ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Attualità

La frontiera della speranza

di Tony Zermo

Tony ZermoLa Libia collabora, ma i clandestini arrivano lo stesso sulle nostre coste. Le associazioni umanitarie chiedono la chiusura dei Cpt, cioè dei centri di permanenza temporanea, perché sostengono che siano dei lager, il Viminale replica che non saranno alberghi di lusso, ma sono vivibili e dignitosi: comunque resteranno perché altrimenti non si saprebbe dove mettere i clandestini, e ci vorrà almeno il tempo di verificare chi sono realmente e se hanno diritto ad asilo politico.
Dicevamo che la Libia collabora con le autorità italiane forse perché c’è un feeling tra Gheddafi e Pisanu, feeling che invece non esiste tra il raìs e Berlusconi perché quest’ultimo non ha potuto accogliere la richiesta libica di costruire un’autotrada litoranea di 1.800 chilometri dal confine tunisino sino a quello egiziano. Un’autostrada del genere costerebbe uno sproposito, ci vorrebbe una Finanziaria apposta e così Berlusconi ha dovuto fare orecchie da mercante. Per dispetto Gheddafi ha ripristinato la “giornata dell’odio” contro i “colonialisti italiani” che occuparono la Libia nel 1931 e ci vissero da padroni sino al termine della seconda guerra mondiale.
Invece, dicevamo, Gheddafi dà ascolto a Pisanu e sta facendo costruire capannoni da mille posti per ospitare i clandestini che l’Italia restituisce. Capannoni con aria condizionata e comunque il tutto a spese del governo italiano.
25La grande paura della Libia è la penetrazione dai confini del Niger perché tra i due Paesi ci sono ottanta chilometri di deserto che è terra di nessuno. Tra l’altro questi clandestini in attesa di sbarcare in Sicilia riescono a vivere in qualche modo in Libia e per campare commettono furti e rapine, il che ha indispettito la popolazione locale che non vuole più vedere in giro persone di Paesi vicini.
Ogni notte nel deserto partono pick-up, ciascuno dei quali porta una quarantina di persone. Gli automezzi attraversano il deserto e lasciano i clandestini nel luogo prefissato, dove si imbucheranno in attesa di trovare un passaggio per la Sicilia. I militari libici sono acquartierati ad Al Qatrum, cioè al confine, e tutte le notti vanno a caccia dei pick-up che arrivano dal Niger, ma le dune del deserto hanno mille nascondigli. E poi, quando i soldati libici pescano i nigeriani e li vogliono rispedire indietro, il governo nigerino spesso rifiuta di accogliergli. E così nella caserma di Al Qatrum vengono ospitati gli indesiderabili che nessuno vuole. Al Qatrum è Lampedusa al contrario, avamposto e retrovia nello stesso tempo. I libici da tre anni stanno facendo il lavoro sporco anche per noi italiani perché il tanto contestato accordo segreto sta cominciando a funzionare. Al di là della cooperazione investigativa, dei corsi di formazione delle forze libiche, entro gennaio sarà pronto a Gharyan, a sessanta chilometri da Tripoli, il primo centro di accoglienza progettato e finanziato dall’Italia e altri ne sorgeranno a Ghat e Kufra. Insomma la Libia ci dà una mano per quanto è possibile, ma i suoi confini sono troppo lunghi per potere essere sorvegliati. Ecco perché ci sarà da fronteggiare una massa enorme di disperati appena il mare tornerà piatto. 25Tra l’altro i clandestini stanno cercando di evitare Lampedusa: ora preferiscono Licata o Gela perché appena sbarcano di notte hanno la possibilità di squagliarsela a piedi, invece in un’isoletta non possono fuggire da nessuna parte.
Comunque se alle prossime elezioni il centrosinistra andrà al potere per questi disperati le maglie si allargheranno, nonostante l’esempio del premier socialista Zapatero che fa sparare ai marocchini che cercano di infiltrarsi nelle enclave spagnole.