ventitreesima edizione

2) L'Annuario

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Lo sviluppo passa dal porto

 

pagine a cura di Salvo Vecchio e Graziella Ambrogio

(in collaborazione con l'Ufficio P.R. editoriale)

Il sindaco Giambattista Bufardeci

Siracusa adesso guarda con crescente fiducia al suo porto, che nei progetti della giunta comunale e del sindaco Giambattista Bufardeci è destinato a diventare uno dei volani del rilancio economico della città. E non stiamo parlando di una semplice possibilità campata in aria, del desiderio di amministratori pubblici che accarezzano un sogno tutto da realizzare; stiamo parlando di un progetto concreto, che prevede persino due banchine per le navi da crociera e che aspetta solo le necessarie autorizzazioni per potere diventare operativo.
La formula magica è la seguente: Piano regolatore del porto. A Siracusa mancava dal 1919, cioè da ben 84 anni, e adesso, dopo il voto favorevole del Consiglio comunale, è uno degli strumenti in mano alla città per la piena affermazione nel settore turistico e per completare quel nuovo modello di sviluppo al quale lavora la giunta comunale in carica sin dal suo insediamento. Se potesse scegliere, a Bufardeci piacerebbe essere ricordato come il sindaco che più dei suoi predecessori si è impegnato per dare a Siracusa e al suo hinterland un chiaro indirizzo verso lo sfruttamento a fini turistici delle immense risorse di cui dispone questa terra in termini di patrimonio archeologico, artistico, monumentale, ambientale. Il mare ed il porto sono elementi strategici, ma per troppo tempo sono stati sacrificati nel nome della “monocultura industriale”, del petrolio e della chimica.

La Fonte Aretusa

“Facciamo attenzione - chiarisce subito Bufardeci - non voglio dire che la zona industriale deve essere gradualmente smantellata e che le aziende petrolchimiche devono lasciare la provincia di Siracusa. Ancora oggi il settore ha un ruolo importante per l’economia della nostra provincia, non foss’altro per le migliaia di famiglie le cui entrate dipendono dalla zona industriale. Piuttosto, ormai da tanti anni c’è la consapevolezza, condivisa anche dai rappresentanti degli industriali, che il settore petrolchimico ha smesso di essere la locomotiva economica di questa terra. Nel 1999, quando abbiamo chiesto la fiducia degli elettori, lo abbiamo fatto assicurando che avremmo lavorato per offrire nuove prospettive di crescita e di occupazione. Il mare ed il porto rientravano perfettamente in questo quadro complessivo, ora ce ne stiamo riappropriando per trasformarli in risorsa”.

Una magnifica veduta di piazza Duomo

A Siracusa c’è persino un assessorato alla Risorsa Mare, ma il Piano regolatore del porto, già presentato con successo all’ultimo Salone nautico di Genova, è frutto della collaborazione tra l’assessorato all’Urbanistica e la Capitaneria. Il suo progetto, infatti, è stato redatto nell’ambito del nuovo Piano regolatore generale (che prevede anche il Piano particolareggiato di Ortigia, il centro storico della città), già pronto per essere discusso in Consiglio comunale.
Il nuovo porto di Siracusa avrà un’estensione ben più grande di quella attuale, tanto da prevedere una nuova passeggiata a mare esattamente sul fronte opposto all’attuale passeggiata della Marina, al Foro Italico. I bacini veri e propri, però, si svilupperanno tra l’isola di Ortigia e la zona umbertina, lungo le attuali banchine, per un totale di oltre 900 posti barca in mare, più 240 in deposito a terra. I due attracchi per le navi da crociera saranno realizzati al molo Sant’Antonio, che solo da poco tempo è tornato perfettamente fruibile, da quando cioè sono stati abbattuti gli enormi silos granari che per trent’anni lo hanno reso pressoché inutilizzabile e hanno deturpato la vista.

