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L'Euro è ormai entrato nelle abitudini degli italiani,
anche se qualcuno ne farebbe volentieri a meno. A quasi 10 mesi dall'introduzione
esclusiva della nuova moneta il bilancio è pressoché confortante.
Anche i meno avvezzi pian piano si stanno adeguando al nuovo corso, nonostante
si continui a ragionare in lire. "Prima di pagare qualcosa in euro cerco
sempre di calcolare in lire il costo reale della cosa che devo acquistare",
questo il pensiero di ognuno di noi nell'attimo di aprire il portafoglio. In ogni
caso, soprattutto tra gli anziani, regna ancora molta confusione. "Quando
c'è da pagare qualcosa , soprattutto con le monetine - ci ha spiegato il
signor Benedetto, operatore commerciale del mercato del pesce di Catania - troviamo
molte persone in difficoltà ed allora siamo noi che diciamo loro quali
monete devono esserci date. Certo, c'è chi di questo si approfitta".
Sono molte le vecchie signore che nel periodo della doppia circolazione -ed anche
nei primi giorni di soli euro- hanno avuto per resto le monete delle vecchie 500
lire al posto della similare moneta da un euro, ritrovandosi truffate avendo pagato
inconsapevolmente quasi il triplo di quanto in realtà dovevano sborsare.
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Tuttora, poi, ci si interroga: "come mai, con l'avvento della
nuova moneta, i soldi non bastano più?".
"Molti, senza rifletterci, pensano che un euro siano, al massimo, sole mille
lire - spiega la signora Agata, cassiera di un supermercato di Catania - mentre
corrispondono più o meno al doppio. Così ci si ritrova appunto a
spendere il doppio di quanto preventivato".
"Chi metteva 10 mila lire di benzina - ci dice il signor Alfio, benzinaio
di Gravina - oggi mette 10 euro e dunque raddoppia la spesa, così chi metteva
20 mila passa a 20 euro". Un incremento dei consumi che, stranamente, le
statistiche non contemplano. "Prima riuscivo ad arrivare alla fine del mese
con lo stipendio - dichiara il signor Carmelo, impiegato delle poste di San Giovanni
La Punta - ora già al 20 del mese non ci arrivo più".
È altrettanto vero che le statistiche non dicono nulla sull'inflazione,
attestandola sul 2,5%, quando in realtà ci sono aumenti ben più
vistosi. C'è infatti da considerare come moltissimi commercianti abbiano
approfittato della situazione per far lievitare i prezzi. Quelli che hanno praticamente
raddoppiato il loro tariffario sono stati - a detta dei più - gli artigiani:
muratori, carpentieri, idraulici, falegnami. Senza che nessuno sia riuscito ad
evitarlo, anche perché di costoro si ha sempre bisogno e, molto spesso
(esempio, gli idraulici) quando si è con "l'acqua alla gola".
E così, mentre le grandi aziende si sono affrettate a redigere listini
in euro rigorosamente in linea con la lira, gli operatori del mercato più
spicciolo hanno praticato i loro prezzi, contando spesso sullo stato confusionale
dei consumatori. Uno studio del Sole 24 Ore, che ha effettuato un'indagine sul
costo di trenta prodotti di largo consumo venduti nei supermercati di 12 tra le
maggiori città italiane, ha stabilito che Genova è la città
più cara d'Italia, seguita a ruota da Catania e Verona.
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In pratica per l'acquisto di questi 30 prodotti nella città
etnea si spendono 111,98 euro, contro i 105,66 di Milano. A tal proposito un osservatorio
provinciale, per controllare i prezzi, è stato disposto dalla Camera di
Commercio, su invito del Prefetto. Una sorta di campagna "etica" che
coinvolge tutti i commercianti sensibili alla tematica, una sorta di freno al
dilagante aumento dei prezzi. Coinvolti in questa campagna, oltre alle varie associazioni
di consumatori, le associazioni dei commercianti, l'Assessorato al Commercio del
comune di Catania e persino la polizia provinciale che, tra i tanti compiti, deve
anche controllare e scovare i "furbi". Un caso limite ce lo svela un
rappresentante di un'importante casa di bevande alcoliche: "Se fino all'anno
scorso i nostri clienti si lamentavano del fatto che ai ristoranti, ai bar, ai
pubblici esercizi, veniva praticato lo stesso prezzo dei grossisti e dei grandi
supermercati, oggi tutto questo non avviene più perché ognuno ricarica
i prezzi a proprio piacimento ed i consumatori finali, senza alcuna difesa, pagano
sempre". Chi ha fatto caso se la birra consumata al tavolo il sabato sera
con la pizza ha lo stesso prezzo di un anno fa? Meditate gente, meditate.
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