ventitreesima edizione

2) L'Annuario

< Torna al Sommario

TV, l'era del digitale terrestre

di
Enrico Escher

 

 

 

 

 

 

Entro la fine di ottobre la Rai sceglierà le aziende a cui dare in affitto due dei suoi canali del Digitale terrestre. Quaranta le richieste: fra coloro che hanno presentato la domanda ci sono realtà molto diverse. C’è la tv di Stato cinese, che pensa di utilizzare il canale per parlare ai suoi connazionali sparsi nel nostro paese. Ci sono le Edizioni Paoline, che da tempo stanno diversificando le loro offerta in senso multimediale. Ma c’è, per esempio, anche My-tv, la web television “mamma” di Gino il pollo che sta pensando anche ad un ampliamento delle proprie attività.
Insomma un mercato che si apre. Segno di un interesse crescente verso il nuovo sistema di trasmissione che dovrebbe prendere il posto della vecchia tv analogica. Un interesse reso ancora più evidente dal successo del bando del CNIPA per la sperimentazione di servizi di T-government sulla tv di casa, per il quale sono state presentate ben 51 richieste.
Sul Digitale terrestre ha pesato non poco la polemica che ha accompagnato la legge Gasparri, che ne codifica le regole, nel corso degli ultimi mesi, fino alla sua definitiva approvazione. Ma al di là del dibattito politico proviamo a vedere quali sono gli scenari che si aprono davanti a noi.I vantaggi maggiori della tecnica di trasmissione digitale terrestre, riguardano: la razionalizzazione dell’uso di frequenze di trasmissione, l’aumento del numero di canali potenzialmente irradiabili (fino a 5 per ogni programma attualmente trasmesso in analogico) e la diffusione, grazie alla possibilità di un canale di ritorno diretto, di servizi internet direttamente dal televisore, ad esempio e-commerce o servizi di pubblica utilità. Il digitale terrestre può essere considerato, quindi, l’ultima tappa del processo di convergenza, tra mezzi di comunicazione e telecomunicazioni.
Un altro aspetto teoricamente innovativo è quello della presenza di diverse tipologie di operatore. La legge Gasparri ne prevede tre: l’operatore di rete, il fornitore di contenuti e i fornitore di servizi. Scompare il broadcaster tradizionale, almeno in teoria, perché non aver definito una incompatibilità reale fra i tre tipi di figure fa sì che, nei fatti, Rai, Mediaset e anche La7 siano contemporaneamente sia gestori dei canali che produttori di contenuti.
Dal punto di vista del telespettatore, infine, il digitale terrestre porta alcune novità. La prima è che per ricevere i nuovi canali avrà bisogno di un decoder. La seconda è che l’aumento dei canali non significherà, almeno per il momento, dover pagare un abbonamento (come avviene ad esempio con la tv satellitare). La terza è che potrà usufruire di servizi alternativi, di pubblica utilità (come il T-Government), di T-banking o di T-Learning. Anche se per i due ultimi aspetti il grado di interattività finora possibile li rende ancora di là da venire.

Un po’ di storia
Il 3 gennaio 1954, quando iniziarono le trasmissioni televisive ufficiali della Rai, in Italia esistevano 15 mila televisori. A cinquant’anni di distanza se ne contano 50 milioni. Cinquant’anni di Tv di ‘prima generazionÈ, quella analogica, che oggi cede il passo alla ‘seconda generazionÈ televisiva, quella della Tv digitale terrestre. A differenza della Tv satellitare e della Tv in fibra ottica, quella digitale terrestre avrà costi inferiori per gli utenti finali. Si dovranno comunque acquistare apparecchi tecnologici per ricevere i canali in qualità digitale, il decoder o set-top-box e, in futuro, un nuovo apparecchio televisivo, ma non si dovranno pagare i contenuti. La qualità, invece, è sempre la stessa: ottima.
La Tv digitale terrestre (DTT) è un’evoluzione tecnologica dell’attuale sistema televisivo. Le novità di questo tipo di trasmissione sono molte. Innanzitutto, è un sistema di trasmissione numerico che non risente di interferenze né di riduzione del segnale né di disturbi. Inoltre, consente di moltiplicare il numero di canali disponibili. Infine, permetterà ai canali Tv e alle trasmissioni televisive di inserire contenuti multimediali interattivi che consentono agli spettatori di intervenire in diretta durante i programmi. Il passaggio dalla Tv analogica alla Tv digitale coinvolgerà progressivamente gli oltre 50 milioni di apparecchi televisivi del nostro Paese, praticamente tutta la popolazione italiana.





