ventitreesima edizione

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Calcio

Catania 21 anni dopo...

di Angelo Scaltriti

Dal 1984 al 2005, ventuno lunghissimi anni, ventidue considerando l’imminente 2006: tanto è passato dall’ultima partita disputata dal Catania in serie A. Una volta la maggiore età coincideva proprio con il compimento del ventunesimo anno, oggi il sogno del ritorno nell’Olimpo del calcio italiano non è più il romantico sospiro di una squadra confinata nei meandri del pallone tricolore ma la matura aspirazione di una grande del campionato cadetto. È un sogno adulto.
È cresciuto nella difficoltà e nel disinteresse di molti, ha dovuto subire colpi su colpi: la retrocessione in C1, datata 1987, la radiazione poi tramutata in declassamento nel 1993, anno del Catania in Eccellenza. Altro che serie A, dodici primavere orsono noi sportivi catanesi eravamo rinchiusi nella polverosa cantina del calcio dilettantistico, pronti ad essere inghiottiti dal dimenticatoio. L’orgoglio e la tenacia hanno salvato il sogno, con passo lento ma deciso l’Elefante ha riguadagnato prima il maltolto, la C1 (1999), e poi la serie B (2002).

Un ripasso di storia recente non fa mai male, specialmente a quelli che sostengono che a Catania non si sia mai vinto niente negli ultimi anni: a costoro andrebbe spiegato quanto è difficile affermarsi nelle categorie inferiori, laddove sembra quasi che il tuo nome ti obblighi a spazzar via gli avversari ed invece proprio il prestigioso nome li esalta, quei gagliardi ed entusiasti avversari. Oggi il sogno è un obiettivo reale, alla portata di una società guidata da un timoniere che riscuote ancora, a distanza di un anno e mezzo dal suo insediamento, un consenso quasi plebiscitario: Nino Pulvirenti. Sappiamo quanto sia difficile, essere profeti in patria e rimanere sulla cresta dell’onda: in Italia è all’opposto semplicissimo essere innalzati magari oltre i propri meriti per poi essere affossati ben oltre i propri demeriti. Solo chi riesce ad opporre a questo processo l’arma dell’equilibrio, può sottrarsi: Pulvirenti gode della fiducia dei tifosi, al punto che le critiche, i dibattiti, le obiezioni e le polemiche sempre dietro l’angolo nel mondo del calcio, sotto il Vulcano si smorzano sempre quando interviene il presidente.
Che l’imprenditore di Belpasso non possa garantire la serie A, è fuori discussione: nessuno può farlo, il calcio affascina tutti a dispetto dei suoi mali proprio perché permette all’imprevedibilità dell’episodio di recitare un ruolo primario.
È pur sempre, la nostra cara Italia, il paese in cui le estrazioni del lotto rivestono persino un’importanza sociale: ci piacciono gli imprevisti, incluso un pareggio al posto di una vittoria. Una palla che rimbalza e rotola su un campo d’erba non può dar luogo ad alcuna certezza, né Pulvirenti né altri dirigenti potranno mai trovare equazioni matematiche per guadagnare sicurezze agonistiche. Però è anche vero che il calcio non è il lotto. Le probabilità che sulla ruota della vittoria venga estratto il numero 46, anno di fondazione del Catania, sono più elevate rispetto a quelle della sortita di un qualsiasi numero. Perché ad accrescere queste probabilità concorrono diversi fattori, rispettati dall’impegno di Pulvirenti: anzitutto, il calcio è un’impresa e come tale ha bisogno d’imprenditori nel vero senso della parola, cioè uomini disposti ad investire che non pretendano il raccolto prima di avere seminato.
Servono ingegneri capaci di concepire progetti lineari di sviluppo, che permettano al fenomeno calcistico di radicarsi nel territorio oltre i confini temporali del momento di gloria. Urge l’apporto di dirigenti che sappiano impostare un rapporto di osmosi, sul piano delle motivazioni, con tecnici e giocatori: coinvolgere è la parola d’ordine (fino al momento di andare in stampa abbiamo provato ad intervistare l’amministratore delegato Lo Monaco, ma l’impresa non ci è riuscita, ndr).
C’è poi l’esigenza di sapere stimolare i diversi attori sulla scena del calcio, gratificare i tifosi venendo incontro alle loro esigenze, vivere l’attenzione della stampa come un’occasione per la diffusione di un messaggio, instaurare con le istituzioni un rapporto di collaborazione, esplorando le potenzialità enormi del calcio in chiave sociale. Queste e molte altre, le condizioni necessarie, sebbene non sufficienti, per arrivare alla vittoria. Pulvirenti ne è consapevole e si è impegnato a provarci, già questa è una buona notizia.
Chi condivide il suo stesso sogno, quello di un Catania protagonista in serie A proprio come raccontano i nonni, non può che augurarsi di vedere il presidente sorridere.