L'Annuario
Attualità
Droga - Nessun ceto è Immune
di Caterina Caltagirone
La tossicodipendenza non è un vizio, ma una vera e propria malattia con aspetti psicologici o addirittura psichiatrici che non vanno sottovalutati. Gli esempi eclatanti di personaggi famosi finiti sulle pagine della cronaca per aver fatto uso e abuso di sostanze stupefacenti sono la testimonianza che non esistono categorie protette o immuni dalla droga sia essa di “fuga” come l’eroina e gli allucinogeni, che “da prestazione” come la cocaina che si assume, in genere, per sentirsi all’altezza degli altri. Ne abbiamo parlato con il dott. Carmelo Mazza, responsabile del Dipartimento per le Tossicodipendenze della Ausl 3 di Catania: “Negli ultimi tempi abbiamo verificato che c’è stato un aumento dell’uso di cocaina e un decremento dell’uso dell’eroina. Ciò è dovuto in parte al fatto che la cocaina è presente in dosi massicce sul mercato e a prezzi più bassi. Così molta gente che prima non poteva permetterselo, oggi la consuma senza difficoltà. Si registra però una modalità nuova che è quella di miscelare cocaina, alcol, psicostimolanti, cannabis. Quest’ultima in particolare, è in notevole ripresa perchè l’hashish e la marijuana presenti sul mercato hanno principi attivi più potenti rispetto al passato. Si tratta di modalità nuove di consumo e la cocaina trova uno spazio preponderante tra le altre droghe”.
- Quanti sono in tossicodipendenti a Catania e provincia?
“Non abbiamo stime esatte su questo, però sappiamo che una frangia limitata si rivolge al servizio pubblico. Noi abbiamo circa tremila pazienti l’anno”.
- Si è abbassata l’età media dei consumatori?
“Il nostro dipartimento assiste ad un invecchiamento della popolazione in carico, ciò a causa delle recidive. I nostri pazienti hanno intorno ai 35-40 anni. Comunque sappiamo che vi sono consumatori di 13-14 anni di sostanze che fino a poco tempo fa non erano considerate così dannose come l’eroina.
Parlo degli psicostimolanti, le pastiglie e la stessa cocaina che insieme con l’alcol vengono consumati in età pre-adolescenziale. Abbiamo dei segnali che indicano un abbassamento dell’età media dei consumatori per una questione di offerta crescente nei luoghi di aggregazione dei giovani. C’è un problema che riguarda l’avvicinamento di queste persone al servizio pubblico in quanto, mentre l’eroina comporta crisi da astinenza con malessere fisico grave rendendo pressante il bisogno di risposte terapeutiche, gli psicostimolanti possono essere usati per lungo tempo senza danni fisici ma piuttosto psichiatrici. Ciò induce i consumatori a non riconoscersi nella categoria dei tossicodipendenti ma a pensare che possono gestire il problema”.
- Come si accede ai vostri servizi e quante strutture di recupero sono presenti sul territorio catanese?
“L’azienda Sanitaria Locale 3 è presente con un Dipartimento per le tossicodipendenze, da me coordinato,che gestisce dieci SERT a cui si accede in maniera veloce e anonima (è previsto dalla legge) e che offrono risposte terapeutiche, psicologiche, socio-riabilitative. Insieme alla rete dei servizi pubblici è presente anche quella delle comunità terapeutiche a cui si accede attraverso un programma terapeutico elaborato dal Sert in quantosi tratta di strutture convenzionate. Attualmente nella nostra provincia sono presenti tre comunità che sono Casa Nazareth di Viagrande, l’Oasi di Caltagirone e ilSentiero Speranza di Biancavilla”.
- Ritiene che tre strutture riabilitative siano sufficienti per evadere le richieste?
“L’inserimento in comunità può essere una risposta, ma non è l’unica e non è necessariamente esaustiva al problema. La tossicodipendenza è una malattia e quindi le strutture che si sono aggiornate rispetto a questa visione hanno maggiori possibilità di rispondere alle esigenze della persona. Se invece si interviene con terapie parametrate al “vizio” tossicodipendenza, probabilmente la risposta non sarà quella corretta. Bisogna considerare infatti, che il 70 per cento dei tossicomani ha problemi psichiatrici e quindi si tratta di una patologia molto complessa che va curata sotto diversi aspetti. Le comunità presenti sul nostro territorio sono sufficienti anche perché il servizio pubblico ha la possibilità di mandare i pazienti in tutte le strutture residenziali convenzionate che si trovano sul territorio italiano”.
- Esiste una rete di monitoraggio che informi sulle guarigioni definitive?
“Sappiamo che la tossicodipendenza è una malattia cronico-recidivante, il problema dunque non risiede nella cura per la malattia ma nella ricaduta. Stabilire se la risorsa terapeutica è efficace a distanza, non è così semplice. Abbiamo verificato infatti che soggetti trattati ambulatorialmente possono ricadere anche dopo 6-7 anni come succede per tante altre patologie psichiatriche. Il problema è che si possono verificare delle situazioni concomitanti che possono favorire e far precipitare una vulnerabilità della persona che può riprendere un percorso tossicomanico. Quindi, non abbiamo un quadro preciso ma a nostra esperienza ci dice che è frequente la ricaduta sia in chi è trattato negli ambulatori che in chi segue la riabilitazione nelle comunità. Non c’è differenza di validità tra i due trattamenti”.
- Parliamo adesso di un problema ancora sottovalutato: l’alcolismo…
“Si assiste ad una riduzione del consumo di alcol in tutta Italia - continua il dott. Mazza - e nello stesso tempo ad una diversificazione delle fasce di consumo. C’è un incremento per quanto riguarda le donne e i ragazzi. Questi ultimi in particolare assumono alcol con modalità simili all’assunzione di droghe per “sballare”. È necessario segnalare che nei locali sono utilizzate delle bevande dette alcol pop al gusto di frutta che in maniera insidiosa abituano il soggetto all’uso della sostanza. Tali drink vengono pubblicizzati anche via Internet e sarebbe opportuno un maggiore controllo da parte delle autorità competenti”.
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