L'Annuario
La Cina è troppo vicina
Quale sia la fonte di tanta ricchezza non si sa. Ciò che è certo è che la comunità cinese a Catania sta scardinando il sistema economico e commerciale.
Gli uomini dagli occhi a mandorla hanno cominciato in sordina, vendendo merce conveniente, per inserirsi nel tessuto cittadino acquistando immobili a prezzi talmente alti da essere fuori mercato, appropriandosi, con lo stesso metodo, di attività che rimangono apparentemente italiane ma che si basano su una liquidità di dubbia provenienza.
Il popolo giallo si è insediato principalmente nell’area limitrofa al centro storico, dove è sorta la Chinatown catanese. Basta addentrarsi nella zona della “fera o luni” per vederne i risultati.
Si vedono girare in automobili di lusso, ma a percepirne una presenza “minacciosa” sono prevalentemente i commercianti che lamentano un’invasione della loro merce. Meno preoccupati sembrano i consumatori che hanno tratto invece vantaggi dalla nuova situazione.
Il Codacons per esempio ha più volte ribadito, per bocca dei suoi responsabili, che l’arrivo di prodotti a basso prezzo, anche se non di eccessiva qualità, ha favorito la concorrenza tra esercizi commerciali. Ciò ha determinato un abbassamento dei prezzi che ha permesso a molte famiglie catanesi di acquistare qualcosa in più. Le raccomandazioni sono d’obbligo per quanto riguarda l’attenzione da rivolgere alla merce contraffatta o che non risponde alle norme delle Comunità europea in tema di sicurezza, ma comprare cinese è comunque conveniente.
La Confcommercio, d’altra parte, non sembra essere preoccupata per il fenomeno dilagante in quanto, secondo il vicepresidente Pietro Agen, i commercianti catanesi, se da un lato hanno subito perdite dovute all’ingresso di merci a prezzi bassi, dall’altro hanno visto aumentare il loro volume d’affari affittando banchi nei mercati, vendendo attività a prezzi maggiorati e comprando gli stessi prodotti magari senza fattura.
Insomma, l’ingresso dei cinesi nel mercato catanese, in fondo, contrariamente a quanto si possa pensare, non è stato del tutto negativo. Del resto si tratta di un fenomeno mondiale che non può essere arginato con forme di protezionismo. Si può soltanto attendere che i nuovi ricchi cinesi spendano nei negozi italiani. Cosa che sta già accadendo in alcune città del nord.
La comunità cinese, composta da più di mille persone a Catania, però si muove secondo una logica ben precisa, quella di comprare immobili, licenze, merci, consensi senza dare fastidio, secondo le regole. Uomini e donne dagli occhi a mandorla si riforniscono del necessario per vivere all’interno della loro stessa comunità. Hanno le loro salumerie, i negozi d’abbigliamento e calzature, spendono pochissimo nei negozi italiani. Ciò permette loro di guadagnare senza investire. Gli standard di vita non sono paragonabili ai nostri. Avete mai visto un cinese al cinema o al teatro?
La mentalità orientale risulta vincente rispetto alla occidentale perché non conosce distrazione ma obbedienza e lavoro. Basta aggirarsi nelle strade della Chinatown catanese, di buon ora al mattino, per vedere uomini dagli occhi a mandorla trasportare merci, la stessa cosa avviene dopo il tramonto quando è ora di rimettere tutto a posto. Taciturni per natura, non comunicano con le altre comunità di stranieri presenti in città, ma si limitano al saluto. Ogni mattina qualcuno distribuisce nelle varie abitazioni cibo cinese come se si trattasse di una grande famiglia in cui c’è qualcuno che pensa a tutti. Probabilmente, la stessa “mano” che genera tanti soldi di provenienza oscura dato che nei grandi depositi di merce a volte per giorni interi non si vede alcun movimento. E allora da dove provengono tutti quegli euro per comprare o affittare a prezzi incredibilmente alti tutto ciò che è disponibile in città?
Nessuno si azzarda a fare troppe domande e apparentemente anche le attività illegali sembrano ridotte al minimo. Si mormora però, che dietro tanto silenzio vi siano pedine di una mafia, quella cinese, che sfrutta, estorce, ricicla denaro, intimorisce ed obbliga i suoi stessi connazionali a ripagare libertà, che in patria non esisterebbe, con duro lavoro e segregazione.
Di questo ogni tanto si hanno notizie tramite i telegiornali che annunciano retate e traffici illeciti di merci e uomini. Generalmente - dicono i Vigili urbani - quando un cinese è colto in fallo perché non in regola, si arrabbia e cerca di rimediare subito pagando il verbale. La cortina che avvolge il loro mondo “perfetto”, così diventa sempre più sicura. Insomma, quella dei cinesi è un’avanzata inarrestabile che ha preso ormai parte della città e dietro la quale si celano le lacrime di tanti bambini, uomini e donne, che lavorano in condizioni precarie e a volte disumane per un barlume di libertà.