L'Annuario
CARABINIERI, La nuova caserma
Alla presenza del sindaco di Mascali, Silvio Carota e del Generale di divisione, Arturo Esposito, del comandante provinciale dei Carabinieri, col. Giuseppe Governale, è stata ufficialmente inaugurata la nuova sede dell’Arma di via Ugo La Malfa. Il presidio militare è stato intitolato al vice brigadiere Rosario Iozia. Tra le autorità presenti alla cerimonia il prefetto di Catania, Annamaria Cancellieri, il procuratore generale della Procura di Catania, Giovanni Tinebra e i sindaci di Giarre, S. Alfio, Milo, Riposto, i rappresentanti delle associazioni antiracket. Il sindaco Carota, nel suo intervento d’apertura ha tratteggiato la figura del vice brigadiere Iozia che si è immolato per la Patria, rimanendo vittima in un’azione di fuoco in Calabria.
Il primo cittadino mascalese nel ribadire l’orgoglio di intitolare la caserma ad un “eroe” di questa levatura, inserirà questa celebrazione nell’albo d’oro degli avvenimenti più importanti di Mascali. Il comandante provinciale dei Carabinieri Giuseppe Governale si è complimentato con l’Amministrazione comunale “per l’impegno profuso nella realizzazione di una struttura moderna, razionale, tecnologicamente adeguata e in linea con la crescente domanda della comunità mascalese”. Il generale Esposito, esaltando l’immagine del vice brigadiere Iozia (presente alla cerimonia la madre del carabiniere trucidato, Anna Monaco), ha parlato di “una Sicilia che rinasce; di una Sicilia che si oppone ai fenomeni criminali, che reagisce con determinazione. A Palermo come a Catania gli imprenditori denunciano, ricordo il caso della focacceria S. Francesco di Palermo e la ferma opposizione di Andrea Vecchio a Santa Venerina”. Questa la motivazione contenuta nel conferimento della Medaglia d’Argento al “valor militare” del Presidente della Repubblica integralmente riportata nella lapide posta all’ingresso della caserma: “Comandante di squadriglia operante in zona ad elevato indice di criminalità organizzata, pur essendo consapevole dei gravi rischi cui si esponeva, solo ed a diporto, affrontava con altissimo senso del dovere e cosciente sprezzo del pericolo latitante che, armato di fucile a canne mozze, si accompagnava ad altri malviventi. Fatto segno a violenta azione di fuoco, benchè mortalmente ferito, reagiva con l’arma in dotazione, sacrificando la sua giovane vita in difesa dello Stato e delle Istituzioni. Fulgido esempio di attaccamento al dovere spinto fino all’estremo sacrificio”.