L'Annuario
Le provincie - Siracusa
Patrimonio dell'Umanità
Nel 2005, il capoluogo aretuseo, si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento Unesco e figura, adesso, nella World Heritage List. Un traguardo ambito, un onore, che catapulta la patria di Archimede nell’olimpo delle città-simbolo che rappresentano, nell’intero pianeta, la cultura, la storia, la magnificenza architettonica. E l’Icomos non ha avuto alcun dubbio nell’individuare i punti di forza di Siracusa che affondano le radici nei secoli passati e hanno lasciato tracce gloriose su tutto il territorio. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Il centro storico è il fulcro di una serie di interventi che rappresentano scelte già consolidate nella vita dei siracusani oppure di sperimentazioni in corso, il cui fine è, assicura l’amministrazione comunale, trasformare Ortigia in una grande vetrina “intesa come processo di trasmissione di visioni e suggestioni”. Quando il commissario Unesco, Ray Bondin, in visita nel siracusano per l’iscrizione dei siti del Val di Noto, si ritrovò in piazza Duomo rimase talmente affascinato dalla Cattedrale da dichiarare pubblicamente che l’unico tempio pagano ancora aperto al culto esistente al mondo avrebbe potuto, da solo, costituire motivo di iscrizione nella WHL Unesco. Il commissario Unesco Lilius, successivamente, si innamorò del siracusano nella sua interezza, a testimonianza di ciò anche le suggestive necropoli rupestri di Pantalica, hanno meritato di diventare Patrimonio dell’Umanità. Un patrimonio così immenso, è l’opinione del sindaco di Siracusa Giambattista Bufardeci (nella foto), ha bisogno di una attenta programmazione, della messa in opera di un vero e proprio Master Plan della Cultura. «Siracusa viene considerata città della cultura e del turismo - afferma il sindaco Giambattista Bufardeci - ma aldilà di queste convergenze, tre paiono le questioni sulle quali vale la pena soffermarsi. In primo luogo, emerge in maniera pressante la necessità di avere un progetto condiviso di città sul quale lavorare. Ciò che, al momento, appare, a prima vista, è un insieme di tessere di un mosaico che non ha ancora una precisa collocazione in un disegno complessivo. Emerge poi, con chiarezza, il tema della comunicazione, intesa non solo e non tanto come trasferimento di informazioni sulle politiche adottate, ma come strumento per la costruzione del consenso da parte di tutti gli attori in gioco, attraverso un processo di natura negoziale, che consenta una definizione della posta in gioco e una trasparente distribuzione di vantaggi e svantaggi. Un terzo punto, legato ai precedenti, è quello del coordinamento e della programmazione. Per potere realizzare un progetto complesso è necessario che tutte le sue fasi siano strutturate in modo da suddividere le responsabilità attuative, imputandole ad un livello di responsabilità chiaro; da intervenire sulle criticità che si oppongono alla sua realizzazione; da mantenere una regia complessiva dal momento della diagnosi a quello della traduzione operativa.
Ed è in questa direzione che va sottolineato il ruolo strategico del Comune, per arrivare, infine, ad un progetto condiviso dall’intera città». Siracusa è città del mondo tra le città del mondo, rileva ancora il sindaco Bufardeci, forte di una storia e di un respiro lungo tremila anni. Si tratta, spiega, di “una relazione inedita fra la dimensione locale e la dimensione globale” e tutto ciò rende necessaria una nuova definizione degli ambiti di competenza delle amministrazioni locali. «Ambiti che - specifica il primo cittadino aretuseo che è anche presidente Anci Sicilia - non possono essere circoscritti, ai tradizionali, limitati, perimetri amministrativi ed alle consuete competenze settoriali, che appaiono sempre più convenzionali perché cambiano le scale di riferimento». Il Master Plan della cultura individua, dunque, la meta che la città intende perseguire, le azioni strategiche necessarie per dare concretezza alla visione di città futura. Se ciascuna città, è il messaggio che perviene da Palazzo Vermexio, è chiamata a mettere in evidenza le proprie aree di forza, gli specifici patrimoni (o assets strategici) da valorizzare Siracusa ha già individuato una principale area di policy: la sua storia, patrimonio mondiale Unesco. La scommessa è fondata su obiettivi che si muovono entro uno scenario ormai internazionale, in costante evoluzione. L’obiettivo finale è, dice il sindaco Bufardeci «Fare di Siracusa una città dei saperi, della produzione di cultura e della sua fruizione, dotata di centri di eccellenza artistica e di beni culturali in rete». Il percorso di crescita del comune aretuseo è stato, in questi anni, tutto in salita. Si è dovuto agire su più fronti. Un altro exploit del 2005 e la consegna del nuovo Piano regolatore della città alla Regione. Nello strumento urbanistico per eccellenza più importante, che mancava da ben 62 anni, è racchiuso il volto della città, per almeno il prossimo ventennio. Un Prg che non dovrà, è stato detto, “ingessare il territorio” ma bensì favorirne le opportunità di crescita turistica ed economica, valorizzare le ricchezze e le possibilità produttive in modo intelligente e rispettoso dell’ambiente. Una delle ambizioni più grandi della città è poi la realizzazione del Parco Archeologico o Parco delle Mura Dionigiane. Un sito straordinario che si candida a diventar il più grande parco urbano del mondo. All’interno “gioielli” architettonici che non hanno bisogno di presentazione come: il Castello Eurialo, il Parco archeologico della Neapolis, il Ginnasio Romano, le mura di Gelone (in via Unione sovietica), tutto il perimetro delle Mura Dionigiane, e le Latomie dei Cappuccini. Un biglietto da visita strepitoso per il visitatore, in grado di fare centro al primo tentativo. Lo stemma della città racchiude l’anima ambiziosa degli eredi di Archimede. Vi figura uno scudo in cui campeggia un’aquila coronata che reca sul petto la figura di una fortezza. Nel glorioso vessillo c’è tutta la fierezza dei siracusani, la voglia di proteggere la storia plurimillenaria della loro terra ma, su tutto, deve vigilare la vista aguzza dell’amministratore il cui compito è vedere, o intravedere, quel futuro che sta per bussare alla porta affinché la città sia pronta a raccogliere le nuove sfide dell’epoca moderna.