ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Economia

Il crack dei mutui

di Rino Lodato

Chi sosteneva che la crisi dei mutui subprime statunitense non avrebbe avuto ripercussioni dalle nostre parti è stato immediatamente smentito. Eccome se ci tocca. Intanto si è iniziato con il crollo delle quotazioni dei titoli: è difficile contare gli italiani che hanno visto dimezzare il proprio portafogli. Vero è che, nel frattempo, si è verificato un recupero degli indici di Borsa. Ma è altrettanto vero che chi ha venduto, lasciandosi prendere dal cosiddetto “panic-selling”, ci ha rimesso parte dei propri risparmi.

Ma gli effetti non sono soltanto questi. Cioè non soltanto nei confronti di chi ha acquistato titoli azionari e dovrebbe sapere di avere fatto un investimento a rischio. Ci sono effetti peggiori. Magari non direttamente attribuibili ai mutui facili Usa, ma certamente ai tassi che, proprio per causa dei “subprime” hanno subito variazioni. Sono quelli che riguardano coloro i quali hanno in corso mutui a tasso variabile e che, con l’aumento dei tassi d’interesse, hanno visto gonfiarsi la rata da pagare.

Il termometro della situazione di difficoltà sono i tribunali, dove aumentano le procedure esecutive immobiliari. Al Palazzo di Giustizia di Milano, ad esempio, al 10 agosto ne erano già state decise 1.591: un boom. In tutto il 2006 ne erano state registrate 1.883. È il quadro messo a fuoco da un’inchiesta de “L’Espresso”.

L’indagine rileva che per molte famiglie italiane il mutuo a tasso variabile per la casa si sta rivelando un ostacolo difficile da superare. In due anni la Banca Centrale Europea ha alzato di 2 punti percentuali il tasso di sconto, con il conseguente aumento della rata mensile di 50 o anche 200 euro.

Sempre più spesso il mancato pagamento di un numero consistente di rate induce le banche a pignorare l’immobile ipotecato e a metterlo all’asta attraverso il Tribunale.

Certo la situazione italiana non è paragonabile a quella statunitense, anche perché oltre Oceano i tassi sono saliti molto più rispetto all’Europa, partendo da posizioni più basse e più allettanti, cioè da mutui (a tasso variabile, però) concessi all’1%. Non è la stessa situazione, ma certamente si accende una lampadina, suona un campanello d’allarme.

Ma l’effetto del rialzo dei tassi dei mutui ha sortito anche un altro effetto: il rallentamento dei consumi delle famiglie e del relativo indebitamento, evidenziati da Bankitalia. È “l’effetto moltiplicatore della crisi dei mutui subprime americani, che hanno prodotto aumenti dei tassi specie in Italia che già sconta il più alto costo del denaro dell’Ue”, afferma l’Adusbef, commentando i dati contenuti nel Bollettino economico di Via Nazionale del mese di ottobre. Un trend che, secondo l’associazione dei consumatori, “dipende dall’erosione dei redditi del ceto medio e da una forte pressione fiscale, che drena risorse a favore del fisco, ma anche dalla crisi dei mutui subprime americani, i cui effetti, nonostante siano stati negati anche da Bankitalia, si fanno sentire negativamente, con una capacità di spesa frenata dal pessimismo”.

“Se nell’ultima parte del 2007 - avverte l’Adusbef - ci sarà la conferma che la domanda di mutui da parte delle famiglie sarà minore si avvalorerà l’ipotesi della crisi delle famiglie, che possono rinunciare a comperare la casa, ma non possono rinunciare alle spese quotidiane ed a far fronte all’aumento dei prezzi, con il ricorso all’indebitamento e ad una vita sempre più a rate”.

E, già a ottobre scorso, il Fondo Monetario Internazionale avvertiva che l’economia mondiale crescerà del 5,2 per cento nel 2007 e del 4,8 per cento nel 2008. Rispetto alle previsioni di luglio, le stime di crescita dell’economia mondiale per il prossimo anno sono state ridotte di mezzo punto percentuale proprio per riflettere l’impatto potenziale della crisi dei mutui subprime e della paralisi del credito.