ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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UNA TRADIZIONE POPOLARE: LA SETTIMANA SANTA

Sono tante le ricorrenze religiose che Biancavilla ama festeggiare ma una sentita con particolare spirito di partecipazione è la Settimana Santa del periodo pasquale.

Durante le celebrazioni si rivivono espressioni rituali antiche di oltre tre secoli e si registra una notevole partecipazione di pubblico. La settimana di festa comincia il giorno della Domenica della Palme, con le processioni dei biancavillesi che tengono in mano i ramoscelli di palme e di ulivi. La sera della prima “Domenica Santa” è di scena la “Via Crucis” vivente, animata dalla gioventù francescana.

La processione si snoda per le vie del centro, per concludersi sull’altura del monte “Calvario”, alla periferia nord-ovest della città, posizione dalla quale è possibile intravedere le luci delle tombe del cimitero civico. La Via Crucis viene vissuta dai biancavillesi con grande intensità e partecipazione corale. Non manca l’aspetto culinario. I primi tre giorni della settimana le donne si occupano di preparare gli ultimi “Cicilìa”, ovvero i biscotti con uova sode dalle forme più varie, da regalare a vicini e parenti

Dopo la messa del Giovedì Santo, in un clima di silenzio e penitenza, vengono legate le campane, spogliati tutti gli altari e velate le statue. I salmi penitenziali accompagnano la lenta processione dei fedeli che si incamminano per visitare gli altari della Reposizione, guidati da una nuda croce, rivestita di un lino bianco, detta “i Cruciddi”. Alle sei un primo sparo di cannone annuncia l’avvio della processione dell’Addolorata, accompagnata dalle marce funebri della banda.

Dopo il pranzo, è l’ora della Liturgia della Passione che la gente, per tradizione, chiama “u Pirdùnu”.

Alle venti è l’ora dei “Misteri”. Sotto gli occhi della folla passano lentamente i sette gruppi statuari, fotogrammi che immortalano ciascuno un momento diverso della Passione di Cristo e del dolore della Vergine Madre.

Tale processione, introdotta alla fine del ‘600 con la presenza di soli tre gruppi, “i tri Misteri” (il Cristo morto, il Cristo alla colonna, l’Ecce Homo), si è arricchita nel corso dei secoli, parallelamente al sorgere delle sette confraternite, con i gruppi statuari del Cristo all’orto, del Cristo che porta la Croce, del complesso scultoreo della Pietà, della Madre Addolorata.

Questa manifestazione di religiosità popolare costituisce un’eccezione in tutta la Provincia di Catania, avendo pochi precedenti in Sicilia.

A chiudere il corteo è la Reliquia della Croce di Cristo cui fanno guardia d’onore i membri dell’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina”. Poco prima della mezzanotte, il Cristo alla Colonna rientra nella chiesa del Rosario, al ritmo della marce funebri alternate dalle “cantate” dei giovani che l’hanno seguito fino ad allora, recandolo a spalla. Nella grande Basilica, come nella chiesa dell’Annunziata, il telone che copriva il Risorto, precipita giù in quella che viene chiamata “a cascata da’ tila”. È Pasqua. Un tempo a questo momento si accompagnava una sorta di “esorcismo”, che vedeva le donne di casa intente a ripulire ogni angolo della casa dagli spiriti maligni, agitando un “sarmento” (tralcio di vite) e gridando: “Nesci, nesci, diavulazzu, ca u Sàbbitu a Santu vinni!”.