Il porto

“Non ho avuto un solo attimo di tentennamento: scaduta la concessione trentennale, ho chiesto alla Capitaneria di non rinnovarla più e così è partita la demolizione - aggiunge il Sindaco -. Sarebbe stato un impedimento al progetto portuale, un handicap notevole per una città di mare che sta giocando gran parte del suo futuro sul tavolo della scommessa turistica. Le navi da crociera oggi possono solo gettare l’ancora in rada e poi affidarsi ai battelli per trasferire i passeggeri a terra. Chiaro che fino ad oggi Siracusa sia stata una meta poco appetibile per i croceristi”.
Oltre 2.000 metri di banchine, più di 1.500 metri di pontili galleggianti, 381 posti auto: sono questi i numeri del futuro porto di Siracusa. La zona più grande sarà quella riservata ai diportisti, dove saranno ottenuti 528 posti barca in mare; inoltre, alla banchina dell’attuale Marina potranno attraccare 76 grossi yacht. Infine, sono 328 i posti in mare riservati ai pescherecci, un numero più alto dell’attuale consistenza della flotta siracusana, che finalmente potrà disporre di un porto rifugio contro le mareggiate. Il tutto condito da servizi specifici, cantieri navali e spazio per i calafatari.

Il Sepolcro di S. Lucia

“Anche questa scelta ha un suo senso - spiega Bufardeci - perché noi vogliamo stimolare il settore della pesca verso la crescita. Più in generale, la nostra idea di porto è strettamente legata allo sviluppo turistico della città, che così si apre al settore dei diportisti e dei croceristi, ancora oggi marginale nel computo totale dei visitatori. Ma questo è solo un aspetto. Il mare per noi è anche cultura, ed ecco che comincia a prendere forma l’idea di un museo che non sia solo luogo di esposizione di reperti provenienti da fondali, ma che ricordi a tutti che Siracusa è una città costiera, caratteristica questa determinante per lo sviluppo della nostra vicenda storica e la nostra crescita economica e sociale. Soprattutto - aggiunge Bufardeci - il mare è patrimonio ambientale e per tale ragione Siracusa ospiterà la quarta, per grandezza, riserva marina protetta d’Italia”.
L’area marina protetta del Plemmirio (il nome risale ad insediamento umano dell’Età del bronzo) è ormai a portata di mano. Manca solo il decreto finale del ministero dell’Ambiente, che ha già dato il parere favorevole ai progetti, ed è un obiettivo perseguito con convinzione dalla giunta Bufardeci e dalla Provincia regionale. Così il ventaglio dell’offerta turistica si ampia, si integra e si estende a fette sempre più vaste di territorio, cercando di modificare l’immagine di una città che vive solo del suo patrimonio archeologico e di Ortigia.
“La nostra costa è invidiabile - dice ancora il sindaco Bufardeci - sia per il mare pulito che dal punto di vista paesaggistico. Certo, Ortigia rimane e rimarrà il principale motivo di richiamo dei visitatori, il cui numero di presenze è per noi più che lusinghiero anche rapportato ai dati complessivi della Sicilia. Ci incoraggia l’attenzione che il mondo dell’informazione rivolge al nostro centro storico (in misura decisamente superiore rispetto al passato) che da solo riesce a dare la dimensione plurimillenaria della nostra storia”.
Che Ortigia sia una risorsa lo hanno capito i privati, che continuano ad investirvi: aprono locali, ritrovi e persino alberghi elegantissimi, come il Miramare e l’Hotel des Etrangers, tornati ad animarsi dopo essere rimasti chiusi per decenni. Lo hanno capito gli operatori culturali, che la ravvivano con iniziative di sempre maggiore successo e affidate ad artisti di grande fama. E, ovviamente, lo hanno capito anche gli amministratori comunali che dalla scorsa estate battono con convinzione la strada della chiusura alle auto del centro storico. Per ora il divieto scatta alle 19, ma nei progetti del sindaco, che diventeranno presto operativi, c’è la determinazione di pedonalizzare per tutte le ventiquattr’ore la parte monumentale dell’isola e di proibire alle macchine la parte commerciale solo di sera.
“Far diventare il centro storico una zona a traffico limitato è una sorta di rivoluzione per la città - spiega Titti Bufardeci - e, come tutti i cambiamenti radicali, ha bisogno di essere compresa ed accettata. Ma è una scelta dalla quale non si torna indietro. La sperimentazione avviata la scorsa estate ci ha fornito una serie di indicazioni utili per il futuro. Disponiamo di un numero sufficiente di parcheggi dentro e fuori Ortigia, ma dobbiamo evitare che siano troppo onerosi; dobbiamo rendere più razionali i trasporti per non penalizzare chi vive e lavora in Ortigia. Tuttavia, non vorrei dare l’impressione - conclude Bufardeci - che l’amministrazione comunale lavori solo in funzione del turismo e del centro storico. Mi piacerebbe dire cosa facciamo per le periferie, parlare dei tanti milioni di euro spesi per opere pubbliche, per assicurare una crescita armonica alle nuove zone di espansione edilizia. Vorrei, per esempio, riferire cosa facciamo per l’edilizia scolastica, settore in cui stiamo spendendo più di ogni altra amministrazione precedente alla mia. Ci sarebbe tanto da dire, ma apriremmo un nuovo, lungo capitolo”.

