ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Dai tempi del Marchesato…

Camporotondo Etneo (Campurutunnu in siciliano) ha un nome che evoca ricordi bucolici e campestri. In realtà è stato chiamato così data la forma tondeggiante del territorio.

Il suo passato è recente, visto che le prime notizie storiche risalgono al XVI secolo, anche se le violente eruzioni possono aver cancellato le tracce di possibili insediamenti romani ritrovati nelle aree vicine.

Era solo un insieme di numerosi piccoli agglomerati rurali, detti “casali”, situati attorno al territorio di Catania.

In seguito a necessità finanziarie della Corte spagnola, per finanziare la guerra con gli olandesi, Filippo IV decise di alienare i casali catanesi, compresi quelli di Camporotondo.

L’interesse verso l’acquisto del territorio ricco di vigne e uliveti era di carattere economico ma anche legato a questioni di prestigio: possedere i borghi significava acquisire i titoli nobiliari di principe e marchese.

Così il 18 aprile 1649 il pubblico notaio messinese Antonio Mare redisse il contratto di vendita con il quale Giovanni Andrea Massa, incaricato dalla Corte di acquistare un certo numero di casali per poi rivenderli, cedette Camporotondo Etneo ad Antonio Reitano.

Successivamente il territorio divenne, nel 1654, di proprietà di Diego Reitano che, l’anno successivo, acquisì il titolo di marchese. Il territorio era composto di parte delle terre di Paternò e di Catania e soggetto alla giurisdizione civile e criminale del marchese.

Il marchesato crebbe notevolemente ma nel 1669 venne distrutto da una colata lavica dell’Etna. Molti fuggirono a Catania e il successivo terremoto del 1693 che colpì duramente tutta la Sicilia orientale provocò un ulteriore decremento demografico tanto che, fino al 1714, Camporotondo rimase popolato di sole 181 unità.

Con l’abolizione della feudalità, nel 1812, e le riforme amministrative borboniche, tra il 1816 e il 1819, Camporotondo Etneo divenne Comune autonomo.

Nel 1819 gli amministratori richiesero una parte del territorio appartenente alla vicina Belpasso ma la concessione enfiteutica di un tratto di terreno fece sorgere i primi attriti tra i due paesi che si protrassero poi per diversi anni.


…alla realtà di oggi

Ne ha fatta di strada da allora il piccolo paese alle pendici dell’Etna. Secondo i dati Istat del 2001, anno a cui risale l’ultimo censimento, conta una popolazione di 3.007 abitanti, per un totale di 1.026 famiglie e 1.312 abitazioni. Situato a 445 metri sul livello del mare, fa parte della provincia di Catania ed è ricco di oliveti e vigneti. Testimonianza ne è la presenza sul territorio di “Trappeti”, antichi impianti utilizzati per la produzione e la vendita di olio, e di “Palmenti”, strutture che venivano realizzate in pietra per la produzione del vino. Oltre alla festa del 17 gennaio in onore del Santo patrono, Sant’Antonio Abate, Camporotondo vanta una particolare devozione nei confronti della Madonna della Scala. Così l’8 settembre di ogni anno si svolge un pellegrinaggio verso una piccola cappella che ospita al suo interno un dipinto della Madonna con in braccio il Bambin Gesù e alla sua sinistra una scala. La cappella, nata probabilmente come altarino risalente agli anni precedenti l’eruzione del 1669, mostra sul frontone la scritta “Maria scala Paradisi ora pro nobis”. Di rito è inoltre la Via Crucis vivente realizzata ogni anno durante il periodo Pasquale con personaggi e costumi di quell’epoca. Tra gli illustri personaggi camporotondesi spicca il nome del Sacerdote Antonio Corsaro, poeta, professore, scrittore, uomo di cultura di altissimo livello che, per tutta la vita, ha avuto un rapporto profondo con il suo paese d’origine su cui ha scritto “Storia di Camporotondo Etneo”.