ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Rugby

Il personaggio

Un uomo di sport, orgoglio catanese

"BIMBO" Arancio di... Sicilia

di Francesco La Rosa

Un grande uomo di sport. Un uomo che ha vissuto per lo sport, quello pulito, fatto di impegno, sacrifici e tanta buona volontà: Orazio Arancio, un esempio per tutti, icona di uno sport, il rugby, a cui probabilmente non viene dato il giusto risalto e l’attenzione che meriterebbe. Quella…palla ovale che gli ha permesso di raggiungere i massimi livelli, dalla maglia della Nazionale ai 38 test-match ufficiali disputati in maglia azzurra, sino al trionfo-scudetto con la Benetton Treviso. Nato nel 1967 nella sua amata Catania, Orazio Arancio iniziò a calcare i campi già a 16 anni; la sua carriera è prestigiosa e, a 38 anni suonati, prosegue con dignità e abnegazione nel San Gregorio Rugby, squadra di Serie B di cui è anche allenatore. Dall’85 al ’95, per ben dieci stagioni consecutive, Orazio ha difeso i colori della sua città indossando la maglia dell’Amatori Catania che lo ha lanciato nel professionismo sino ad indossare la maglia azzurra. Fondamentali, in tal senso, le esperienze al nord con Milan e soprattutto Benetton, senza dimenticare la stagione agonistica più importante della sua vita vissuta in Francia con il Tolone. Oggi Orazio Arancio, combattente in campo e gentleman fuori, ricopre alte cariche in seno al Coni e alla F.I.R. ma non ha la benché minima intenzione di abbandonare il campo: vuole giocare a rugby almeno per altri due anni… finché i regolamenti federali non gli imporranno lo stop.
- Cosa ha rappresentato il rugby nella vita di Orazio Arancio?
“Tutto! Ho dato tanto al rugby e il rugby mi ha dato tanto! Lo consiglio a tutti i giovani per la formazione fisica e soprattutto mentale. Il rugby è lo sport di squadra per eccellenza”.
- Sei un esempio da seguire per tanti ragazzi: un vero uomo di sport.
“Sarei onorato se i giovani mi considerassero un esempio da seguire. A giugno mi sono laureato in economia. Argomento della mia tesi è stato “lo sviluppo del rugby in Italia attraverso l’analisi dei dati degli ultimi 20 anni”. Questo la dice lunga su quello che vorrei fosse il mio futuro”.
- È vero che hai cominciato a giocare a rugby solo per caso?
“Si!. Sono cresciuto nel quartiere Barriera-Canalicchio giocando spesso a calcio con gli amici. Nell’83 fu proprio un ragazzo del mio quartiere a convincermi a provare questo nuovo sport che si giocava con una palla di forma strana. Andammo insieme ad allenarci con la Fiamma Catania, una sorta di seconda squadra dell’Amatori. È stato proprio lì che ho mosso i miei primi passi da rugbista. Il passaggio all’Amatori fu quasi scontato. Nell’85, quando arrivai all’Amatori, andammo subito in ritiro a Nicolosi dato che la squadra era appena retrocessa in A2. Quell’anno coincise con una cavalcata trionfale che ci riportò subito in A grazie a 20 vittorie su 22 partite. Disputammo anche i play-off contro il Milan come prima di A2 e fummo sconfitti di soli 8 punti dalla formazione più forte d’Italia. Per noi fu un grandissimo risultato”.
- Che ricordi hai delle dieci stagioni vissute con l’Amatori, la squadra della tua città?
“È stata l’esperienza più bella della mia vita. Giocare per la mia città mi ha gratificato tanto. A quell’epoca su 22 giocatori addirittura 20 eravamo catanesi. La gente di Catania si identificava in quei cognomi. Adesso, invece, trovi solo argentini, sudafricani, australiani. I catanesi…non si distinguono più”.
- Come hai vissuto il distacco dalle tue origini catanesi quando ti sei trasferito prima a Milano e poi a Treviso?
“Quando lasciai Catania… andai incontro alla prima, grande delusione della mia vita! I dirigenti dell’Amatori non vollero concedermi il cartellino per il trasferimento al Milan di Berlusconi. Rimasi 4 mesi fermo e l’inattività fu per me un duro colpo; finché, dopo una serie di ricorsi, ottenni il trasferimento alla squadra - in quel momento - migliore in Italia. Fu però con la Benetton, nella stagione ‘98/’99, che conquistai il mio primo e unico scudetto, il coronamento di una lunga carriera. Quell’anno ricevetti anche il premio come miglior giocatore d’Italia”.
- La maglia azzurra: emozione unica?
“Si! Esordire in Nazionale è stata una delle emozioni più grandi della mia vita. Ricordo ancora il debutto contro la Russia nel ’93 a Mosca. L’esperienza più significativa in Nazionale fu il Mondiale in Sudafrica del 1995, il primo avvenimento sportivo dopo la fine dell’aparthied”.
- Qual è stata la tua performance più bella in maglia azzurra?
“Sicuramente il match disputato all’Olimpico, davanti a 50.000 spettatori, contro i campioni del mondo del Sudafrica, gli Springboks. In quella gara segnai una meta storica, la prima meta che la Nazionale italiana realizzava contro gli Springboks. Fu anche la meta del momentaneo sorpasso”.
- Oggi concili gli incarichi istituzionali ed il campo di gioco?
“Con grandi motivazioni. Sono stato rieletto consigliere federale per il secondo quadriennio consecutivo e nominato, inoltre, consigliere esecutivo della F.I.R. L’anno scorso, poi, ho avuto il grande onore di essere eletto - primo rugbista nella storia - consigliere nazionale del C.O.N.I. Peraltro, continuo a giocare e ad allenare con passione il San Gregorio Rugby in Serie B, una squadra interamente formata da ragazzi catanesi”.
- Ciao Orazio e… auguri per la tua bimba!
“Grazie! Sono diventato papà da circa un mese e mi sento l’uomo più felice del mondo”.