Che qualcosa fosse destinato a cambiare nel sistema
di rimborso dei farmaci da parte del Servizio Sanitario Nazionale lo avevano già
capito in molti. I due provvedimenti del '96 (la legge 425/96, che ha conferito
agli enti sanitari un potere di controllo sull'attività prescrittiva dei medici,
e la successiva 662/96, che ha introdotto un parziale incentivo alla dispensazione
del farmaco generico), sono stati infatti i primi segnali normativi di un ridimensionamento
della spesa pubblica da una parte, e di una soluzione alternativa ed equivalente
dall'altra. Così in questi anni si sono fatti strada in Italia i cosiddetti farmaci
generici, ossia quei medicinali bioequivalenti alle specialità da cui derivano,
ma con il principio attivo non coperto da brevetto. In altre parole, alla scadenza
del brevetto di una specialità, le case farmaceutiche possono riproporla e registrarla,
appunto, come "farmaco generico" a condizione che: rispetto alla specialità di
riferimento, contenga, intanto, la stessa quantità (e qualità) di principi attivi;
sia, di conseguenza, sovrapponibile per efficacia clinica; venga commercializzato
senza marchio, con il nome del principio attivo; e, infine, abbia un prezzo inferiore
di almeno il 20%. Dal 1° luglio 2001, poi, il Servizio Sanitario Nazionale ha,
in modo inequivocabile, cambiato le regole, prevedendo che quando ci sono farmaci
uguali per composizione, efficacia, qualità, dose e confezione ma di prezzo diverso,
l'ente sanitario "passerà" interamente solo i meno cari. Nel caso in cui i medici
prescrivano quelli più costosi, i cittadini dovranno pagare di tasca propria la
differenza. Risultato? La maggior parte dei cittadini ha drizzato le orecchie,
fugato i dubbi e capito che dal punto di vista della cura non cambia nulla, mentre
da quello del portafogli sì. Quindi, se c'è da risparmiare, ben vengano i generici!
Ma ecco il paradosso. Mentre le richieste dei generici sono notevolmente aumentate
in questi mesi, nelle farmacie questi prodotti non si trovano con facilità. Bell'affare!
Si sono spesi miliardi di lire per realizzare una campagna di informazione pubblica
e poi...  |
I grandi assenti dai banconi sono soprattutto i farmaci a base di acido
ursodesossicolico, principio attivo dei meglio conosciuti Deursil e Ursilon; o
gli equivalenti del Dilzene, a base di diltiatem; per non parlare, poi, dei generici
composti di indapamide che sostituiscono il Pressural o l'Indamol. Come mai? Che
succede? Secondo il parere di tanti farmacisti, molti prodotti non ci sono nelle
farmacie perché non si trovano neppure dai grossisti e non vi è modo per poterli
avere. Qualcuno, naturalmente, tiene a sottolineare che il problema non coinvolge
tutti i generici, mentre qualcun altro ammette che la maggior parte di essi è
proprio irreperibile. "La difficoltà maggiore sta nel fatto che, esistendo molte
case farmaceutiche che producono i generici, sia i farmacisti, sia i depositi,
almeno in questa fase iniziale, aspettano le prime richieste per individuare,
fra i tanti prodotti, quelli che saranno maggiormente prescritti per poi fare
l'ordine di acquisto" - spiega il presidente della Federfarma, dott. Gioacchino
Nicolosi, che poi precisa un altro aspetto da prendere in considerazione - "L'altro
problema può essere addebitato alla richiesta spropositata avanzata preliminarmente
in rapporto alla capacità produttiva delle aziende. Ci vuole un po' di tempo affinché
le aziende si organizzino a produrre tutti questi prodotti. Non solo: le ditte
che producono i medicinali generici sono tante, quindi anche le farmacie si devono
organizzare per tenere non più un solo prodotto, ma lo stesso prodotto in dieci
confezioni diverse e non è cosa facile. Per il cittadino è sicuramente un risparmio,
ma per il farmacista è un investimento". Dal fronte distribuzione arrivano, frattanto,
rassicurazioni, ma la faccenda allo stato attuale rimane contorta. E mentre il
"business italiano" dei generici stenta a decollare (diversamente dai modelli
ancora lontani di Gran Bretagna e Germania) con le farmacie e i depositi che attendono
lo stabilizzarsi della nuova "curva di domanda" prima di ordinare i nuovi prodotti,
cresce il numero di chi impreca stanco di un ennesimo estenuante turno dopo aver
fatto fila e viaggio in farmacia. E' il paziente, tornato dal proprio curante
soltanto per far modificare la ricetta! |