L'Annuario
Opinione
Siamo una terra d’arte assediata dalle pale che girano
di Nello Musumeci
Se non è ancora un’emergenza, poco ci manca. Intendiamo riferirci ai cosiddetti Parchi eolici, sorti come funghi, negli ultimi anni, nelle campagne di Sicilia. Quelle enormi pale che girano spinte dal vento sono brutte e invasive. Sono uno sfregio al paesaggio, una violenza all’equilibrio della natura. Eppure, a parte il colpo d’occhio dei primi giorni, ormai tutti sembrano essersi abituati a questa presenza ingombrante. C’è indifferenza, rassegnazione, forse impotenza.
Per carità, c’è anche chi non li ha digeriti del tutto gli impianti eolici. E però resta in silenzio, non parla, non protesta. Teme di essere zittito subito: “Ma come? Non ti piacciono gli impianti eolici? Ma lo sai che producono energia pulita, senza più inquinare l’ambiente e l’aria? E poi, possiamo anche risparmiare sui costi dell’energia, qui nella nostra città. Un giorno, non saprei quando. E forse non sai neppure che per realizzare questi impianti le ditte hanno fatto lavorare anche alcuni nostri concittadini disoccupati. Si, per poche settimane, ma meglio di niente”.
Più o meno è questo quel che si sente dire in giro. Chi parla così è quasi sempre in buona fede e non ci sentiamo di dargli torto. Dopotutto, chi non è per lo sviluppo dell’energia rinnovabile e non inquinante? Sviluppo che risponde ad una duplice esigenza: trovare nuove fonti di approvvigionamento energetico, con minori costi e riduzione delle emissioni nocive; e rispettare, nel contempo, precisi impegni internazionali.
Il problema che poniamo è un altro. Chi lo ha mai detto che per produrre un bene (appunto l’energia pulita) dobbiamo distruggere un altro bene, cioè il paesaggio? E non è forse vero che il bene paesaggistico è tutelato sin dal 1939 da una legge italiana, ed ora anche dal diritto internazionale?
La soluzione appare fin troppo scontata: salvaguardare sia l’interesse primario alla tutela del paesaggio e sia l’altrettanto primario interesse alla salubrità dell’ambiente. Basterebbe verificare, cioè, caso per caso, zona per zona, se la realizzazione di un impianto eolico può determinare un impatto negativo sul paesaggio, sulla fauna, la flora e sui beni archeologici ricadenti in quell’area.
Questa competenza dovrebbe appartenere alla Regione Siciliana, la quale, però, per poterla esercitare, si dovrebbe dotare del Piano energetico regionale. Ebbene, malgrado la legge lo preveda da circa 15 anni, a Palermo nessuno ha voluto finora adottare questo straordinario strumento di pianificazione. Uno scandalo! In assenza del Piano, dovrebbero essere le Sovrintendenze ai beni culturali ad esercitare il controllo preventivo sulle richieste di Parchi eolici. Ma questo stato di cose lascia spazi a diverse e contrastanti interpretazioni di legge, e quindi si va avanti con ricorsi, controricorsi e interminabili contenziosi.
Nel frattempo, tra le maglie larghe della carente normativa vigente, i soliti speculatori si avventano per trarne indebiti vantaggi, mentre si stanno sempre più consolidando vere e proprie lobby del settore, con giri di affari per centinaia di milioni di euro. Funziona più o meno così: la ditta che intende gestire gli impianti eolici contatta direttamente il proprietario del fondo agricolo, col quale raggiunge l’accordo sul canone annuo da corrispondere, proporzionato alla superficie utilizzata e alla durata del contratto (spesso decine di anni). Insomma, un vero e proprio “ecorisarcimento”, un’elegante elemosina a gente bisognosa in cambio di ferite inferte, anche se insanabili.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: centinaia e centinaia di aerogeneratori infestano vaste aree dell’Isola, anche in zone che andrebbero protette per l’evidente interesse che rivestono. Una sorta di stupro ai danni di colline e altipiani incantevoli.
Cosa fare, dunque? Si rende necessaria una decisa e coraggiosa presa di posizione da parte di tutte le forze politiche presenti nel Parlamento regionale per varare regole chiare e mettere ordine, quindi, in una giungla affollata di affaristi. Dobbiamo scongiurare in tempo il pericolo di un incontrollato dilagare di questi “ecomostri”, affinché non si pregiudichi l’unica carta vincente che possiamo giocarci in Sicilia per il futuro: quella di aprire al mercato turistico mondiale una terra incontaminata, che punti soprattutto sul turismo naturalistico e culturale.
Il sacrosanto diritto all’energia pulita non può essere il paravento di una nuova ignobile campagna di colonizzazione e di aggressione della nostra Isola, con la imperdonabile latitanza del legislatore. L’energia rinnovabile si sviluppi pure, anche dalle nostre parti, ma impediamo, per carità, che il rimedio diventi peggiore del male.