ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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BELLI

a tutti i costi
di Agata Patrizia Saccone
La psicologa, Roberta Moro (foto Studio Hauf).

“Cosa vorresti fare da grande? La velina!!!”
Questo è il sogno nel cassetto della maggior parte delle ragazzine che incontri in città impegnate a fare shopping o più semplicemente ad ammirare vetrine coloratissime rigorosamente trendy.
Solo effimero. Questo è il loro motto, una realtà basata sul culto del bello e dell’apparire. Borse, cinture, stivali, accessori vari: tutto purchè rigorosamente griffato e all’ultima moda. Guai se qualcuna di loro esce fuori dagli schemi prefissati dal gruppo, sono loro a decidere qual è la tendenza dell’anno, hanno in mano il potere di far decollare o meno una griffe.
Ma dove son finite le ragazze di una volta, dal viso acqua e sapone, che mostrano la loro verde età e magari hanno una gran voglia di volersi affermare in una professione che presuppone anni di studi e di sacrifici e per la quale la donna, in passato, si è battuta per reclamarne e conquistarne il pieno e giusto diritto?
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Roberta Moro, psicologa.
- La moda intesa come modo di esprimere il proprio io…
“In realtà con la moda non si esprime il proprio “io” ma semplicemente un bisogno, un desiderio di emulare lo schema del bello imposto oggi dai mass media, quindi non un bello interiore ma un bello in termini di apparenza. Questa condizione comandata dalla società mette ancora più in risalto e in conflitto la differenza tra l’essere e l’apparire...”

Una creazione della stilista Daniela Ardito

- È un modo di volersi manifestare o nascondere?
“Con la moda ci si manifesta e ci si nasconde. Un tempo l’abito costituiva l’elemento per coprire il proprio corpo, oggi è un’arma da strumentalizzare a proprio piacimento. Quindi “sapersi vestire”diventa un’abilità. È assolutamente una scelta strategica. A tal proposito tengo a sottolineare la differenza che passa tra abilità e capacità. Quest’ultima, infatti, è una dote innata che non tutti gli individui posseggono; l’abilità, invece, è qualcosa che si acquisisce nel tempo e non è detto che sempre ci si riesca”.
- Bello a tutti i costi perché?
“Bello a tutti i costi perché siamo vittime di una società materialista. Ci si comporta sempre come di fronte ad un “io virtuale”. Siamo perennemente guardati, valutati e come se fossimo continuamente sottoposti ad un esame. Siamo protagonisti e di conseguenza ci comportiamo. Il narcisismo rischia così di diventare un elemento frustrante di coloro che intendono raggiungere un ideale inarrivabile allontanadosi sempre più dall’io reale”.
- Quanto è importante l’aspetto per imporsi nel mondo del lavoro?
“Apparire è fondamentale. Viviamo nell’era dell’immagine e della comunicazione e sono pochi i fortunati che riescono ad apparire senza recitare ma mostrando realmente se stessi. Chiaramente, in tal senso, un ruolo fondamentale lo esercita la professione svolta poiché il più delle volte è proprio quest’ultima che ci costringe a seguire degli schemi talmente rigidi da farti dimenticare quali sono realmente i tuoi gusti nel vestire e nel proporti. E come se ci si trovasse dinnazi ad un palcoscenico di un teatro dove ogni attore recita la propria parte; un giorno vai in tribunale e osservi gli avvocati tutti vestiti allo stesso modo persino con la stessa griffe; ho fatto l’esempio degli avvocati ma tante altre professioni pongono la stessa condizione. Forse i più fortunati sono gli artisti, poiché la loro creatività permette loro di uscire fuori dalle righe”.
- E chi si occupa di moda, come me?
“È la categoria di coloro che hanno un vero alibi! Propongo moda quindi non posso permettermi una mise inadatta anzi, devo a tutti i costi apparire quanto più griffata è possibile”.

- Perché oggi si tende ad esasperare il concetto di essere sempre protagonisti?
“Perché è un ruolo che la vita stessa ti impone. È un continuo conflitto tra il manifestarsi e il nascondersi. Questa condizione pone l’individuo dinnanzi ad un’imposizione psicologica che gli arreca un forte stato di malessere. La salute psichica è un qualcosa che dipende dalla capacità di accorciare la distanza tra l’io reale e l’io ideale, è perfettamente inutile inseguire un ideale irraggiungibile meglio puntare sul concreto”.
- La moda è causa di divisione di classe?
“No, perché oggi la moda è di tutti e per tutte le classi; anzi direi che è divenuto un fenomeno che permette di amalgamarci grazie alle svariate possibilità che essa ci propone. Un tempo erano solo i ceti più abbienti a potersi permettere certi lussi: scarpe all’ultima moda, gioielli preziosi, abiti rigorosamente d’alta sartoria. Oggi grazie all’avvento dell’industrializzazione il mercato offre una vasta scelta. C’è una grande tendenza all’imitazione delle grandi marche. Ad esempio se una maison di moda propone una collezione caratterizzata da pizzi e swarosky magari si pensa che è bella, ma chi può permettersela!? Ed ecco che, come per magia, anche l’impossibile diventa possibilissimo. Infatti, parecchie industrie del settore, traendo spunto dalle grandi case di moda, concentrano oggi la loro attività alla produzione di modelli da destinare ad un mercato di massa e ovviamente a prezzi alla portata di tutti ed ecco che il gioco è fatto. Trovi mercatini invasi da perfette imitazioni o peggio ancora negozi che ti vendono un capo per esclusivo e poi te lo ritrovi nelle varie bancarelle”.
E un esempio tipico del “vorrei ma non posso” è una bancarella qualsiasi del mercato di Catania, dove si trovano le perfette imitazioni di griffes prestigiose come Luis Voitton, Gucci, Prada etc. a prezzi veramente stracciati e dove giornalmente scopri una miriade di gente fare acquisti… all’ultima griffe!


Nelle foto: momenti del defilé "Catania... è Moda" organizzato dalla Production Moda e Spettacoli in piazza Stesicoro nell'ottobre scorso (foto G. Giliotta).