<<L'UOMO DEL PONTE >>

 

Il nuovo ponte di Siracusa, che collegherà il centro storico alla terraferma, al momento in cui scriviamo, è vicinissimo all’inaugurazione e sta per essere consegnato ufficialmente alla città. Per il sindaco di Siracusa, Giambattista Bufardeci, che lo ha voluto con convinzione, affrontando una decisa opposizione, è la soluzione del problema che riguarda la realizzazione di collegamento con Ortigia capace di resistere alle più alte sollecitazioni sismiche. “È un’opera di protezione civile non più rinviabile - ripete in continuazione il sindaco Bufardeci - una infrastruttura importantissima che, oltre a garantire una migliore fluidità del traffico cittadino, assicurerà alla città una affidabile via di fuga in una terra ad alto rischio sismico e non avrà impatto ambientale”.
L’ultima novità è che il ponte sarà intitolato, con tutta probabilità, a Santa Lucia. La proposta è dello stesso sindaco Bufardeci ed è stata presentata ad una riunione di tutti i principali rappresentati istituzionali della città, che stanno contribuendo ad organizzare l’Anno Luciano, per ricordare i 17 secoli del martirio della patrona di Siracusa. Un’idea che ha trovato il gradimento di tutti, compreso l’arcivescovo Giuseppe Costanzo. “Mi è sembrato - ha spiegato il sindaco Bufardeci - un giusto atto di devozione verso Santa Lucia, in questo anno così importante per tutti i siracusani che hanno un rapporto davvero speciale con la loro patrona”. Della realizzazione del terzo ponte, in aggiunta a quello su corso Umberto I ed a quello dei calafatari, si è discusso per trent’anni, senza mai che fosse stata presa una decisione. Solo la giunta Bufardeci è andata fino in fondo e alla fine il collegamento è stato realizzato, superando ataviche perplessità e contrapposizioni. L’infrastruttura è sorta sulla Darsena, cioè sulla sponda opposta a quella del brutto ponte dei Calafatari realizzato, invece, negli anni Sessanta e che come via di fuga è insufficiente perché si innesta nella rete viaria cittadina con una strozzatura. D’altro canto, la giunta Bufardeci si è trovata sin da subito a fronteggiare un’emergenza di notevole entità che aveva a che fare col ponte umbertino. Subito dopo l’insediamento, infatti, si palesò in maniera inequivocabile l’inagibilità di questa importantissima infrastruttura. Venne a mancare il “tràit d’union” per eccellenza tra la città e l’isolotto di Ortigia, quest’ultimo, insieme, baricentro del turismo in forte espansione, espressione importante della vita commerciale, artigianale e, non ultima, sociale del capoluogo aretuseo. La scelta, dunque, è stata obbligata. L’amministrazione si è dovuta muovere su due fronti: da un lato, il restauro dello storico ponte; dall’altro, la realizzazione di una valida alternativa per risolvere definitivamente il problema. E bisogna dire che il sindaco Bufardeci, nel complesso salvataggio dell’Umbertino, si è mosso a tempo di record, tanto da essere stato ribattezzato, all’epoca, “l’uomo del ponte”, parafrasando una popolare pubblicità.
Il progetto del Terzo Ponte è stato curato da Antonino Bevilacqua, del Politecnico di Torino; è costato 3 milioni e 100 mila euro; è stato realizzato in acciaio e calcestruzzo armato ed è stato finanziato interamente con i fondi della legge sul terremoto del 1990. Una data indimenticabile per i siracusani, la cui vita fu sconvolta da un terribile sisma proprio nel giorno dedicato ai festeggiamenti della santa patrona, il 13 dicembre. Una ragione in più per dedicare a Santa Lucia un ponte che, assicurano gli specialisti, si prefigura come un modello di affidabilità e sicurezza.