L'Annuario
Catania
Conti in rosso
Quelli che… i conti non se li sanno fare e il bilancio tardano ad approvare!
Sono gli amministratori catanesi. Il Comune di Catania ormai da troppo tempo vive una stagione d’impasse. Sull’orlo della bancarotta, sussurrano le voci di corridoio. Troppi debiti, il rosso domina in una Giunta di centrodestra, gridano dall’opposizione.
Fatto sta che si vive d’improvvisazione praticamente da quando la città è tornata alle urne ed è stato riconfermato sindaco l’uscente Umberto Scapagnini. Era il 2005. Già l’anno prima le vicissitudini economiche si erano evidenziate con il bilancio di previsione approvato a fine luglio. Tempi molto più lunghi proprio nel 2005, colpa delle elezioni, si disse. Addirittura inenarrabili nel 2006, visto che al momento in cui scriviamo (e l’ora solare è già tornata!) nulla in concreto si sa del bilancio. Manovre politiche ne bloccano l’approvazione, affermano i bene informati. Alla base ci sarebbero anche disaccordi per il rimpasto della Giunta, che comunque dovrebbe frattanto avvenire.
I creditori (tanti!) aspettano alla porta. I più stanchi hanno optato per il decreto ingiuntivo. Il Comune deve far cassa, rispondono i “solerti” impiegati comunali col solito foglio in mano per i vari uffici. Almeno fino a quando anche loro non vengono toccati e scendono in piazza a protestare per il ritardato pagamento degli stipendi, ogni mese a rischio, si sussurra…
Scattano pure le cartelle pazze e i cittadini furiosi prendono d’assalto Palazzo dei Chierici, sede dell’assessorato al bilancio, mentre imprecano contro Palazzo degli Elefanti.
Chi in città invece si arma di buona volontà e vuole impegnarsi per fare qualcosa che sia aggregazione, cultura, turismo, insomma si sforza di riaccendere i riflettori spenti, allora è costretto a pagare suolo pubblico e tassa sulla pubblicità senza ricevere alcun servizio in cambio, piuttosto deve districarsi guardingo tra l’ostruzionismo dei burocrati (primi burattinai della macchina già ingolfata!), regalando almeno una manifestazione alla gente, in surroga dell’amministrazione assente.
Per ogni problema sul tappeto, si gioca a scaricabarile, mentre di giorno in giorno aumentano urgenze e necessità: è un ping pong con la società Catania calcio per i lavori allo stadio Massimino e la convenzione per la gestione dell’impianto sportivo; è addirittura paradossale l’autosfratto di un asilo per morosità.
Mai così all’asciutto! Ma come ci si è ridotti a tanto? Chissà, scialacquando da un lato e non richiedendo per anni introiti dovuti dall’altro …
Colpa comunque di un lassismo cronico, di logore consuetudini, di un inanellarsi di posizioni debitorie che oggi costringono a raschiare il secchio. Con il conseguente immobilismo a livello gestionale. Risultato? La città langue, puzza, invecchia, vive disordinatamente.
Uno dei tanti episodi: vengono diffusi i dati ufficiali di Legambiente e si scopre che Catania è al 101° posto della classifica delle città in cui è stato valutato negativamente l’ecosistema urbano.
Non se la passano meglio i cantieri, anche quelli sparsi lungo la circonvallazione delle “rotonde”: l’ultimo grido di allarme - sempre al momento in cui scriviamo - viene dalla Tosa appalti, la società che sta eseguendo i lavori per l’ammodernamento della circonvallazione e, a seguire, l’abbattimento del ponte Gioeni (l’altro ponte, quello di Ognina, è stato già abbattuto con grande clamore mediatico!). Ebbene, per quanto i lavori in questione siano stati finanziati con fondi del dipartimento nazionale della Protezione civile, il Comune da mesi non paga gli stati di avanzamento, tanto che l’impresa avrebbe deciso di sospendere i lavori in mancanza di garanzie certe da parte del sindaco.
Ogni giorno e l’indomani ci si attende un colpo di coda, una reazione, tipica della vulcanicità che poi anima i catanesi. Ma il sonnecchiare stavolta ha tempi lunghi. Nuova linfa potrebbe arrivare dalla costituzione della società Catania Risorse, che potrebbe accendere dei mutui per riacquistare liquidità. Non in termini economici, bensì di entusiasmo, qualche segnale reattivo potrebbe venire poi - almeno questo è l’auspicio - dall’ingresso di nomi nuovi in Giunta, magari capaci di alienarsi meno.
E sarebbe già qualcosa… •