ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Acireale

La città dei campanili

pagine a cura di Antonio Garozzo
(in collaborazione con l'Ufficio P.R. editoriale)

Acireale sta al turismo, come l’azzurro Ionio della scogliera acese sta al caldo sole di Sicilia. La città del barocco, delle cento campane, del Carnevale più bello di Sicilia, delle chiese, dell’opera dei pupi, della verde Timpa e delle sulfuree acque termali, è una tra le mete preferite dei turisti e dei visitatori che viaggiano alla scoperta della parte orientale dell’isola. Un piccolo ma accattivante scrigno di squisite prelibatezze naturalistiche, ambientali, monumentali e, perché no, dolciarie. Mille e più i motivi che cerchiano di rosso il nome di Acireale stampigliato sulle cartine turistiche, dunque. Motivi che si fondono con la storia di questa città e con il lavoro della sua gente. L’artigianato artistico, del ferro battuto, della pietra scolpita, del legno lavorato, si mescola, infatti, con la maestosità dei monumenti barocchi e dei palazzi nobiliari, che sono essenza, e nel tempo stesso, cornice del centro storico. Il palazzo municipale, la chiesa dei santi Pietro e Paolo (1700), la cattedrale dell’Annunziata (1600), disegnano il perimetro dell’antica “Piazza del Cinque Oro”, com’era comunemente chiamato lo slargo barocco del Duomo, ancora oggi cuore pulsante di Acireale. Pochi metri più a sud si erge la facciata barocca della chiesa di San Sebastiano: una tra i prospetti più “fotografati” ed ammirati.

Alle spalle del Duomo l’antico quartiere del Suffragio, le stradine che s’intersecano nei vecchi cortili, sino a raggiungere le “Chiazzette”, cioè il percorso in pietra lavica che unisce Acireale al mare di Santa Maria La Scala. Un tuffo nella natura, tra la verdeggiante macchia mediterranea e il profumato, pescoso specchio d’acqua. Azzurro intenso, come il mare di Santa Tecla, Stazzo, Pozzillo, Capomulini, forte e impavido come le rocce laviche su cui infrange i flutti.

Le storie dei pescatori acesi sono appassionanti e vibranti, come le storie dei paladini di Francia che animano il glorioso Teatro dell’Opera dei Pupi di via Alessi. La bella Angelica, il furioso Orlando, Ruggero dell’Aquila bianca, l’imbattibile Rinaldo sono i personaggi che per tante generazioni hanno sognato e fatto sognare acesi e turisti. Sognano e fanno sognare anche i carri allegorici e i carri infiorati de “Il Più bel Carnevale di Sicilia”, stabilmente gemellato con il Carnevale di Viareggio ed entrato in pianta stabile nel grande circuito delle manifestazioni carnascialesche. Le maschere di cartapesta, le luci sfavillanti e gli sgargianti colori dei carri, sono solo alcuni dei pilastri fondanti della festa più pazza dell’anno, frutto dell’estro e della maestria dei carristi acesi.

Poi vi è la variopinta e smaliziata folla del Carnevale acese, parte integrante ed insostituibile delle sfilate, che muovono il centro storico, tra i seriosi palazzi nobiliari. Un Carnevale che si manifesta non sono durante l’inverno, ma per volere dell’Amministrazione Garozzo anche in estate, nel primo week-end di agosto, per così soddisfare le migliaia di turisti che, in calzoncini corti, risantificano la festa a re Burlone.
 Ma Acireale è città aperta al turismo tutto l’anno. Nel periodo natalizio c’è da ammirare il Presepe settecentesco, dai pastori dalle dimensioni naturali. Nel periodo pasquale i riti della Settimana Santa invitano alla riflessione e alla preghiera. Poi il percorso museale e la pinacoteca Zelantea. Quindi le Terme, aperte tutto l’anno. Questa è, per difetto, Acireale. Città dove il turismo è di casa. Da qui l’invito - sintesi del primo cittadino: “Acireale è pronta ad accogliervi: con l’Etna, la Timpa, il barocco e il mare”.