L'Annuario
Editoriale
L’Isola dei fetenti
di Sergio Regalbuto
Non mi sbalordisce, anche se mi sconcerta, quanto sta avvenendo all’interno dei “clan dell’adolescenza”. M’imbarazza, piuttosto, la miopia di chi, seppur preposto o peggio ancora esperto, non coglie il decadimento di una società nella quale i “valori” sono mutati.
La famiglia e la scuola, che certamente sono fra le primarie “istituzioni” che dovrebbero costruire la società del futuro, non sembrano più avere il tempo e gli strumenti per rinsaldare nei nostri giovani la naturale cultura del rispetto di sé e degli altri.
Il credo, che da adulti e educatori trasferiamo ai nostri ragazzi, è quello che evita ogni peso, ogni difficoltà, ogni fatica. La filosofia è quella dell’apparire che prevarica sull’essere. Il dispositivo trasmesso è l’arrivismo con ogni mezzo. E la ragione ed il consenso, insegniamo loro, non si ottengono con il dibattito ma con le grida.
In questo quadro, disarmante, di “proposte indecenti” abbiamo anche la falsa moralità di allibirci davanti alle cronache quotidiane. E, come d’incanto, “scopriamo” problemi “consequenziali” che c’immortalano con un’aria meravigliata se non addirittura sgomenta.
Sono i giorni, questi, in cui additiamo il video choc che su internet mostra quattro studenti diciassettenni di un istituto tecnico torinese mentre si divertono a percuotere, umiliare e beffeggiare un loro compagno disabile. Il tutto mentre, immancabile, deve accendersi una telecamera che riprende i “nostri eroi”. E mentre il branco agisce, i compagni - pubblico dell’occasione - ridono, incitano, scherzano. Questo è vero reality. La loro “Isola dei Fetenti” l’hanno bella e confezionata. Adesso, va messa bene in evidenza - in rete appunto - per riscuotere consensi anche oltre le mura scolastiche. Per sentirsi forti, protagonisti. Magari ci scappa la nomination per il miglior video amatoriale dell’anno oppure un’ospitata in qualche “trasmissione domenicale” dove, fra urla e imprecazioni, fra finti litigi e sconcertanti insulti, si riuniscono dentro un’arena psicologi, massmediologi e bravi presentatori.
La famiglia propone disgregazione; la scuola precarietà; la televisione risse. Senza più nessuna guida, i nostri giovani accolgono con entusiasmo qualsiasi analfabeta che si fa spazio a “cammellate”, tra urlatori da strapazzo e “bonazze” sculettanti. Ma i personaggi sono lì; loro ce l’hanno fatta. Non “saranno” ma “sono” famosi.
Un tempo erano da emulare quei tizi che diventavano famosi perché capaci di esprimere, ognuno nel proprio settore, dei valori alti, sia dal punto di vista umano sia dal punto di vista professionale. Oggi, la logica dominante è quella del successo facile e occasionale. Del mordi e fuggi. Ti basta sedere sul “trono” della De Filippi per diventare famoso. E ricco, attraverso ospitate e ingaggi. S’invidiano i vip solo perché sono riusciti ad emergere dalla melma anche se, come meteore sgretolate nello spazio, non lasceranno segni su questa terra. E allora? Davanti al trash, non solo televisivo ma, soprattutto, sociale, perché ci si scandalizza per i comportamenti deplorevoli dei nostri giovani? Perché il bullismo dobbiamo “scoprirlo” attraverso un video che, seppur sconcertante, è solo l’apice di una quotidianità ancora più nefasta. Secondo i dati di Telefono Blu, in Italia almeno un minore su tre è vittima di questo fenomeno di prevaricazione e disagio. Violenze che sfociano anche in abusi sessuali nei confronti di coetanei. Ma, ormai, il bullismo non ha confini di spazio e tempo. La scuola non è più il santuario del culto ed i professori non ne sono più i sacerdoti. E fra i video choc di questi giorni, infatti, ci sono anche quelli di studenti che devastano aule, tirano sedie contro la lavagna, fanno esplodere bombe carta sotto la cattedra. O, addirittura, quello di uno studente che punta la pistola giocattolo contro la testa del suo docente. Quest’ultimo sdrammatizza, s’imbarazza ma nulla di più. Magari teme che una sua reazione più “veemente” scateni le ire di quei famosi psicologi, massmediologi e bravi presentatori che, poi, per “campare” e fare odience, non esiteranno a lanciargli contro strali, solo per sviluppare una verbosa retorica che, puntuale, sfocia nella più comica parodia della democrazia. Ed intanto, mentre si promuove lo share si bocciano i valori. Vuol dire che la società vuole questo? Può darsi, visto che la stiamo indirizzando male. Invertiamo, allora, la tendenza. Facciamo retromarcia prima che sia troppo tardi. In Giappone, un Paese che ha tanto da insegnarci, i giovanissimi che si suicidano perché vittime del bullismo stanno diventando un’emergenza nazionale. Il governo, tra una finanziaria da stravolgere un giorno sì e l’altro pure, metta al centro della sua agenda i giovani; che sono il futuro della nostra Nazione.
Facciamo, tutti, in modo che le tappe della vita non vengano bruciate. Che ogni età abbia i suoi traguardi. Senza strappi e senza esasperazioni. Spingiamo affinché i nostri giovani riconquistino certezze, diritti e valori. E con essi, insegniamo loro, arriveranno gli spazi, la visibilità, il successo. Vette che non sono da raggiungere in quelle “Isole dei Fetenti” cui è facile approdare ma attraverso quella soddisfazione che può derivare dalla quotidianità; fatta di un lavoro, di una famiglia e… di figli da educare. •