Vacanze alternative? Beh, se proprio volete, mettiamola
pure così. Alla fine, unesperienza adrenalinica, qualcosa
ai limiti dellesoterico, di quella sottile e quasi impalpabile sostanza
di cui, a volte, sono fatti soltanto i sogni. Quella che vi raccontiamo,
invece, è realtà.
Tutto nasce in una tiepida serata primaverile quando, tra una pinta di
birra, qualche biscotto salato e un po di frutta, parliamo con un
vecchio amico, Guido Capraro. Si parla di una passione antica come la
musica, del rock duro dei Deep Purple e dei Motorhead, fino a quando,
inevitabilmente, la discussione cade sulla subacquea. Ma tu fai
listruttore?. Ebbene sì. Guido Capraro è un
istruttore tecnico.
Lo sappiamo bene perché lo abbiamo intervistato altre volte su
questo argomento.
Ma stavolta la nostra battuta, che non è proprio una battuta, trova
nellinterlocutore una spugna decisa a non mollare. Perché
non mettiamo su un team e organizziamo un tour dei relitti?.
Detto fatto. E così nasce il Dive: Tek Ultradive Team. Già
lindomani, ci ritroviamo con Guido Capraro e un cameraman messinese,
anchegli istruttore subacqueo, Salvatore Campolo, a pianificare
la nostra estate in immersione.
Cosa ci fanno un giornalista, un istruttore specializzato
in immersioni profonde e un cameraman sottacqua? Beh, la risposta
è scontata: un documentario.
Cioè, andiamo a visitare una serie di relitti e filmiamo la nostra
esperienza.
Ma non solo per rivederci qualche giorno prima di Natale, davanti a un
panettone stracarico di uvetta per ridere delle nostre... disavventure.
Lobiettivo è di rendere chiunque partecipe di questa esperienza,
far vedere che in Sicilia esiste un turismo alternativo, che
se non cè la barriera corallina e non ci sono molte strutture
adatte a facilitare ed incrementare il turismo subacqueo, è pur
possibile organizzarsi nel migliore dei modi.
Prima di tutto, sottolinea Guido Capraro, è fondamentale laddestramento.
Da qui ai prossimi mesi andremo ad affrontare immersioni non proprio facili.
In presenza di corrente, a profondità impegnative, andiamo dai
venti ai settanta metri di profondità. Dunque, anche le attrezzature
devono essere adatte allimpiego.
Ed è anche per questo motivo, e al fine di ottimizzare
il lavoro, che al team si aggiungono altri due sommozzatori, Stefano Altavilla
e Nunzio Giardinaro con il ruolo di Safety Team, cioè
di addetti alla sicurezza, perché a certe profondità anche
una minima distrazione può trasformarsi in un errore fatale.
Con noi, anche una biologa, Eliana Saglimbene. Qualche tuffo per affiatarci
e via. Lavventura comincia.
Si carica lauto nel buio della notte. Si va a fare colazione quando
gli altri escono dalle discoteche e si ritrovano per un cornetto prima
di andare a dormire.
Il nostro itinerario parte da Messina, dove, poco prima di Punta Faro,
a poche bracciate dalla riva, è adagiata in posizione di navigazione
una nave che alcuni subacquei chiamano Amerik, altri Solferino. A noi
piace lidea di chiamarla semplicemente U Vapuri, come
fanno i pescatori. È adagiata su un fondale che scende dai 33 ai
68 metri. È in posizione di navigazione e si presenta con la maestosa
prua come se nel suo sonno eterno stesse ancora sognando di navigare.
Intorno ai 50 metri è ben visibile ciò che
resta dellalloggio del comandante dove spicca la vasca da bagno.
Sulle murate danzano incessantemente, sospinte dalla corrente, meravigliose
gorgonie.
E sempre a Messina, diamo unocchiata al Rigoletto. Parte della nave
fuoriesce dallacqua ed è ben visibile dalla riva.
Ma è tempo di rimettersi in viaggio. Ci spostiamo più a
Sud, superiamo Siracusa per raggiungere Avola. Carichiamo loccorrente
sul gommone, e dopo circa venti minuti di navigazione giungiamo a destinazione.
Sotto di noi, adagiata su un fondale di 53 metri, giace la cossiddetta
Nave del Sale. In realtà il suo nome è Resental-Nevada.
Lunga 57 metri e larga 9, con una stazza lorda di 1.210 tonnellate, smise
di solcare i mari il 30 gennaio del 1979.
Su questo relitto una murena in fase di caccia sfida lobiettivo
della telecamera ingaggiando un duello con loperatore.
Facciamo base al porto di Riposto, a pochi chilometri da Catania, dove
alcuni amici ci accompagnano sullo Zatterone. Si tratta di un mezzo da
sbarco affondato in data non precisata. Appoggiato su un fondale lievemente
inclinato, presenta il suo punto di massima profondità, ovvero
la zona poppiera, intorno ai 53 metri.
L8 luglio del 1978, nel piccolo golfo del Firriato, a ridosso della
Tonnara di San Vito lo Capo, un violentoincendio provoca laffondamento
del Kent, un cargo cipriota proveniente da Siracusa. Andiamo a trovare
Stefano Baldi, che a San Vito Lo Capo lavora con il suo Diving e che farà
da cicerone alla nostra immersione. Il carico della nave era composto
da venti tonnellate di polietilene, 1.400 chili di sigarette, 32 tonnellate
di zampironi e centinaia di libri sacri del Corano. E proprio questi ultimi
regalano allimbarcazione il soprannome di Nave dei Corani.
Completata la visita al Kent, abbiamo lopportunità di spostarci
verso Palermo dove, a Scopello, ci tuffiamo sul relitto del Capua. Il
mercantile italiano affondato a causa di un incendio, nel periodo della
seconda guerra mondiale, si trova su un fondale sabbioso fra i 35 e i
40 metri. Trasportava un carico di armi destinato alle truppe italiane
a Tripoli.
Il tour, per il momento, si esaurisce qui. In punta di piedi, anzi in
punta di pinne, riprendiamo la rotta di casa. In silenzio. Per non disturbare
il sonno eterno di questi giganti del mare.
Dino Lodato
|