ventitreesima edizione

2) L'Annuario

< Torna al Sommario

Opinione

Fiscalità di vantaggio

di Nello Musumeci

È diventato il tema più appassionante del dibattito politico, non solo in Sicilia. Eppure, sulla “fiscalità di vantaggio” si corre il rischio di parlare con superficialità e senza sufficiente cognizione di causa. Diciamo subito che si tratta di uno dei tanti diritti negati alla nostra Isola, che rivendica da tempo e giustamente la possibilità di godere di un regime fiscale favorevole rispetto ad altri territori d’Europa per compensare il grave ritardo di sviluppo economico e sociale che ha accumulato dal dopoguerra ad oggi. Non, dunque, un regalo, un privilegio, ma la consacrazione di un principio essenziale per giungere alla famosa “coesione economica e sociale” sulla quale poggia il primo pilastro dell’Unione europea.
A negare questo diritto, concorrono essenzialmente due fattori. Il primo, l’indifferenza mostrata da tutti i governi nazionali nel proporre anche in sede comunitaria un tema di così rilevante importanza per una Regione strategica come la Sicilia. In secondo luogo, il fermo atteggiamento di rifiuto da parte dell’Unione europea di autorizzare in Sicilia l’applicazione di una fiscalità di vantaggio, perché considerata aiuto di Stato e, quindi, elemento di distorsione della concorrenza.
In questo senso si è espressa la signora commissario per la Concorrenza, l’olandese Neelie Kroes.
Pur sostenendo che - “a determinate condizioni, tuttavia, incentivi fiscali regionali possono essere approvati, ove non pregiudichino le condizioni di scambio in misura contraria all’interesse comune” - la timida apertura della Kroes non è sufficiente a garantire il successo alla “strombazzata” iniziativa contenuta nella finanziaria, e specialmente se una delle misure (credo la più importante) è rappresentata dal cospicuo abbattimento del costo del lavoro, fattore distorsivo per eccellenza del mercato.
Bruxelles ha di recente avviato una revisione degli orientamenti in materia di aiuti di Stato, anche per effetto dell’allargamento dell’Unione ai dieci nuovi membri, ma tale revisione è solo migliorativa delle rigidità del passato, e non induce, comunque, a ritenere praticabile la strada di sostegni fiscali e economici quali la “fiscalità di vantaggio” e l’integrale eliminazione degli oneri contributivi sul costo del lavoro.
Sono cinque anni che incalzo la Commissione europea sul controverso tema della fiscalità di vantaggio a favore della Sicilia e del Sud Italia. La prima volta che ho posto il quesito a Bruxelles è stato nell’aprile del 2000, in un momento particolarmente felice, avendo un commissario italiano alla Concorrenza, Mario Monti, e alla presidenza della Commissione l’altro italiano, Romano Prodi. Ma la risposta è stata ogni volta la stessa: la fiscalità di vantaggio costituisce un aiuto di Stato. Ecco perché mi sembra ipocrita l’impegno del centrosinistra quando dice che si occuperà della materia se dovesse andare al Governo. Se Prodi avesse voluto far passare una deroga per il Sud Italia, avrebbe potuto farlo quand’era al vertice dell’Ue.
Andato via Prodi, ho riproposto il tema alla Commissione presieduta dal portoghese Barroso e la risposta del commissario per la Concorrenza, l’olandese Neelie Kroes, purtroppo lascia poco spazio a strategie politiche. A mio avviso, occorrerebbe chiedere alla Commissione europea l’applicazione di fiscalità di vantaggio alle imprese essendo presenti attualmente in Sicilia tutte le caratteristiche della eccezionalità per l’applicazione delle stesse. Difatti, affinché si possa parlare di aiuti che non limitino la libera concorrenza occorre che si sia in presenza di “aiuti destinati a promuovere la realizzazione di un importante progetto di comune interesse europeo oppure a porre rimedio ad un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro”.
La Sicilia, per fare un esempio, vive ormai da anni la drammaticità dello sbarco dei clandestini in un contesto euromediterraneo, e potrebbe avere tutte le condizioni poste dalla Ue per rientrare nei casi eccezionali previsti per l’applicazione della fiscalità di vantaggio.
La detassazione per gli investimenti nel Sud Europa è un diritto che spetta alla nostra Isola senza ledere il mercato della libera concorrenza voluto dalla Ue.
 Se la Commissione dovesse dare parere favorevole alle mie richieste, si potrebbe prospettare una situazione fortemente favorevole per il richiamo di capitali esteri. Difatti, anche, l’investitore estero troverebbe un enorme vantaggio ad investire in Sicilia prospettandosi utili detassati sia per le persone fisiche che per le società, nonché enormi facilitazioni nelle imposte indirette. I benefici per la nostra gente sarebbero immediati sotto l’aspetto occupazionale. In ogni caso, servirebbe una forte iniziativa a Bruxelles in sede di Consiglio dei Ministri delle Finanze dell’Ue, in particolare di quei Paesi con regioni ultraperiferiche e particolarmente svantaggiate.
*Componente l’Assemblea
parlamentare euromediterranea