L'Annuario
La collettività sangregorese ogni cinque anni si raccoglie con devozione attorno a Maria SS. degli Ammalati, compatrona di San Gregorio
"A festa granni"
Il 2005 è stato l’anno in cui l’intera comunità sangregorese ha celebrato la “Festa granni”, come la chiamano i devoti, in onore della compatrona del paese Maria SS. degli Ammalati. La Festa, che un tempo si celebrava ogni dieci anni, a partire dal 1994 è stata solennizzata ogni cinque e sempre nella prima metà del mese di settembre. Quest’anno è iniziata il 7 settembre con la tradizionale “svelata” della Madonna e si è conclusa giorno 11. Mercoledì, 7 settembre, infatti, è iniziata la 1ª settimana della “Missione Madonna degli Ammalati” con la quale si è dato il via alla festa liturgica con l’antica e tradizionale “svelata”, ripristinata dalle giovani leve della Parrocchia, del Simulacro della Compatrona di San Gregorio.
“Quest’anno è stato l’anno dell’Eucarestia - ha spiegato il parroco don Biagio Lazzara - e abbiamo voluto dare alla Festa una forte impronta eucaristica mettendo in rilievo la Missione e la Premura di Maria verso gli ammalati. Abbiamo stazionato, quindi, presso la casa di un ammalato”. La chiesa Madre di San Gregorio è intitolata a Maria degli Ammalati ed è divenuta parrocchia nel 1621 proprio per far fronte alle richieste dei sangregoresi ammalati che dovevano recarsi nella chiesa del Santuario di Valverde cui faceva capo, allora, l’intera comunità di fedeli. Una volta Parrocchia i sangregoresi non hanno dimenticato San Gregorio Magno la cui chiesa medievale esisteva già al Piano Immacolata (un tempo chiamato Chianu di San Grigoli) rovinata dal terremoto del 1693 e ricostruita, dedicata, però, alla Madonna Immacolata. Il culto Mariano, quindi, a San Gregorio è molto sentito. In passato, la Festa era occasione per rivedere i sangregoresi emigrati in Argentina, Stati Uniti, Germania, Belgio e nord Italia. In quelle occasioni arrivavano anche offerte in denaro considerevoli a dimostrazione della devozione alla Madonna. In dieci anni i cittadini avevano il tempo per preparare una festa veramente grande e per raccogliere i fondi. I cittadini avevano il tempo anche per allestire veri e propri “carri” con rappresentazioni sacre. I carri erano costruiti dalle maestranze dei vari rioni e contrade del paese. I grandi apparati, con le varie scene e recite sulla vita della Vergine venivano arricchiti con fanciulli innalzati in aria dai marchingegni dei carri stessi a simboleggiare figure angeliche. Lungo le piazze e le strade del paese si costruivano veri archi di trionfo con rami di mirto, edera e alloro. La processione era superba e fastosa. Partecipavano alla processione un centinaio di sacerdoti (dal collegio salesiano di San Gregorio, fondato nel 1894, i giovani prendevano i voti per diventare seguaci di Don Bosco) in doppia fila con i “torcetti” procedevano innanzi alla Vergine degli Infermi. A tirare la “vara” decine di bambini e dietro di essa, insieme alle autorità e alla banda, tutto il paese. Per addobbare i carri, spesso, venivano esperti da Messina. Durante la Messa solenne, oltre ad elementi locali, venivano chiamati anche cantori di fuori paese. Non è escluso, così come è avvenuto per la svelata, che i giovani vadano a ripristinare l’antica usanza dei carri, considerata la richiesta di valori e tradizioni di questi ultimi anni.