ANNUARIO 2002
ECONOMIA

Caro €uro

di Angelo Pappalardo

 

L'Euro è ormai entrato nelle abitudini degli italiani, anche se qualcuno ne farebbe volentieri a meno. A quasi 10 mesi dall'introduzione esclusiva della nuova moneta il bilancio è pressoché confortante. Anche i meno avvezzi pian piano si stanno adeguando al nuovo corso, nonostante si continui a ragionare in lire. "Prima di pagare qualcosa in euro cerco sempre di calcolare in lire il costo reale della cosa che devo acquistare", questo il pensiero di ognuno di noi nell'attimo di aprire il portafoglio. In ogni caso, soprattutto tra gli anziani, regna ancora molta confusione. "Quando c'è da pagare qualcosa , soprattutto con le monetine - ci ha spiegato il signor Benedetto, operatore commerciale del mercato del pesce di Catania - troviamo molte persone in difficoltà ed allora siamo noi che diciamo loro quali monete devono esserci date. Certo, c'è chi di questo si approfitta". Sono molte le vecchie signore che nel periodo della doppia circolazione -ed anche nei primi giorni di soli euro- hanno avuto per resto le monete delle vecchie 500 lire al posto della similare moneta da un euro, ritrovandosi truffate avendo pagato inconsapevolmente quasi il triplo di quanto in realtà dovevano sborsare.

Tuttora, poi, ci si interroga: "come mai, con l'avvento della nuova moneta, i soldi non bastano più?".
"Molti, senza rifletterci, pensano che un euro siano, al massimo, sole mille lire - spiega la signora Agata, cassiera di un supermercato di Catania - mentre corrispondono più o meno al doppio. Così ci si ritrova appunto a spendere il doppio di quanto preventivato".
"Chi metteva 10 mila lire di benzina - ci dice il signor Alfio, benzinaio di Gravina - oggi mette 10 euro e dunque raddoppia la spesa, così chi metteva 20 mila passa a 20 euro". Un incremento dei consumi che, stranamente, le statistiche non contemplano. "Prima riuscivo ad arrivare alla fine del mese con lo stipendio - dichiara il signor Carmelo, impiegato delle poste di San Giovanni La Punta - ora già al 20 del mese non ci arrivo più".
È altrettanto vero che le statistiche non dicono nulla sull'inflazione, attestandola sul 2,5%, quando in realtà ci sono aumenti ben più vistosi. C'è infatti da considerare come moltissimi commercianti abbiano approfittato della situazione per far lievitare i prezzi. Quelli che hanno praticamente raddoppiato il loro tariffario sono stati - a detta dei più - gli artigiani: muratori, carpentieri, idraulici, falegnami. Senza che nessuno sia riuscito ad evitarlo, anche perché di costoro si ha sempre bisogno e, molto spesso (esempio, gli idraulici) quando si è con "l'acqua alla gola". E così, mentre le grandi aziende si sono affrettate a redigere listini in euro rigorosamente in linea con la lira, gli operatori del mercato più spicciolo hanno praticato i loro prezzi, contando spesso sullo stato confusionale dei consumatori. Uno studio del Sole 24 Ore, che ha effettuato un'indagine sul costo di trenta prodotti di largo consumo venduti nei supermercati di 12 tra le maggiori città italiane, ha stabilito che Genova è la città più cara d'Italia, seguita a ruota da Catania e Verona.

In pratica per l'acquisto di questi 30 prodotti nella città etnea si spendono 111,98 euro, contro i 105,66 di Milano. A tal proposito un osservatorio provinciale, per controllare i prezzi, è stato disposto dalla Camera di Commercio, su invito del Prefetto. Una sorta di campagna "etica" che coinvolge tutti i commercianti sensibili alla tematica, una sorta di freno al dilagante aumento dei prezzi. Coinvolti in questa campagna, oltre alle varie associazioni di consumatori, le associazioni dei commercianti, l'Assessorato al Commercio del comune di Catania e persino la polizia provinciale che, tra i tanti compiti, deve anche controllare e scovare i "furbi". Un caso limite ce lo svela un rappresentante di un'importante casa di bevande alcoliche: "Se fino all'anno scorso i nostri clienti si lamentavano del fatto che ai ristoranti, ai bar, ai pubblici esercizi, veniva praticato lo stesso prezzo dei grossisti e dei grandi supermercati, oggi tutto questo non avviene più perché ognuno ricarica i prezzi a proprio piacimento ed i consumatori finali, senza alcuna difesa, pagano sempre". Chi ha fatto caso se la birra consumata al tavolo il sabato sera con la pizza ha lo stesso prezzo di un anno fa? Meditate gente, meditate.

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