Le regole
Secondo una normativa europea (legge 66 del 2001), entro il 31 dicembre 2006 tutte le trasmissioni televisive dovranno essere in digitale. Il periodo di sperimentazione del digitale terrestre occuperà tutto il periodo fino allo spegnimento definitivo delle trasmissioni analogiche. Il ministero per l’Innovazione e le Tecnologie ha inserito nella Finanziaria 2004 un contributo governativo pari a 150 euro per l’acquisto di un decoder interattivo per la Tv digitale terrestre. Il nuovo provvedimento prevede che il bonus sia erogato agli abbonati in regola col pagamento del canone Tv e nei limiti dello stanziamento previsto dalla legge Finanziaria, ovvero 110 milioni di euro. Il ministro Lucio Stanca ha anche costituito un gruppo di lavoro per accedere ai servizi online della Pubblica amministrazione, il cosiddetto e-Government. “Intendiamo utilizzare anche il televisore, ampiamente diffuso nelle famiglie, per consentire di accedere ai servizi di e-Government anche a quanti non dispongono ancora di un pc connesso ad Internet”, ha detto il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie.
Le prestazioni online sul televisore digitale saranno soprattutto di natura informativa e spazieranno in vari settori, a partire dalla sanità e dalle modalità di espletamento di molte pratiche burocratiche, fino alle informazioni sul traffico. In sostanza si tratterrà di estendere notevolmente le capacità dell’attuale Televideo integrandolo con informazioni e servizi pubblici. Il contributo è valido solamente per i decoder con funzioni multimediali, perché si vogliono avvantaggiare tutti quei servizi di pubblica utilità che l’utente sfrutterà. Pertanto non è previsto per i decoder ‘basÈ.

I servizi attuali…
Oggi non si può ancora apprezzare la trasmissione digitale terrestre al cento per cento. Il vantaggio che può apportare al momento è una visione più nitida delle immagini, in qualità DVD in pratica. Inoltre, siamo giunti a un punto in cui il telespettatore non sarà più passivo davanti all’apparecchio Tv, ma attivo e invogliato a partecipare e a diventare protagonista. A oggi, Rai trasmette in digitale i canali Rai news 24, Rai sport, Rai educational, mentre Mediaset trasmette Canale 5, Rete 4, Italia 1, Bbc, Coming Soon Television, Class Tv, VJ Television. La7 e il Comune di Pesaro, per esempio, hanno di recente firmato un protocollo di intesa per la sperimentazione della televisione digitale terrestre finalizzato a realizzare ed erogare servizi interattivi di pubblica utilità. La sperimentazione, che interesserà circa cento famiglie, porterà nelle case dei cittadini i servizi interattivi del Comune che saranno accessibili utilizzando semplicemente il telecomando del televisore. Un’altra sperimenttazione è partita a Torino. Dalla fine di febbraio, un campione di cento soggetti tra famiglie e imprese del Capoluogo piemontese, grazie ad un accordo tra Telecom Italia Media e Sun Microsystems, potrà accedere gratuitamente, per quattro mesi, a una serie di servizi sotto forma di applicazioni interattive tramite un set-top-box. L’interazione con la pubblica amministrazione è garantita da un canale di ritorno su banda larga, gestito attraverso un apposito centro servizi del Gruppo Telecom. Tra i servizi a disposizione, il Trova Lavoro, e moduli didattici curati dall’Università degli Studi e dal Politecnico di Torino, il T-learning (Television Learning).

