L'Annuario
Turismo
Proposte per tutte le stagioni
Dore Misuraca è l’assessore regionale al Turismo. Siede su una poltrona importante, in Sicilia, visto che proprio turismo e trasporti sono due materie trainanti per il rilancio e lo sviluppo dell’isola. Quali le strategie da adottare per un vero decollo?
“Innanzitutto la sinergia tra pubblico e privato favorisce la creazione di condizioni ottimali per una pianificazione regionale ben concertata - spiega Misuraca -. Il passaggio fondamentale, attraverso il quale si dà credibilità alle istituzioni, è la capacità di programmare evitando interventi frammentari e slegati che, per la loro stessa natura, rallentano lo sviluppo sociale ed economico. Un buon programma è tale se sa declinarsi sulle esigenze e sulle risorse del proprio territorio. La prima strategia politica, a mio avviso, per imprimere sviluppo al settore è lavorare per diffondere la cultura della gestione integrata e sostenibile, secondo le priorità indicate dagli orientamenti dell’Unione Europea e, quindi, dai documenti comunitari e regionali che saranno alla base della prossima programmazione 2007-2013. Punto nodale è la conoscenza delle risorse del territorio e la valorizzazione delle sue peculiarità, attraverso un confronto costruttivo con i soggetti pubblici e privati che operano nel settore turistico, ma anche in tutti i comparti che trasversalmente lo interessano, intervenendo sulla qualità dei servizi, sulla formazione degli operatori, sull’accessibilità e fruizione dei luoghi di attrattiva e sulla creazione di un circuito in cui siano presenti le competenze professionali di pertinenza. Il turismo è strettamente connesso al comparto delle comunicazioni e dei trasporti grazie al quale, operando in sinergia, garantisce una diversificazione dell’offerta, individuando strategie mirate a captare diverse fasce di utenza. Le aree più depresse della regione possono essere immesse nel circuito del turismo attraverso un sistema di trasporto integrato efficiente e in grado di erogare servizi di qualità”.
- La Sicilia deve puntare sul turismo d’élite e di qualità, su quello di massa o deve trovare una opportuna via di mezzo fra questi diversi aspetti del turismo?
”E’ necessario che siano incentivate tipologie alternative di strutture ricettive per soddisfare esigenze diverse e ampliare così i criteri di attrattiva per coinvolgere persino il turista della terza età, dato che la popolazione tende a invecchiare, per fortuna in salute, sia per contrazione delle nascite sia per l’allungamento della vita media.
L’organizzazione di eventi sportivi, spettacoli, di kermesse di livello internazionale, inseriti nello straordinario circuito culturale e paesaggistico di cui la Sicilia dispone, rappresentano una forza di attrazione comune a tutte le fasce di età. Ma non basta. Bisogna rendere accessibili i siti e creare più servizi di assistenza informativa, sanitaria facilmente individuabili e raggiungibili. Niente improvvisazione”.
- E il turismo cosidetto “mordi e fuggi”, va scoraggiato o comunque incentivato, anche questo genere di visitatore solitamente spende poco?
“Ritengo che questa figura appartenga sempre più al passato. Era un sistema perdente, in equilibrio sul filo della precarietà e della totale mancanza di progettazione. Il mio motto, al contrario, è “basta con l’improvvisazione”. In questo senso, il mio impegno è per una calendarizzazione unica degli eventi, che possa diffondere, in largo anticipo, momenti e occasioni di incontro e di scambio. La formulazione di un cartello di offerte comuni potrebbe, inoltre, captare non solo l’attenzione dei visitatori, ma anche dei turisti in transito. Il turismo riveste un ruolo trasversale rispetto ad altre attività legate al territorio perché è proprio il territorio che il turista deve conoscere e vivere. Condizione necessaria e irrinunciabile è dare al turista la possibilità di scegliere, sentendosi tutelato e considerato anche nella sua veste di consumatore e, proprio a salvaguardia dei consumatori, infatti, sono in esame alcuni provvedimenti”.
- Destagionalizzare sembra essere la parola d’ordine di tutti gli operatori turistici ed alberghieri d’Europa. In Sicilia il clima permetterebbe di allungare parecchio la stagione. Località come Taormina o Cefalù potrebbero prestarsi ad accogliere gente per periodi più ampi…
“La destagionalizzazione dei flussi turistici non è solo un metodo per accrescere l’economia, ma è uno strumento idoneo a favorire una forma di turismo sostenibile, meno impattante con il territorio e l’ambiente. Abbiamo il mare, le montagne, l’arte, le riserve e i parchi, patrimoni materiali e immateriali da offrire tutto l’anno, con un clima mite e favorevole; questo significa turismo balneare, sportivo, culturale, ecoturismo, insomma: un’offerta diversificata per una vacanza in ogni periodo dell’anno e a costi differenziati. Ritengo, comunque, che si debba spostare l’attenzione più sulla qualità delle azioni da realizzare che sulla quantità. In quest’ottica, il metodo della ricerca di mercato può essere una strategia con risultati a breve termine, per rivedere i sistemi dell’offerta turistica in funzione della richiesta, tramite l’ampliamento e la riqualificazione dell’offerta stessa, con l’apporto di azioni di qualità diffusa e incrementando la formazione delle figure professionali che operano nel comparto. Tra gli obiettivi prioritari del programma che intendo portare avanti per rendere competitivo il prodotto turistico e diffondere, in Italia e all’estero, l’immagine della Sicilia, rientrano: il potenziamento dei segmenti trasversali, il miglioramento del sistema gestionale degli interventi e la costruzione di parchi a tema, dedicati ai mestieri e tradizioni del mare, di agricoltura ed eno-gastronomia. In questo senso, la nostra regione deve diventare il punto di riferimento nella portualità turistica mediterranea. Non in ultimo, poi, il sostegno al mondo dello sport per coniugare la pratica sportiva con il recupero e la riqualificazione dei contesti urbani e la promozione di un’offerta turistica integrata della vita sia nelle città che nei centri minori, attivando processi di valorizzazione dei contesti architettonici siciliani con l’organizzazione, ad esempio, di tour culturali tra i siti in restauro”.
