L'Annuario
Essere musulmana
in Occidente |
Ha 43 anni, è nata ad Acireale, in provincia di
Catania. Diciotto anni fa ha lasciato la Sicilia per andare a vivere a
Reggio Emilia dove lavora come insegnante. E in classe Carmela Tramontana
si presenta regolarmente con il velo. Lo fa nella scuola elementare Carlo
Collodi, nel cuore del quartiere cittadino a più alta densità
islamica, dove probabilmente vedere una insegnante con il velo per gli
alunni non deve essere poi così strano. In Emilia - ha raccontato
la protagonista di questa storia al giornale Ultime notizie Reggio
- cè una società più aperta a tutti e magari
altrove non sarebbe andata ugualmente bene. Eppure in Francia fioccano i primi provvedimenti severi
contro le ragazze che non si sono piegate ai divieti. In una scuola media
di Mulhouse, in Alsazia, due ragazzine di dodici anni che hanno rifiutato
di recarsi in classe senza il foulard islamico, sono state espulse. Sono
le prime a fare le spese della legge sulla laicità nelle scuole
voluta da Jacques Chirac ed entrata in vigore con il nuovo anno scolastico.
Il Ministero dellEducazione francese ha dato mandato a presidi e
insegnanti di dialogare con i ragazzi ed evitare repressioni brutali e
i risultati sono stati confortanti: se lo scorso anno, senza nessun divieto,
erano stati registrati un migliaio di casi difficili, questanno
si è scesi a 72. Ed è per le situazioni ostinate che scattano
i discussi provvedimenti.
Ci sono valutazioni preconcette, che rischiano di dare
del mondo musulmano unimmagine distorta. La donna afghana
velata - dichiara il ministro - è lemblema dellaraba
per eccellenza, violata nella sua dignità da una tradizione religiosa
e culturale che non le permette di affermare la propria identità.
Ma considerare la condizione afghana come quella di tutte le donne islamiche
sarebbe fuorviante e antistorico. È vero - dice ancora
Stefania Prestigiacomo - che in molti paesi arabi la donna si trova ancora
diversi passi dietro luomo, ma non soltanto nei paesi islamici i
diritti femminili vengono quotidinamente violati. Questo però non
deve farci dimenticare che in altri luoghi - lArabia saudita ne
è lesempio - la donna, pur nel rispetto dei valori dettati
dalla religione, si sta ritagliando un ruolo da protagonista. Un processo
lento, difficile e tuttavia inesorabile. Una battaglia complessa quella
avviata allinterno del proprio paese dorigine da tante donne,
e cito solo un esempio per tutti, Srin Ebadi, liraniana premio Nobel
per la pace, contro una mentalità spesso impermeabile ai cambiamenti
ed alle sollecitazioni di un mondo che cambia repentinamente. |
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LA DONNA NEL CORANO | |||||||||||||
Nel Corano, testo sacro della religione islamica, molteplici sono i riferimenti nei confronti della donna nei suoi aspetti spirituali, in quelli sociali e in quelli economici; secondo linterpretazione che viene data da alcuni studiosi del testo sacro del Corano, la donna è considerata pari alluomo, gode di molteplici diritti, deve essere rispettata ed amata. In una sorta di concezione stilnovistica è lancella - tramite, attraverso la quale è possibile elevarsi a Dio. Chiunque - sia esso maschio o femmina - faccia delle opere buone, ed abbia fede, in verità a costui Noi daremo una nuova vita che sia buona e pura, ed elargiremo a tali individui la loro ricompensa in base alle loro azioni. (Corano 16:97, vedere anche 4:124). Il Corano indica chiaramente che il matrimonio è condivisione tra le due metà della società, e che i suoi obiettivi, oltre al perpetuarsi della vita umana, sono il benessere emotivo e larmonia spirituale. Le sue basi sono lamore e la misericordia. E tra i Suoi segni vi è questo: Che Egli creò compagne per voi da tra di voi in cui possiate trovare riposo, pace mentale in esse, ed Egli ordinò tra voi amore e misericordia. Ecco, qui vi sono invero segni per le persone che riflettono. (Corano 30:21). | |||||||||||||
DIRITTI DELLE DONNE ISLAMICHE | |||||||||||||
Il tema dei diritti delle donne nellIslam è al centro di accesi dibattiti e di giudizi estremamente contrastanti. Da un lato, molti osservatori sostengono che non è facile parlare di diritti delle donne islamiche dal momento che la maggior parte di esse sono private delle più elementari norme civili: Dalla minore libertà di spostamento alla minore libertà despressione, di parola, di saluto; minore possibilità di avanzare negli studi o nella carriera e di rivestire cariche o ruoli di responsabilità in ambito civile o religioso; quasi nessuna possibilità di partecipare alla vita politica o di venire eletta; scarsa possibilità di decidere il proprio destino o quello dei propri figli; sottomissione alluomo, da cui può venire ripudiata (e non viceversa); convivenza con altre mogli scelte dalluomo; obbligo, in molti paesi, di coprire il proprio corpo e spesso anche il viso; imposizione, in molti paesi, dellinfibulazione e dellescissione; frequenti gravidanze non scelte liberamente, ma imposte dal marito. La condizione della donna nellIslam varia molto da nazione a nazione. In quegli Stati ove le leggi del Corano sono applicate più rigidamente, le donne vivono in minori condizioni di libertà rispetto alluomo, e spesso sono poste su un gradino inferiore. Esse però non sempre avvertono come ingiustizia la diversità della loro condizione, ricevuta come abitudine culturale. Ma anche se lavvertissero come ingiustizia, non sempre sono in grado con le proprie forze di modificare la propria situazione. Dallaltro, la cultura islamica sostiene che le donne accedono a specifici diritti sociali: La donna, come luomo, è una entità indipendente e quindi un soggetto umano pienamente responsabile delle sue scelte e delle sue azioni. Inoltre i doveri previsti dalla Sharia, la legge islamica, sono gli stessi tra gli uomini e le donne. Inoltre, la donna costituisce persona giuridica a sé, a prescindere dal marito, dal padre o da qualsiasi parente maschio tantè vero che può scegliere di diventare musulmana a prescindere dalla fede dei suoi parenti più prossimi. Ma ha anche la possibilità di scegliere autonomamente se accettare un matrimonio o meno, e se non vi è lassenso della donna il matrimonio non può essere considerato valido. La donna ha diritto ad una sua proprietà privata, che non è tenuta a condividere con nessuno. La dote che luomo versa alla donna viene a far parte proprio di questa sua proprietà, va investita nei suoi bisogni personali e non va investita nelle esigenze della famiglia, che devono essere sostenute dalluomo, ma alle quali la donna può decidere spontaneamente, e in accordo con il marito, di parteciparvi anche con una sua attività lavorativa fuori dalle mura domestiche. |