…e quelli futuri
L’intenzione degli operatori coinvolti in questo progetto (Telecom Italia, Mediaset, Fastweb, Rai) è di creare contenuti multimediali e interattivi che consentano agli spettatori di intervenire in prima persona durante le trasmissioni televisive. Alcuni di questi servizi in futuro potranno essere a pagamento. Per citare alcuni esempi, durante un telegiornale si potranno richiedere ulteriori informazioni relative alle notizie date utilizzando anche gli SMS oppure collegarsi a siti di approfondimento, ricevere aggiornamenti personalizzati, fornire contributi e informazioni. Oppure, durante un talk show si potranno porre domande agli ospiti e creare un programma personalizzato, si potranno rivedere le puntate precedenti e quant’altro. L’interattività sarà possibile attraverso un collegamento telefonico (meglio se con linea ADSL). Per accedere ai servizi interattivi, sul telecomando del decoder ci saranno quattro tasti colorati corrispondenti alle diverse attività (t-government, t-meteo, t-economia ecc).
Questo per quanto riguarda i canali televisivi e i programmi già esistenti. Altre novità in arrivo riguarderanno i nuovi canali tematici e di pubblico interesse che nasceranno. Ci saranno canali legati ai servizi sociali, agli ospedali, alle pubbliche amministrazioni, ai Comuni dei capoluoghi di provincia, alle banche e via dicendo. Si potranno richiedere documenti, informazioni sul traffico e interagire attraverso una sorta di teletext visibile sullo schermo dell’apparecchio televisivo come accade oggi con il personal computer collegato a Internet.
Ma non è tutto. Il principale vantaggio del digitale è la possibilità di moltiplicare il numero dei canali che possono essere trasmessi attraverso le stesse frequenze oggi utilizzate dalla Tv analogica. Ogni singola frequenza utilizzata in analogico, infatti, permette di trasmettere un solo canale televisivo. Grazie al digitale, invece, sarà possibile trasmettere audio e video insieme, attraverso una codifica/decodifica numerica delle informazioni. Si potrà così moltiplicare fino a dieci il numero di canali trasmessi contemporaneamente da un’unica frequenza. Ciò significa che con gli stessi televisori e le stesse antenne di oggi, oltre all’adattatore digitale, sarà possibile vedere un centinaio di canali anziché i dodici attuali. Tra i suoi primi progetti, Rai, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, sta sviluppando un canale tematico dedicato all’insegnamento della lingua inglese rivolto ai giovanissimi.

Danzando con l'Ipod

La rivoluzione della musica digitale si chiaam Ipod. È l'erede dei vecchi walkman, ma senza la cassetta e con la possibilità di contenere un'infinità di canzoni, raggrupparli per gruppi, impostarne le compilation, diventa una sorta di personalissima radio privata. Tant'è che ne sarà agguerrito concorrente. Così alcuni gruppi musicali (vedi gli U2) ma poche major discografiche stanno tentando di venire a patti con l'innovazione che rappresenta l'Ipod. Meglio scaricare la musica da internet a basso costo che non vendere cd per lasciar spazio alla pirateria. "Il miglior player di musica digitale è diventato ancora migliore," ha affermato Steve Jobs, CEO di Apple. "L'iPod di quarta generazione è caratterizzato dalla ghiera cliccabile, che permette un eccellente controllo con una sola mano, da una durata della batteria di 12 ore, il tutto in un design ancora più piccolo che riesce a contenere fino a 10.000 canzoni nelle tue tasche." Il nuovo iPod è dotato di una maggiore durata della batteria, fino a 12 ore di ascolto continuo, contro le otto dei modelli precedenti. Tutti gli iPod si interfacciano in maniera trasparente con iTunes di Apple, fornendo agli amanti della musica il migliore jukebox digitale sia su un computer Mac o Windows. I nuovi iPod da 20GB e 40GB sono disponibili immediatamente al prezzo suggerito di soli 339 Euro per il modello da 20 gigabyte e di 449 Euro (ma non fate affidamento sulle indicazioni di prezzo, alqunato oscillante9 per il modello da 40 gigabyte. Entrambi i modelli includono gli auricolari, un cavo FireWire, un cavo USB, e un CD con la versione 4.6 di iTunes per computer Mac e Windows. Il modello da 40 gigabyte include anche un dock per iPod.