- Cosa pensa dell’azzeramento del progetto Ponte sullo Stretto? Questa scelta del governo nazionale avrà conseguenze sul turismo siciliano oltre che sui trasporti?
”Questa scelta del governo nazionale avrà conseguenze sul turismo siciliano, oltre che sui trasporti. Come ho già sottolineato, il turismo e i trasporti sono in stretta connessione e le conseguenze negative, determinate dalla scelta del governo nazionale, si registreranno inevitabilmente su entrambi i fronti. In quest’ottica, la Regione Siciliana ha sempre manifestato con chiarezza la ferma volontà di realizzare l’opera e, a questo proposito, era stato chiesto il rispetto di quanto già stabilito in Europa, nel 1994, con il rapporto Christophersen e, nel 1998, con il Consiglio Europeo di Essen e di Cardiff: l’attuazione del corridoio 1, Palermo-Berlino, del quale l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina costituiva una parte integrante. Nell’allegato Infrastrutture al DPEF 2007/2009, il Ponte di Messina era stato definito un’opera “autofinanziata”, con un “fabbisogno residuo da finanziare” pari a zero e, nello stesso allegato, erano state indicate alcune strutture come raccordi ferroviari a servizio dello stesso. La sua mancata realizzazione impedirà l’estensione, alla Sicilia, della TAV. Le obiezioni alla costruzione dell’opera si sono mosse in direzioni fallaci e strumentali. Il ponte non può essere sostituito dalle autostrade del mare perché la quota merci attualmente trasportata via mare è pari al 19% del totale. Tra l’altro, intendo ricordare che la Sicilia è stata la prima regione d’Italia ad avere attivato concretamente le autostrade del mare, attraverso l’erogazione di un eco-bonus per il combinato strada mare, a partire dal giugno del 2005. Lo stesso allegato precisava, inoltre, che il sistema Messina - Reggio Calabria - Villa San Giovanni è il primo in Italia per movimento passeggeri. A questo, si aggiungono i due terzi delle merci che entrano ed escono dalla Sicilia attraverso lo stretto (gommato e ferrato). Sul fronte dell’impatto ambientale, è corretto precisare che sarebbe stato di gran lunga inferiore all’impatto marino e atmosferico causato dai mezzi navali che, 150 mila volte l’anno, percorrono lo stretto, facendone una delle aree marittime più congestionate. Numeri alla mano, il costo della realizzazione era pari a 3,9 miliardi di euro e la copertura del fabbisogno era stata assicurata per il 40% attraverso l’aumento del capitale della società Stretto di Messina e per il 60% attraverso ‘project finance’ e, cioè, grazie agli introiti di cassa prodotti dall’esercizio dell’opera. Il piano finanziario assicurava agli azionisti e ai finanziatori il rimborso del capitale e un rendimento di mercato. E’ chiaro che l’aumento di capitale societario non avrebbe pesato sulle casse pubbliche perché gli azionisti sono s.p.a. e, come tali, operano con il rischio d’impresa. A fronte di un innegabile risparmio di tempo per l’attraversamento, il costo del pedaggio sarebbe stato rapportabile agli attuali costi dei traghetti. Il ponte, infine, avrebbe avuto una ricaduta occupazionale di straordinaria importanza. In particolare, si sarebbe dato immediatamente lavoro a 20 mila unità per ciascuno dei sei anni necessari alla sua costruzione e, al termine, sarebbero state necessarie circa duemila unità fisse per garantire i servizi e la manutenzione. Ricordo, poi, che il governo Prodi, D’Alema e Amato (1996/2001) avevano adottato una serie di atti ufficiali, propedeutici alla costruzione del ponte”.
- Pensa che durante il suo mandato sarà emanato un nuovo piano regionale dei trasporti?
“Partiamo da un documento, datato 2002/2004, molto preciso, puntuale e abbastanza aderente alla fase di programmazione. Sarà, comunque, oggetto di aggiornamenti e approfondimenti per verificarne la compatibilità e l’attualità rispetto alle scelte di priorità per la programmazione 2007/2013. Abbiamo, inoltre, in corso di aggiudicazione lo studio per la piena attuazione della riforma del trasporto pubblico locale, che inciderà significativamente sul completamento del piano regionale”.