricerca, volto ad esempio ad ottimizzare la gestione e l’utilizzo degli spazi, ad incrementare le occasioni di innovazione nella didattica, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie, e di confronto scientifico e culturale con Università o centri di ricerca esteri, ad incentivare i momenti di contatto con le realtà produttive o professionali del nostro territorio sotto forma di stage e tirocini”.

Il loggiato e il cortile interno

“Questi sono solo alcuni aspetti pratici - dice ancora Latteri - di un’operazione che comunque si presenta nel complesso difficile e onerosa, come la realizzazione del nuovo modello di Università, ma che intendiamo affrontare senza indugi perché siamo convinti che non possiamo tradire le speranze di decine di migliaia di giovani, di intere Comunità locali che confidano nella diffusione della formazione superiore come strumento di riscatto personale e collettivo, che garantisca la permanenza nel circuito mondiale della comunicazione, della tecnologia, della libertà fondata sulla conoscenza”.
Ma quali sono, in termini pratici, le difficoltà rilevanti per l’ordinario svolgimento delle lezioni e per l’individuazione di nuovi spazi destinati all’insegnamento, secondo quelle che sono le nuove esigenze dell’Ateneo?
“È del tutto evidente che non è possibile dare risposta positiva alle aspettative di cui parlavo prima senza disporre di nuove risorse per potenziare il corpo docente, aggiornare, incentivare ed accrescere il personale tecnico e amministrativo e ampliare le strutture di didattica e di ricerca a disposizione. Purtroppo, la grave crisi finanziaria che tutte le Università italiane stanno vivendo, con i tagli dei fondi di finanziamento provenienti dallo Stato, altro che ampliare le difficoltà quotidiane di un Ateneo come il nostro. Sul piano delle strutture, in particolare, la stessa riforma didattica impone una riflessione strategica e un nuovo maggiore impegno. Da una parte è necessario dare risposta positiva alla crescente domanda di formazione con nuove strutture e nuove tecnologie, dall’altra vanno riconsiderate dimensioni e dislocazioni territoriali, per consolidare gli insediamenti esistenti e le scelte già effettuate e per progettare uno sviluppo impensabile fino a qualche anno fa. Nonostante questi seri problemi, l’Università di Catania ha cercato di far fronte alle nuove richieste attraverso una programmazione dell’edilizia universitaria puntuale ed efficace. Cito come esempio la realizzazione delle opere finanziate dall’Unione Europea per le quali quest’Amministrazione è stata in grado di rispettare tutti i termini previsti, garantendosi il beneficio di tutti i finanziamenti stanziati. Grazie a questo sistema di lavoro, ad un’oculata gestione delle risorse ed all’efficacia della “macchina” amministrativa e tecnica dell’Ateneo, abbiamo inaugurato un nuovo polo bioscientifico per la Facoltà di Agraria, alla Cittadella universitaria, alcune aule per Farmacia, la nuova sede di villa San Saverio per la Scuola Superiore di Catania. Medicina può contare su nuovi padiglioni nella zona di via Santa Sofia, che si affiancheranno al recente Corpo aule e biblioteca del Policlinico. Lettere e Lingue hanno delle aule nuove ai Benedettini, e utilizzano già il prestigioso auditorium dell’ex complesso monastico. Altri edifici nella stessa area saranno presto a disposizione del cosiddetto polo umanistico, che riunisce le due facoltà e quella di Scienze della Formazione, trasferitasi in gran parte nel vicino Palazzo Ingrassia. Per quanto riguarda Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, stiamo procedendo ad una riorganizzazione degli spazi, grazie al trasferimento del Dipartimento di Fisica alla Cittadella. Scienze politiche ha già un nuovo edificio in via Dusmet che ospita biblioteca e laboratori. Ingegneria ha nuove ed ampie strutture per la didattica”.
“Al tempo stesso - è ancora il Rettore a parlare - proseguono i lavori di ristrutturazione del nuovo immobile di corso della Province per la Facoltà di Economia, che potrà contare anche sugli spazi del Palazzo delle Scienze che prima ospitavano Scienze geologiche, e la costruzione di aule e laboratori per la Facoltà d’Ingegneria. Giurisprudenza, una volta conclusi i lavori della Purità e di via Roccaromana, potrà usufruire di ampi ed importanti spazi a disposizione per le attività formative. Come si vede, la programmazione edilizia non esclude nessuna delle dodici facoltà, nemmeno quelle che hanno sede in altre province. In questo caso, infatti, la sinergia con gli enti locali ed i consorzi universitari ci permette di “contrattare” spazi adeguati per lo svolgimento delle lezioni come delle attività di ricerca direttamente in loco”.

L'Ateneo di Catania a piazza Università

In conclusione, quali sono gli obiettivi che l’Ateneo catanese si pone per i prossimi anni?
“La sfida che l’Università di Catania intende raccogliere è innanzitutto quella di restare struttura integrata di ricerca di qualità e di formazione di eccellenza secondo l’antica tradizione che ne ha fatto un Ateneo prestigioso, come presupposto della nostra funzione formativa, come contributo alla crescita della società in cui viviamo, come punto di forza di una struttura universitaria che esige sempre maggiore autonomia. Ben decisa a meritarsi questo privilegio, l’Università di Catania si assegna come finalità essenziale quella di contribuire, con la sua specifica ma flessibile dimensione istituzionale-operativa e scientifica, a valorizzare e a studiare una realtà storico-culturale di enorme rilievo, qual è quella di una Sicilia che è stata da sempre uno dei luoghi classici, concreti e ideali, di tutta la storia della grande Europa. In primo luogo, risulta centrale l’impegno a promuovere una grande rete di collaborazione e di comunicazione con le altre Università di tutte le rive del Mediterraneo, come momento strategico di riaffermazione dell’anello di solidarietà che deve cingere in un grande abbraccio culture diverse che tante radici comuni possono vantare. In particolare, un traguardo prioritario è quello dell’istituzione di un Politecnico del Mediterraneo che possa garantire, nella collaborazione tra le tre Università siciliane, le condizioni per assicurare lo sviluppo della ricerca e della formazione nei settori delle tecnologie avanzate. Infine, l’Ateneo di Catania, oltre a svolgere la sua propria funzione di centro autonomo e indipendente di elaborazione della ricerca e di erogazione di formazione superiore, non può e non vuole rinunciare alla sua tradizionale funzione di grande istituzione di supporto tecnico alla società, alle istituzioni, all’economia locale”.

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