Windows Media Center

È il sistema realizzato da Microsoft, che fornisce il software, in collaborazione con una ventina di aziende che si sono occupate di studiare l'hardware compatibile. L'idea intorno alla quale tutto ruota è la possibilità di accedere a qualunque contenuto multimediale da un unico elettrodomestico. Questo già avviene con un comune pc, ma il Media Center ha dalla sua un'arma che potrebbe rivelarsi decisiva: l'integrazione con tv e telecomando. Un esempio pratico: collegando una tv a un computer già oggi è possibile registrare i propri programmi preferiti con una qualità nettamente superiore a quella delle videocassette. Ma l'operazione è complicata, richiede l'acquisto di cavi e schede, la scelta del software adatto e vari altri smanettamenti, cosicché la maggior parte delle persone non la prende neanche in considerazione. Windows Media Center, invece, dà tutto chiavi in mano, con un unico telecomando, con l'ulteriore possibilità di registrare il programma durante una telefonata e poi ti permette di vederlo quando finisce la chiamata. Media Center, quindi, non è tanto un computer integrato in un televisore, piuttosto una tv (una radio, un lettore multimediale, un decoder) resa intelligente dall'informatica e dalle reti. Attualmente, un Media Center di marca costa dai 1.400 euro in su.

Visione ad alta risoluzione

Schermi grandissimi eppure sempre meno ingombranti. Gli schermi ultrapiatti conquistano il mercato ed escono lentamente dalla nicchia nella quale avevano vissuto in questi anni. I monitor ultrapiatti rappresentano ormai il 10 per cento del mercato. È il prezzo la chiave attraverso la quale passa la progressiva affermazione degli schermi piatti. A partire dal quarto trimestre del 2003, infatti, le vendite sono cresciute notevolmente, in particolare quelle del formato 15 pollici che, non a caso, è quello che ha sperimentato la riduzione dei prezzi più sensibile e rappresenta ora due terzi del mercato. In meno di due anni, il prezzo medio degli Lcd di queste dimensioni si è dimezzato, ed è inferiore ai 500 euro. Nei prossimi mesi si conta di assistere a un processo analogo sui formati da 17 e da 20 pollici. Per i formati da 42 pollici in su, la tecnologia più usata è ancora quella al plasma, ma gli Lcd si fanno rapidamente strada. Si ritiene che il mercato degli schermi piatti possa trarre giovamento anche dalla progressiva digitalizzazione delle trasmissioni, che aumenterà l'esigenza di ricevitori in grado di valorizzare immagini di alta qualità.




Senza fili
Wi-fi, Irda, Bluetooth. Computer, telefonini, palmari, tastiere, cuffie diventano tutti rigorosamente privi di filo. I prezzi sono in calo e la facilità d'uso permettono ormai a chiunque di muoversi in libertà senza fili. Spendendo qualcosa di più del wireless si trovano i dispositivi Bluetooth, che possono funzionare anche a distanze superiori ai dieci metri. Il protocollo Bluetooth ha avuto un grandissimo impulso grazie alla telefonia mobile. Tutti i cellulari di ultima generazione adottano questa tecnologia, ideale per l'uso di auricolari e vivavoce. Il Bluetooth non va confuso con il Wi-Fi, un altro standard che trova la principale applicazione nell'accesso a internet senza fili. Ma l'applicazione più promettente è la creazione di reti cittadine, grazie alle quali sarà possibile navigare su internet anche al bar o sull'autobus. I principali provider hanno già inaugurato degli "hot spot" sperimentali che permettono un'accesso limitato alla rete in determinate zone, in particolare gli aeroporti.
Si punta ad aumentare ancora l'efficacia della copertura e la velocità di trasferimento. Lo standar Wi-Max, atteso per il 2005, promette di operare su un raggio di alcuni chilometri e, in prospettiva, potrebbe diventare un serio concorrente delle reti cellulari, Gsm e Umts.